Valentino Rossi, non nasce solo dal puro talento o dall’escalation tecnica, ma dall’ordine cosmico dell’universo, essendo egli la moderna mutazione genetica del turbocinno da bar.
Tanti anni fa chiamavasi turbocinno da bar, nei paesi e nelle periferie, un ragazzo dai sei ai sedici anni, di poco peso e molti brufoli, con le seguenti caratteristiche:
a. tendenza a passare su un motorino il novanta per cento del suo tempo.
b. tendenza a pistolare, ovverossia truccare, ovverossia maggiorare le prestazioni di detto motorino, con ogni mezzo illegale, impensabile, inesplorato, inconcepibile alle leggi della cinetica e della fisica.
c. tendenza a passare col cosidetto motorino avanti, indietro e a volte dentro al bar, nel modo più veloce, rumoroso e fastidioso possibile, possibilmente nelle ore notturne o di siesta.
Cosa portava il turbocinno alla sua vocazione di rompiballe, ai suoi micidiali arabeschi di sgasate e sgommate? Un insieme ribaldo di asinaggine infantile, esibizionismo, solitudine, libertà. Ma soprattutto il triste presentimento che ben presto il suo mondo nomade sarebbe diventato ingorgo, isteria, massacri autostradali, spot patinati e guerre petrolifere. Ricordo qui cinque famosi turbocinni del passato, giurando che il racconto è per metà veritiero (continua)
Stefano Benni (dicembre 2003)
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