venerdì 23 agosto 2013

A da passà a nuttata


Costituzione: obiettivo 500mila. Si può fare

 
Più di ottantacinquemila firme raccolte in poche ore sotto l’appello del Fatto Quotidiano per salvare la Costituzione stracciata possono diventare in pochi giorni la risposta di massa della Repubblica dei cittadini contro la repubblica degli oligarchi. Oligarchia, governo dei pochi, è una parola antica che sta soffocando le istituzioni come un sudario.
Una casta dei partiti sempre più impopolare, votata da meno della metà degli elettori (continua)

 
 

389° Festino


Un Paese in preda a marasma senile


Ho passato una ventina di giorni di vacanza all'estero. Un estero molto vicino: la Corsica (anche se la definisco «il luogo più vicino più lontano dall'Occidente» perchè, soprattutto nell'interno, la vita si svolge secondo i ritmi rallentati delle società tradizionali). Comunque a sole quattro ore di traghetto, con il necessario 'recul' (che è la distanza giusta per osservare un quadro, perchè se sei troppo vicino non ne capisci l'insieme, se troppo lontano, non lo vedi) l'Italia offre di sè uno spettacolo impressionante. Non per i problemi economici. Quelli ce li hanno quasi tutti in Europa. Non si tratta di questo. E' che l'Italia sembra in preda a una sorta di marasma senile. Gli ingranaggi si sono inceppati (continua)



Interno italiano


Aspettare la Cassazione è il nostro Royal Baby


Due Paesi europei si sono fermati in attesa, come in una fiaba. In Inghilterra si attendeva l’erede al trono. È arrivato, it’s a boy, si chiama George Alexander. In Italia si chiama Silvio Berlusconi, it’s a boy, ma non è arrivato. Ovvero non è ancora arrivata la sentenza che deciderà il prossimo capitolo della sua vita avventurosa, che siamo obbligati a condividere. Perciò, a differenza del Regno Unito, l’Italia resta ferma, inchiodata alle previsioni, alle scommesse, all’attesa (continua)



Fenicotteri e gru


La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori


Un padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono. Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica. Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne arrivo' uno che (continua)



Torre di Nubia


Calabrache e apocalittici. Il caffè del 26 luglio


Ormai è una slavina. Più il Pd si stringe al collo il nodo scorsoio del governo con Berlusconi, più evapora la sua volontà di far politica, più la sua identità di forza della sinistra si scioglie al sole e ai venti del "non fare", e del "non pensare". Ma come si fa, dico io! Come è possibile che, in pochi giorni, prima Enrico Letta ed Emma Bonino coprano la vergognosa deportazione di Alma ed Alua. Poi ancora Letta, dando del fighetto a chi pur timidamente critica il suo governo, sostiene nei fatti che solo con Berlusconi si possa governare. E Napolitano umilia, post mortem, la politica del "cambiamento" (continua)



Creatività e fantasia


Se la stabilità si trasforma in idolatria


Stabilità: così spesso viene invocata e così febbrilmente, in Italia, che quasi non ci accorgiamo che è divenuta virtù teologale che assorbe ogni altra virtù: non mezzo, ma finalità ultima dell'agire politico. Non siamo i soli a subirne i ricatti: in tutta Europa, le ricette anticrisi l'assolutizzano. Dicono che la Grecia è per fortuna lontana, invece ci sta vicina come la pelle. Quotidianamente vengono additati i nemici della stabilità politica, e piano piano ogni inquietudine, ogni opposizione, ogni giornale che amplifichi notizie poco gradite al comando son guardati con diffidenza. Il "rischio Italia" non c'è, ha detto il governatore Visco al vertice dei Venti, il 20 luglio, ma "resta il gran peso dell'instabilità politica e istituzionale, a frenare la crescita" (continua)

 


Profilo accennato


Sembrava troppo forte


È questo il rischio maggiore che vedo, nell’Italia dei nostri tempi. L’assuefazione all’anormalità politica e istituzionale. Che ha come principale – e quasi unica – soluzione la sfiducia politica e istituzionale. Quel clima d’opinione che si traduce nel “non voto”. Oppure viene intercettato, in alcuni momenti, da attori politici, oppure anti-politici, come il M5S. Usati, a loro volta, dagli elettori come veicoli della sfiducia, piuttosto che come garanti delle regole (continua)



Monumenti minori


Fausto Bertinotti scrive a Napolitano: Stai sospendendo la democrazia


"Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri , previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere variabili dipendenti, non indipendenti (continua)

 
 

Spazio 0


Il Governo Letta e la dittatura della maggioranza immaginaria. 8.6 milioni di italiani sono invisibili

 
Il buongiorno si era visto dal mattino. Il modus operandi del Governo Letta è il medesimo del Governo Berlusconi e del Governo Monti: andare avanti a cannonate, fiducia dopo fiducia.
Due indizi fanno una prova: a distanza di un mese dalla prima questione di fiducia sul dl emergenze, ecco una nuova fiducia per l’orwelliano “Decreto del Fare”. Sarà questa la prassi del Governo Letta: emanare decreti, rifiutare qualsiasi emendamento da parte del Movimento 5 Stelle, accusare i pentastellati di fare ostruzionismo (con l’appoggio della stampa tutta), chiedere la fiducia perché non c’è tempo da perdere e tirare dritto (continua)

 
 

La raccolta del sale


Il caso Ablyazov e lo Stato burlesque


Un ministro degli Interni “inconsapevole” che fa la figura del fesso col botto mentre al Viminale, nella stanza accanto, i suoi funzionari prendono ordini dai kazaki, addirittura esilarante quando in Parlamento si lancia in una strampalata autodifesa intessuta di “apro le virgolette nelle virgolette” da teatro dell’assurdo (continua)



Attenti al cane


Presidente della Repubblica Italiana: Responsabilità

 
Al fine di garantire la sua autonomia e libertà, è riconosciuta al presidente della Repubblica la non-responsabilità per qualsiasi atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni. Le uniche eccezioni a questo principio si configurano nel caso che abbia commesso due reati esplicitamente stabiliti dalla Costituzione: l'alto tradimento (cioè l'intesa con Stati esteri) o l'attentato alla Costituzione (cioè una violazione delle norme costituzionali tale da stravolgere i caratteri essenziali dell'ordinamento al fine di sovvertirlo con metodi non consentiti dalla Costituzione).
In tali casi il presidente viene messo in stato di accusa dal Parlamento riunito in seduta comune con deliberazione adottata a maggioranza assoluta (continua)

 
 

Fight Pollution


Caso Alfano: il Presidente vero e quello innominabile

 
Angelino Alfano è salvo, il governo Letta pure, la democrazia italiana un po’ meno. Venerdì 19 luglio, durante il dibattito sulla sfiducia (mancata) al ministro per il caso kazako, Palazzo Madama compie un ulteriore passo verso il basso. Non l’ultimo, visto che, come è ormai perfettamente intuibile, i nostri sedicenti rappresentanti quando toccheranno il fondo si metteranno alacremente a scavare.
Tra le cosiddette alte cariche dello Stato va pericolosamente di moda la giurisprudenza costituzionale creativa (continua)

 
 

Aglio, fravaglio, fattura ca non quaglia ... corna e bicorna ...


Napolitano il kazako


“Dopo di noi il diluvio”. Il presidente Napolitano ha evocato danni irreparabili alla reputazione internazionale dell’Italia, specie nei confronti delle relazioni internazionali e dei mercati finanziari, qualora venisse meno, per effetto dello scandalo Ablyazov, il governo Letta. Si sa del resto che di tale governo Napolitano è stato a suo tempo il principale e più convinto sponsor e se c’è una dote la cui mancanza non si può, entro certi limiti, rimproverare al presidente, questa è la coerenza (continua)



Solo coi suoi pensieri


Caso Ablyazov, ora parli Napolitano

 

Ieri pomeriggio, davanti a Senato e Camera, il ministro degli Interni nonché vicepresidente del Consiglio Alfano, detto Angelino, ha comunicato e certificato quanto segue: nessuno mi ha detto niente perché io non conto nulla. Lo ha fatto leggendo con partecipazione il rapporto predisposto dal suo capo della Polizia, Pansa, probabilmente inconsapevole (condizione in qualche modo connaturata alla sua indole) che quelle pagine e quelle virgolette (che apriva e chiudeva agitando festosamente le mani) sono la corda a cui la sua dignità di uomo politico è stata impiccata (continua)

 Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 17 Luglio 2013)

 

 

Sfocato all'orizzonte


Alla ricerca di un partito perduto


Sono, da quando ho la maggiore età, un profugo politico, un apolide sbandato ancora alla ricerca di una bandiera. Mi sarebbe piaciuto essere comunista, da giovane, ma il boccone dell’Urss era troppo grosso per essere digerito. Nonostante gli sforzi dei miei amici e potenziali compagni, non capivo perché per difendere e promuovere gli interessi dei lavoratori si dovessero accettare i Gulag, le Pravda o le colonne di carri armati nel” Paesi Fratelli” (continua)

Vittorio Zucconi (La Repubblica, 13 luglio 2013)

 

Un mostro da imbiancare


Travaglio al Pd: "Ditelo che non potete fare a meno di B."


Ormai lo capiscono anche i fessi che c'è qualcosa di non detto nel matrimonio Pdl-Pd. Di non detto ai rispettivi elettori, si capisce. Prima, quando la relazione era clandestina e gli amanti consumavano fugaci sveltine bicamerali nei Motel Agip, abbindolare gli elettori era molto più semplice. Ora che i concubini han fatto coming out e vivono more uxorio a Palazzo Chigi, è sempre più mission impossible (continua)



Binario sconnesso


Perché il sistema vuol salvare Silvio e perché non farlo

 
Ci sono tre ragioni, a mio parere, per cui il sistema, cioè quell'insieme di equilibri di potere che si erge in questo momento a garante della stabilità italiana, pensa che sia necessario "salvare" dalla condanna Silvio Berlusconi.
1) Silvio Berlusconi non è Bettino Craxi. Il leader socialista era un prodotto tutto interno alla politica. Craxi aveva molte doti necessarie a capire come muovere il sistema, ma poca "piazza". E soprattutto poco "retroterra". Il suo era un partito che faceva da vaso di coccio tra i vasi di ferro di due organizzazioni inchiavardate nella tensione della Guerra Fredda, la Dc e il Pci (continua)

Lucia Annunziata (Huffington Post, 14 luglio 2013


martedì 20 agosto 2013

Un tubo in passerella


La grande confusione del partito democratico


Si sapeva da tempo, anzi da sempre, che una condanna definitiva di Silvio Berlusconi, quando fosse arrivata, avrebbe provocato un terremoto. Si sapeva e non stupiva nessuno: Forza Italia prima e il Pdl poi sono partiti acefali, anzi non sono partiti, sono elettori che hanno in comune alcune emotività come l'anticomunismo, l'odio per le tasse e l'ostilità verso lo Stato e sono anche "lobbies" portatrici d'interessi concreti da soddisfare rapidamente (continua)

 Eugenio Scalfari (La Repubblica, 14 luglio 2013)

 

Equilibrismi


Caso Mediaset, il presidente Napolitano e il verme della mela


La domanda è: possibile che Giorgio Napolitano non sapesse che il governo delle larghe intese, da lui fortemente voluto e imposto, contenesse in sé, come un verme nella mela, i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi? Escludiamo che abbia potuto minimamente fidarsi della promessa del Caimano di tenere il governo Letta al riparo dalle conseguenze dei suoi molteplici reati. Chi può credere infatti che un personaggio navigato come il capo dello Stato, magistrale artefice della propria rielezione al Quirinale, abbia potuto dare retta all’uomo più bugiardo del pianeta? Resta la seconda risposta: che cioè Napolitano, purché si desse vita a quel mostro politico che è la maggioranza Pd-Pdl, non ha badato a spese, non prevedendo forse un prezzo così salato (continua)

 
 

Rampicante


Transparency International: “Per 89% italiani la corruzione prolifera in politica”


Negli ultimi 12 mesi più di 1 cittadino su 4, nel mondo, ha pagato una tangente. Lo dice il Barometro globale sulla corruzione pubblicato oggi da Transparency International. Il sondaggio realizzato dall’organizzazione no profit – il più grande mai realizzato al mondo – ha censito 114mila persone di 107 nazioni, per fotografare quanto e in che modo i cittadini hanno a che fare con la corruzione nella loro vita quotidiana: avete pagato una tangente? Nel vostro paese la corruzione è aumentata? Il vostro governo conduce un’efficace lotta alla corruzione? Sono alcune delle domande rivolte agli intervistati (continua)



Divieto


Processo Mediaset, prescrizione addio. “Seguita la legge, come per tutti”


È stato il presidente di turno della sezione feriale della Cassazione Antonio Esposito a fissare l’udienza del processo Mediaset al 30 di luglio. Lo ha fatto ieri mattina intorno a mezzogiorno perché c’è un rischio prescrizione che, ci risulta, è stato segnalato anche dalla Corte d’Appello di Milano, come avviene per qualsiasi processo (continua)
 
Marco Lillo e Antonella Mascali  (Il Fatto Quotidiano del 10 luglio 2013)
 
 

Stigghiola


Governo, resa dei conti sul caso Kazakistan. “Alfano dia risposte precise”


Un’inchiesta interna al Viminale e un’altra “verifica” tra gli organi di governo per far luce, “nel più breve tempo possibile”, sul caso che sta causando un vero terremoto nell’esecutivo di Letta. E non per questioni economiche, ma per qualcosa di più grave sotto il profilo internazionale. E non solo. E’ la vicenda che vede protagoniste Salabayeva e Alua, moglie e figlia dell’oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, ora nelle mani del dittatore Nursultan Nazarbayev, grande amico di Berlusconi (continua)


ZAC


La strada, o la psicopatologia del semaforo


Dicono che siamo intelligenti. È vero. Il problema è che vogliamo esserlo a tempo pieno. Voi stranieri restate
sconcertati dalle trovate a raffica, dalle girandole di fantasia, dalle esplosioni alternate di percettività e pignoleria: insomma, dai fuochi d'artificio che partono dalla testa di noi italiani. Un inglese, invece, può essere stupito ogni ora, un americano ogni mezz'ora, un francese ogni quarto d'ora. Non ogni tre minuti: altrimenti si spaventa.
Ecco perché, in Italia, le norme non vengono rispettate come in altri paesi: accettando una regola generale, ci sembra di far torto alla nostra intelligenza. Obbedire è banale, noi vogliamo ragionarci sopra. Vogliamo decidere se quella norma si applica al nostro caso particolare. Lì, in quel momento (continua)

 Beppe Servergnini (La testa degli italiani - 2006 - Rizzoli)


Intreccio


Bersani e il M5S, quando i folli dicono la verità


Undici anni dopo la straordinaria performance parlamentare di Luciano Violante sulla (mancata) legge sul conflitto d’interessi, l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, decide di fare di più e di meglio. Verosimilmente invidioso del successo – in numero di visualizzazioni su youtube – ottenuto dall’ex presidente della Camera con il discorso in cui rivelava come nel 1994 fu data “garanzia piena” a Silvio Berlusconi “che non gli sarebbero state toccate le televisioni”, Bersani scuote i già fragili nervi dell’elettorato del Pd con un nuovo retroscena (continua)



Spazio Zero


La condanna di Berlusconi era già scritta. Nei fatti


La sentenza di condanna di Silvio Berlusconi era già scritta. Non per un pregiudizio della magistratura milanese ma perchè il reato di concussione era 'in re ipsa': nelle sette telefonate che l'allora premier fece da Parigi ai funzionari della Questura di Milano perchè una ragazza sotto interrogatorio fosse liberata e affidata a persona di sua fiducia, Nicole Minetti, come poi avvenne. Qui non ci sono intercettazioni di dubbia interpretazione, ci sono i fatti (continua)