Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi: non si corre il rischio di una lettura forzata della società italiana coniugando politica, economia e criminalità come fossero un unicum inscindibile?
Capisco l'obiezione. Questo è un punto cruciale. Come cercherò di spiegare - prima in generale in questa parte e poi con esemplificazioni concrete nelle parti dedicate ai temi specifici della corruzione, delle stragi e della mafia -la mia ipotesi è che la criminalità del potere in Italia non sia la mera sommatoria aritmetica di migliaia di condotte criminali di singoli potenti: un archivio di cadute individuali. E piuttosto il ritratto di Dorian Gray di una componente significativa della nostra classe dirigente. La cartina di tornasole della sua segreta identità e, quindi, del reale modo di essere della democrazia e dello Stato. Dietro il salotto buono dove vengono messi in bella mostra il decoro e le glorie di famiglia, la casa comune nasconde anche la stanza di Barbablù, piena di scheletri e imbrattata di sangue.
Per questo motivo, come ho già accennato, la storia della mafia - così come quella della corruzione e delle stragi - è una parte della storia del potere reale nel nostro Paese.
Si può dire che la vera storia della mafia è ancora da scoprire?
Saverio Lodato - Roberto Scarpinato ("Il ritorno del principe" - 2008 - Chiarelettere)
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