martedì 21 luglio 2009

Einstein, Bergson e Don Attilio


Io non so che faccia abbia il tempo, ma so che quando mi guarda se la ride sotto i baffi. E già, perché il tempo ha i baffi. Di questo almeno sono sicuro. Sembra quasi che dica: «Distraiti pure, figlio mio bello, tanto io nel frattempo ti frego». E usa quella parolina che odio più di tutte al mondo: il frattempo. La sabbia scorre nella clessidra. Le lancette ruotano sul quadrante dell'orologio. Entrambe non fanno rumore ma si muovono. Che arrivi un terremoto o un diluvio universale, che scoppi un incendio, che una bruna mi riempia di carezze o che una bionda mi lasci da un giorno all'altro per scapparsene con un altro uomo, al tempo non importa un fico secco. Lui continua a fare il suo mestiere. Io mi sveglio, mi lavo, mi pettino, penso, faccio la prima colazione, leggo i giornali, scrivo, mangio, guardo la TV, torno a scrivere, telefono, mi addormento e lui niente: prosegue con il suo tic tac imperterrito senza mai un'indecisione, un rallentamento, un attimo di riposo o un minimo di rispetto per quello che mi sta capitando. Qualcuno ha detto (continua)


Luciano De Crescenzo (Tale e quale)


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