Ai primi del Novecento un giovane pittore di nome Adolf Hitler, si accorse che la dittatura comunista stava cingendo d'assedio la Germania e il mondo. Dopo essere stato perseguitato dalla magistratura e incarcerato, scrisse un veemente saggio sulla superiorità della razza nordica, che lo rese assai popolare. Egli si recò con una piccola scorta militare in Polonia, per promozionare le sue idee. Subito l'Europa filocomunista e parcondicionista gridò all'invasione e lo attaccò. Hitler si difese eroicamente. Per evitare danni ai civili, evacuò alcune città e sistemò gli abitanti in centri di accoglienza quali Auschwitz e Buchenwald. Purtroppo il grande numero di persone causò disagi e carenze nell'accoglienza. La storiografia marxista, con la consueta enfasi settaria, bollò l'accaduto col termine "Olocausto" (continua)
Stefano Benni (La Repubblica del 31 dicembre 2000)
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