venerdì 8 gennaio 2010

Vallanzasca, grazia per il bandito onesto


Al Presidente della Repubblica Italiana onorevole Giorgio Napolitano.
Signor Presidente, mi permetto di rivolgermi a Lei con questa lettera aperta per chiederLe di vagliare la possibilità di concedere la grazia al cittadino italiano Renato Vallanzasca, nato a Milano il 4/5/1950, attualmente detenuto nel carcere di Opera. Il Vallanzasca è stato condannato a due ergastoli e ad altri 90 anni di reclusione per una serie di furti, di rapine, di sequestri di persona e anche di omicidi di agenti di polizia consumati però sempre a viso aperto in scontri a fuoco, potendo egli stesso essere ucciso, e non in vili agguati sotto casa mandando magari altri a fare il lavoro sporco e pericoloso.
Il Vallanzasca non solo ha sempre lealmente ammesso le proprie colpe, ma si è anche addossato in più occasioni (rapine di Milano 2, di Pantigliate, di Seggiano, di viale Corsica) le responsabilità di delitti per i quali erano stati incriminati degli innocenti, dando così un suo contributo, non marginale, alla giustizia.
Del pari non ha mai ceduto al malvezzo, oggi così diffuso anche fra autorevoli e autorevolissimi rappresentanti delle istituzioni, di accusare polizia e Magistratura di "complotto", non si è messo, com'è diventata anch'essa deplorevole abitudine, a cercare prove contro i suoi giudici, non ha mai lamentato torture psicologiche e fisiche per il solo fatto di essere in carcere, né si è messo a fare il pianto greco alla scoperta che una cella non è un salotto. Si è insomma sempre comportato con dignità, dando a vedere di essere consapevole che aveva un conto da pagare alla giustizia e alla collettività (continua)

Giustizia&Impunità | Massimo Fini (Da Il Fatto Quotidiano del 31 dicembre 2009)


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