venerdì 8 gennaio 2010

Benvenuto figlio unico!


Ormai è di moda salutare i figli appena nati addobbando la casa, all'esterno, con striscioni, manifesti, nastri azzurri o rosa - dipende dal genere del neonato. E a volte con ornamenti più impegnativi. Intrecciando le piante davanti all'abitazione con fili di luce intermittente. O con altre decorazioni, che manco a Natale ...
"Benvenuto Pietro" (oppure Agata, Dario, Samuele, Greta, Mattia, Sofia, Francesco). Così che tutti sappiano. Che è arrivato il figlio/la figlia tanto atteso/attesa. Dai genitori, dai nonni, dagli zii. Non è il "figliol prodigo", che torna dopo aver dissipato tutto. Accolto con gioia dal padre "misericordioso", che per festeggiarlo fa uccidere il vitello grasso. No, gli annunci e i festoni non salutano il ritorno, ma l'arrivo di "un" figlio. Forse il primo. Forse l'unico. E i genitori, per questo, ci tengono ad annunciarlo al mondo.
Almeno: alle persone e alle famiglie che abitano intorno a loro. E che, nella gran parte, non conoscono. Perché i nuovi quartieri sono affollati da estranei. Così capita sempre più spesso di imbattersi in una bifamiliare imbandierata che celebra l'arrivo di Tito, Giorgia, Marco, Camilla, Matteo. Figli primogeniti e unici di genitori entusiasti di comunicare a tutti - persone note e sconosciute - la loro gioia. Perché il loro Signore: è nato. Difficile immaginare un atteggiamento simile a casa dei miei nonni quando "arrivarono" i miei genitori. Negli anni Venti del secolo scorso. Mia madre: settima di nove figli. Mio padre: sesto di otto (continua)

Ilvo Diamanti (La Repubblica - 30 dicembre 2009)


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