I cinque elicotteri bielica sorvolavano la giungla del Guayate, accompagnati da una musica a tutto volume. Non era la Cavalcata delle Valchirie, ma “Tu amica tivù”, sigla del videoimpero del cavalier Banana. Per questa spettacolare incursione il cavaliere si era ispirato a un noto film, ma aveva scelto un brano adatto ai suoi uomini. I quali erano trentasei, tutti rasati a zero in camicia e bermuda bianchi, alcuni armati di telecamere, altri di mitra e fucili, altri ancora di champagne e astici surgelati, perché il cavalier Banana non rinunciava alla merenda neanche nelle situazioni più disagevoli. E disagevole, nonché inospitale e misteriosa appariva la giungla sotto di loro, un immenso oceano clorofilliano ancora non ferito da disboscamenti e rasoiate autostradali. Molti anni prima una multinazionale aveva provato a attraversare il Guayate, costruendo una strada da Guayamàn a Guayalàs, ma liane, mangrovie e altri serpenti vegetali avevano ingoiato in pochi giorni asfalto, ruspe, e anche qualche capomastro e ingegnere, di cui furono ritrovati solo i vestiti, impiastrati di bava verde. Così diceva la leggenda. In verità, la giungla del Guayate era (continua)
Stefano Benni
Stefano Benni
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