venerdì 23 agosto 2013
Costituzione: obiettivo 500mila. Si può fare
Più di ottantacinquemila firme raccolte in poche ore sotto l’appello del Fatto Quotidiano per salvare la Costituzione
stracciata possono diventare in pochi giorni la risposta di massa della
Repubblica dei cittadini contro la repubblica degli oligarchi.
Oligarchia, governo dei pochi, è una parola antica che sta soffocando le
istituzioni come un sudario.
Un Paese in preda a marasma senile
Ho
passato una ventina di giorni di vacanza all'estero. Un estero molto
vicino: la Corsica (anche se la definisco «il luogo più vicino più
lontano dall'Occidente» perchè, soprattutto nell'interno, la vita si
svolge secondo i ritmi rallentati delle società tradizionali). Comunque a
sole quattro ore di traghetto, con il necessario 'recul' (che è la
distanza giusta per osservare un quadro, perchè se sei troppo vicino non
ne capisci l'insieme, se troppo lontano, non lo vedi) l'Italia offre di
sè uno spettacolo impressionante. Non per i problemi economici. Quelli
ce li hanno quasi tutti in Europa. Non si tratta di questo. E' che
l'Italia sembra in preda a una sorta di marasma senile. Gli ingranaggi
si sono inceppati (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2013)
Aspettare la Cassazione è il nostro Royal Baby
Due Paesi europei si sono fermati in attesa, come in una fiaba. In Inghilterra si attendeva l’erede al trono. È arrivato, it’s a boy, si chiama George Alexander. In Italia si chiama Silvio Berlusconi, it’s a boy, ma non è arrivato. Ovvero non è ancora arrivata la sentenza
che deciderà il prossimo capitolo della sua vita avventurosa, che siamo
obbligati a condividere. Perciò, a differenza del Regno Unito, l’Italia
resta ferma, inchiodata alle previsioni, alle scommesse, all’attesa (continua)
Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano, 28 Luglio 2013)
La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori
Un
padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora
lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con
molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono
per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono.
Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli
chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne
strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la
stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto
robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica.
Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne
arrivo' uno che (continua)
Massimo Fini (Il Gazzettino, 26 luglio 2013)
Calabrache e apocalittici. Il caffè del 26 luglio
Ormai è una slavina. Più il Pd si stringe al collo il nodo scorsoio
del governo con Berlusconi, più evapora la sua volontà di far politica,
più la sua identità di forza della sinistra si scioglie al sole e ai
venti del "non fare", e del "non pensare". Ma come si fa, dico io! Come è
possibile che, in pochi giorni, prima Enrico Letta ed Emma Bonino
coprano la vergognosa deportazione di Alma ed Alua. Poi ancora Letta,
dando del fighetto a chi pur timidamente critica il suo governo,
sostiene nei fatti che solo con Berlusconi si possa governare. E
Napolitano umilia, post mortem, la politica del "cambiamento" (continua)
Se la stabilità si trasforma in idolatria
Stabilità:
così spesso viene invocata e così febbrilmente, in Italia, che quasi non
ci accorgiamo che è divenuta virtù teologale che assorbe ogni altra
virtù: non mezzo, ma finalità ultima dell'agire politico. Non siamo i
soli a subirne i ricatti: in tutta Europa, le ricette anticrisi
l'assolutizzano. Dicono che la Grecia è per fortuna lontana,
invece ci sta vicina come la pelle. Quotidianamente vengono additati i
nemici della stabilità politica, e piano piano ogni inquietudine, ogni
opposizione, ogni giornale che amplifichi notizie poco gradite al
comando son guardati con diffidenza. Il "rischio Italia" non c'è, ha
detto il governatore Visco al vertice dei Venti, il 20 luglio, ma "resta
il gran peso dell'instabilità politica e istituzionale, a frenare la
crescita" (continua)
Sembrava troppo forte
È questo il rischio maggiore che vedo, nell’Italia dei
nostri tempi. L’assuefazione all’anormalità politica e istituzionale.
Che ha come principale – e quasi unica – soluzione la sfiducia
politica e istituzionale. Quel clima d’opinione che si traduce nel “non
voto”. Oppure viene intercettato, in alcuni momenti, da attori politici,
oppure anti-politici, come il M5S. Usati, a loro volta, dagli elettori
come veicoli della sfiducia, piuttosto che come garanti delle regole (continua)
Fausto Bertinotti scrive a Napolitano: Stai sospendendo la democrazia
"Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare
d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del
Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse
prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla
realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia
verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri ,
previsione sui processi economici in un impedimento alla libera
dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero
poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere
variabili dipendenti, non indipendenti (continua)
Il Governo Letta e la dittatura della maggioranza immaginaria. 8.6 milioni di italiani sono invisibili
Il
buongiorno si era visto dal mattino. Il modus operandi del Governo
Letta è il medesimo del Governo Berlusconi e del Governo Monti: andare
avanti a cannonate, fiducia dopo fiducia.
Due indizi fanno una prova: a distanza di un mese dalla prima questione di fiducia sul dl emergenze, ecco una nuova fiducia per l’orwelliano “Decreto del Fare”. Sarà questa la prassi del Governo Letta: emanare
decreti, rifiutare qualsiasi emendamento da parte del Movimento 5
Stelle, accusare i pentastellati di fare ostruzionismo (con l’appoggio
della stampa tutta), chiedere la fiducia perché non c’è tempo da perdere
e tirare dritto (continua)
Francesco Manna (http://www.newspedia.it - 23 luglio 2013)
Il caso Ablyazov e lo Stato burlesque
Un ministro degli Interni “inconsapevole” che fa la
figura del fesso col botto mentre al Viminale, nella stanza accanto, i
suoi funzionari prendono ordini dai kazaki, addirittura esilarante
quando in Parlamento si lancia in una strampalata autodifesa intessuta di “apro le virgolette nelle virgolette” da teatro dell’assurdo (continua)
Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 21 luglio 2013)
Presidente della Repubblica Italiana: Responsabilità
Al fine di garantire la sua autonomia e libertà, è riconosciuta al
presidente della Repubblica la non-responsabilità per qualsiasi atto
compiuto nell'esercizio delle sue funzioni. Le uniche eccezioni a questo
principio si configurano nel caso che abbia commesso due reati
esplicitamente stabiliti dalla Costituzione: l'alto tradimento (cioè l'intesa con Stati esteri) o l'attentato alla Costituzione
(cioè una violazione delle norme costituzionali tale da stravolgere i
caratteri essenziali dell'ordinamento al fine di sovvertirlo con metodi
non consentiti dalla Costituzione).
In tali casi il presidente viene messo in stato di accusa dal
Parlamento riunito in seduta comune con deliberazione adottata a
maggioranza assoluta (continua)
Caso Alfano: il Presidente vero e quello innominabile
Angelino Alfano è salvo, il governo Letta pure, la democrazia
italiana un po’ meno. Venerdì 19 luglio, durante il dibattito sulla
sfiducia (mancata) al ministro per il caso kazako, Palazzo Madama compie un ulteriore passo verso il basso.
Non l’ultimo, visto che, come è ormai perfettamente intuibile, i nostri
sedicenti rappresentanti quando toccheranno il fondo si metteranno
alacremente a scavare.
Tra le cosiddette alte cariche dello Stato va pericolosamente di moda la giurisprudenza costituzionale creativa (continua)
Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano, 20 luglio 2013)
Napolitano il kazako
“Dopo di noi il diluvio”. Il presidente Napolitano ha evocato danni irreparabili alla reputazione internazionale dell’Italia, specie nei confronti delle relazioni internazionali e dei mercati finanziari, qualora venisse meno, per effetto dello scandalo Ablyazov, il governo Letta. Si sa del resto che di tale governo Napolitano è stato a suo tempo il principale e più convinto sponsor e se c’è una dote la cui mancanza non si può, entro certi limiti, rimproverare al presidente, questa è la coerenza (continua)
Fabio Marcelli (Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2013)
Caso Ablyazov, ora parli Napolitano
Ieri pomeriggio, davanti a Senato e Camera, il ministro degli Interni nonché vicepresidente del Consiglio Alfano, detto Angelino, ha comunicato e certificato quanto segue: nessuno mi ha detto niente perché io non conto nulla. Lo ha fatto leggendo con partecipazione il rapporto predisposto dal suo capo della Polizia, Pansa, probabilmente inconsapevole (condizione in qualche modo connaturata alla sua indole) che quelle pagine e quelle virgolette (che apriva e chiudeva agitando festosamente le mani) sono la corda a cui la sua dignità di uomo politico è stata impiccata (continua)
Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 17 Luglio 2013)
Alla ricerca di un partito perduto
Sono, da quando ho la maggiore età, un profugo politico, un apolide
sbandato ancora alla ricerca di una bandiera. Mi sarebbe piaciuto essere
comunista, da giovane, ma il boccone dell’Urss era troppo grosso per
essere digerito. Nonostante gli sforzi dei miei amici e potenziali
compagni, non capivo perché per difendere e promuovere gli interessi dei
lavoratori si dovessero accettare i Gulag, le Pravda o le colonne di
carri armati nel” Paesi Fratelli” (continua)
Vittorio Zucconi (La Repubblica, 13 luglio 2013)
Travaglio al Pd: "Ditelo che non potete fare a meno di B."
Ormai lo capiscono anche i fessi che c'è qualcosa di non detto nel matrimonio Pdl-Pd. Di non detto ai rispettivi elettori, si capisce. Prima, quando la relazione era clandestina e gli amanti consumavano fugaci sveltine bicamerali nei Motel Agip, abbindolare gli elettori era molto più semplice. Ora che i concubini han fatto coming out e vivono more uxorio a Palazzo Chigi, è sempre più mission impossible (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2013)
Perché il sistema vuol salvare Silvio e perché non farlo
Ci sono tre ragioni, a mio parere, per cui il sistema, cioè
quell'insieme di equilibri di potere che si erge in questo momento a
garante della stabilità italiana, pensa che sia necessario "salvare"
dalla condanna Silvio Berlusconi.
1) Silvio Berlusconi non è Bettino Craxi. Il leader socialista
era un prodotto tutto interno alla politica. Craxi aveva molte doti
necessarie a capire come muovere il sistema, ma poca "piazza". E
soprattutto poco "retroterra". Il suo era un partito che faceva da vaso
di coccio tra i vasi di ferro di due organizzazioni inchiavardate nella
tensione della Guerra Fredda, la Dc e il Pci (continua)
Lucia Annunziata (Huffington Post, 14 luglio 2013)
martedì 20 agosto 2013
La grande confusione del partito democratico
Si sapeva da tempo, anzi da sempre, che una condanna definitiva di
Silvio Berlusconi, quando fosse arrivata, avrebbe provocato un
terremoto. Si sapeva e non stupiva nessuno: Forza Italia prima e il Pdl
poi sono partiti acefali, anzi non sono partiti, sono elettori che hanno
in comune alcune emotività come l'anticomunismo, l'odio per le tasse e
l'ostilità verso lo Stato e sono anche "lobbies" portatrici d'interessi
concreti da soddisfare rapidamente (continua)
Eugenio Scalfari (La Repubblica, 14 luglio 2013)
Caso Mediaset, il presidente Napolitano e il verme della mela
La domanda è: possibile che Giorgio Napolitano non sapesse che il governo delle larghe intese, da lui fortemente voluto e imposto, contenesse in sé, come un verme nella mela, i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi?
Escludiamo che abbia potuto minimamente fidarsi della promessa del
Caimano di tenere il governo Letta al riparo dalle conseguenze dei suoi
molteplici reati. Chi può credere infatti che un personaggio navigato
come il capo dello Stato, magistrale artefice della propria rielezione
al Quirinale, abbia potuto dare retta all’uomo più bugiardo del pianeta?
Resta la seconda risposta: che cioè Napolitano, purché si desse vita a
quel mostro politico che è la maggioranza Pd-Pdl, non ha badato a spese, non prevedendo forse un prezzo così salato (continua)
Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 11 Luglio 2013)
Transparency International: “Per 89% italiani la corruzione prolifera in politica”
Negli ultimi 12 mesi più di 1 cittadino su 4, nel mondo, ha pagato una tangente. Lo dice il Barometro globale sulla corruzione pubblicato oggi da Transparency International.
Il sondaggio realizzato dall’organizzazione no profit – il più grande
mai realizzato al mondo – ha censito 114mila persone di 107 nazioni, per
fotografare quanto e in che modo i cittadini hanno a che fare con la corruzione
nella loro vita quotidiana: avete pagato una tangente? Nel vostro paese
la corruzione è aumentata? Il vostro governo conduce un’efficace lotta
alla corruzione? Sono alcune delle domande rivolte agli intervistati (continua)
Elena Ciccarello (Il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2013)
Processo Mediaset, prescrizione addio. “Seguita la legge, come per tutti”
È stato il presidente di turno della sezione feriale della Cassazione Antonio Esposito a fissare l’udienza del processo Mediaset al 30 di luglio. Lo ha fatto ieri mattina intorno a mezzogiorno perché c’è un rischio prescrizione che, ci risulta, è stato segnalato anche dalla Corte d’Appello di Milano, come avviene per qualsiasi processo (continua)
Marco Lillo e Antonella Mascali (Il Fatto Quotidiano del 10 luglio 2013)
Governo, resa dei conti sul caso Kazakistan. “Alfano dia risposte precise”
Un’inchiesta interna al Viminale e un’altra “verifica” tra gli organi di governo per far luce, “nel più breve tempo possibile”, sul caso che sta causando un vero terremoto nell’esecutivo di Letta.
E non per questioni economiche, ma per qualcosa di più grave sotto il
profilo internazionale. E non solo. E’ la vicenda che vede protagoniste Salabayeva e Alua, moglie e figlia dell’oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, ora nelle mani del dittatore Nursultan Nazarbayev, grande amico di Berlusconi (continua)
Sara Nicoli (Il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2013)
La strada, o la psicopatologia del semaforo
Dicono che siamo intelligenti. È vero. Il problema è che vogliamo esserlo a tempo pieno. Voi stranieri restate
sconcertati dalle trovate a raffica, dalle girandole di fantasia, dalle esplosioni alternate di percettività e pignoleria: insomma, dai fuochi d'artificio che partono dalla testa di noi italiani. Un inglese, invece, può essere stupito ogni ora, un americano ogni mezz'ora, un francese ogni quarto d'ora. Non ogni tre minuti: altrimenti si spaventa.
Ecco perché, in Italia, le norme non vengono rispettate come in altri paesi: accettando una regola generale, ci sembra di far torto alla nostra intelligenza. Obbedire è banale, noi vogliamo ragionarci sopra. Vogliamo decidere se quella norma si applica al nostro caso particolare. Lì, in quel momento (continua)
sconcertati dalle trovate a raffica, dalle girandole di fantasia, dalle esplosioni alternate di percettività e pignoleria: insomma, dai fuochi d'artificio che partono dalla testa di noi italiani. Un inglese, invece, può essere stupito ogni ora, un americano ogni mezz'ora, un francese ogni quarto d'ora. Non ogni tre minuti: altrimenti si spaventa.
Ecco perché, in Italia, le norme non vengono rispettate come in altri paesi: accettando una regola generale, ci sembra di far torto alla nostra intelligenza. Obbedire è banale, noi vogliamo ragionarci sopra. Vogliamo decidere se quella norma si applica al nostro caso particolare. Lì, in quel momento (continua)
Beppe Servergnini (La testa degli italiani - 2006 - Rizzoli)
Bersani e il M5S, quando i folli dicono la verità
Undici anni dopo la straordinaria performance parlamentare di Luciano Violante sulla (mancata) legge sul conflitto d’interessi, l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, decide di fare di più e di meglio.
Verosimilmente invidioso del successo – in numero di visualizzazioni su
youtube – ottenuto dall’ex presidente della Camera con il discorso in
cui rivelava come nel 1994 fu data “garanzia piena” a Silvio Berlusconi “che non gli sarebbero state toccate le televisioni”, Bersani scuote i già fragili nervi dell’elettorato del Pd con un nuovo retroscena (continua)
Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano, 9 luglio 2013)
La condanna di Berlusconi era già scritta. Nei fatti
La
sentenza di condanna di Silvio Berlusconi era già scritta. Non per un
pregiudizio della magistratura milanese ma perchè il reato di
concussione era 'in re ipsa': nelle sette telefonate che l'allora
premier fece da Parigi ai funzionari della Questura di Milano perchè una
ragazza sotto interrogatorio fosse liberata e affidata a persona di sua
fiducia, Nicole Minetti, come poi avvenne. Qui non ci sono
intercettazioni di dubbia interpretazione, ci sono i fatti (continua)
Massimo Fini (Il Gazzettino, 29 giugno 2013)
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