martedì 19 gennaio 2010

La classifica della felicità Un'idea della "scienza triste"


Il Pil nulla ci dice di come effettivamente viva la gente. Per capirlo serve di più: un mix di economia, sondaggi e altri dati per misurare la gioia e il benessere.

Sei felice? Domanda impegnativa, a cui, probabilmente, verrebbe da rispondere "sì" solo un paio di volte nella vita, in momenti di particolare esaltazione. Eppure, è su domande come questa che la "scienza triste", come gli anglosassoni chiamano l'economia, lavora per uscire dalla prigione che lei stessa si è creata: la prigione del Pil. Dagli anni '30 del secolo scorso, i numeri del prodotto interno lordo sono diventati l'indicatore principe, a volte esclusivo, dello stato di un paese e del benessere dei suoi abitanti. Sommando la quantità e il valore dei beni e dei servizi prodotti in un paese (o, viceversa, i redditi dei suoi abitanti), il Pil è, in effetti, un efficiente termometro dello stato di un'economia. Un solo, magico, numero, che riassume milioni di numeri e che consente di fare paragoni e confronti fra diversi paesi e diversi periodi, di misurare ritmo e entità dello sviluppo. Il problema è che il prodotto interno lordo nulla ci dice di come effettivamente viva la gente, per non dire della sua felicità (continua)

MAURIZIO RICCI (La Repubblica 14 gennaio 2010)

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