I giorni son sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perché hai tardato tanto?
Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l’ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perché hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senz’essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.
Nazim Hikmet
1 commento:
l'attesa...
aspettare con la tavola apparecchiata mi sembra più sopportabile... che aspettare una telefonata, nel silenzio della casa con i fuochi spenti in cucina.
giuliana
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