Massimo D’Alema ha molti difetti, ma non la
mancanza di franchezza. Trattandosi del principale azionista politico
del Pd e della segreteria Bersani, le sue parole vanno prese
estremamente sul serio. L’altro ieri, presentando a Torino il suo ultimo
libro dal titolo spericolato Controcorrente, ha preannunciato
le linee guida della prossima “riforma della giustizia” (anzi dei pm, in
perfetta continuità col berlusconismo). Non una parola sulla durata di
processi e prescrizioni, sulla necessità di ripristinare il falso in
bilancio (tipo Mps), mandare in galera gli evasori, punire i rapporti
dolosi con la mafia, l’autoriciclaggio e la corruzione sbaraccando la
legge-fuffa Severino.Ben altre sono le priorità dalemiane:
eliminare “la confusione tra indipendenza della magistratura e difese
corporative” che consente “a ogni sostituto procuratore di fare quel che
vuole: questo è anarchismo distruttivo, altro che indipendenza.
Bisognerà mettere mano a una riforma” puntando “sulla responsabilità dei
capi degli uffici, perché se ogni pm fa come vuole non serve avere i
capi” (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2013)
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