A differenza di altri io ho avuto sempre una certa simpatia e anche stima per l’onorevole Giulio Andreotti.
Ho incontrato il 'divo Giulio' solo in due occasioni. Nel 1980 lavoravo per Il Settimanale e
mi ero messo in testa di fare un’inchiesta sui danni che aveva
provocato all’Italia l’aver fissato la capitale a Roma e avanzavo la
proposta protoleghista di spostarla altrove («Via da Roma la capitale», Il Settimanale, 4/11/1980).
Fra i personaggi da sentire mi sembrava indispensabile Giulio
Andreotti, politico già allora di lunghissimo corso e oltretutto romano
doc. Ma disperavo di arrivarci, Il Settimanale era
un piccolo giornale. Telefonai alla segretaria, la mitica Enea, che mi
chiese il tema dell’intervista, il tempo che mi occorreva e quello che
avevo per andare in pagina. Le spiegai il tutto. Mi rispose che mi
avrebbe fatto sapere entro una mezz’ora. E infatti dopo mezz’ora mi
chiamò dicendomi che l’onorevole Andreotti mi avrebbe ricevuto per
quaranta minuti in un centro diocesano di Metanopoli vicino
all’aeroporto di Linate perché subito dopo sarebbe dovuto ripartire per
Roma. La cosa mi stupì: era un modo di fare alla tedesca, non
all’italiana (continua)
Massimo Fini (massimofini.it - 7 maggio 2013)
Nessun commento:
Posta un commento