martedì 23 aprile 2013
La pericolosa rivoluzione di Giorgio II
Lui si commuove, i partiti applaudono. Eppure non c’è alcuna ragione di celebrare questa sobria e un po’ triste cerimonia con cui Giorgio Napolitano ha giurato, per la seconda volta, da presidente della Repubblica. Ne è consapevole anche lo stesso capo dello Stato che ha rifiutato i corazzieri e la macchina scoperta: non è il momento per il fasto e per i bagni di folla. Perché quello che si è celebrato oggi a Montecitorio è il funerale della seconda Repubblica, senza che la politica dimostri alcuna prospettiva di resurrezione nella Terza.
La novità più rilevante è il passaggio dell’Italia a un presidenzialismo di fatto:
Napolitano ha spiegato che la sua permanenza al Quirinale dipende da
due variabili: da quanto lo sosterranno le forze e da come si
comporteranno i partiti. Se non collaborano, ha lasciato intendere, lui
non si sente più vincolato a restare (continua)
Giorgio Napolitano, il testo integrale del discorso di insediamento - Elezione del Presidente della Repubblica 2013
"Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle Regioni, lasciatemi
innanzitutto esprimere - insieme con un omaggio che in me viene da
molto lontano alle istituzioni che voi rappresentate - la gratitudine
che vi debbo per avermi con così largo suffragio eletto Presidente della
Repubblica. E' un segno di rinnovata fiducia che raccolgo
comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze :
e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi
eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante,
e non solo anagraficamente, dalla mia" (continua)
Napolitano bis, Funeral Party
La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror,
roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere
putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie,
tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio
dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission
impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua
immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana
(fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e
potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando
verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati,
tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 21 Aprile 2013)
Napolitano, era tutto studiato
C’è un filo rosso che porta allo sconcertante bis di Giorgio
Napolitano, parte da lontano e si chiama governo delle larghe intese con
Berlusconi. È una lampante verità che sul Colle delle bugie e dei nastri
cancellati nessuno può negare, scolpita sui moniti che d’ora in poi saranno
legge. Quel filo del Quirinale, nel dicembre 2011 dopo la disastrosa caduta del
governo B., impedisce le elezioni anticipate. Come mai? (continua)
Rodotà: "Sono e resto un uomo di sinistra"
"Caro
direttore,
non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o
quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune
precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per
cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride
alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in
occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho
parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con
migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi
Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha
chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la
mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici
all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non
dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta
il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua
inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a
finire" (continua)
"F.to Stefano Rodotà."
(La Repubblica - 22 aprile 2013)
giovedì 18 aprile 2013
Napolitano dixit, le parole di un settennato: tutti i moniti di Re Giorgio
Per tutti è stato un presidente politico. Anzi, il più politico. Per
molti resterà l’uomo della Provvidenza, il Capo dello Stato che, con
imparzialità e coraggio, ha retto le sorti della Repubblica nel generale
discredito delle istituzioni e della politica. Per i critici, invece, è
andato oltre i limiti e le prerogative del suo ruolo. E lo ha fatto per
garantire gli interessi della partitocrazia. Nella confusione delle
celebrazioni e delle (poche) polemiche, una voce più autorevole di altre
può raccontare la biografia politica di Giorgio Napolitano
senza inzupparla nella retorica: la sua (continua)
lunedì 15 aprile 2013
Proposta: esodiamo la guerra all'Afghanistan
I
grillini non fanno solo folclore. Giovedi' hanno presentato una mozione
che impegna il governo al ritiro immediato delle nostre truppe in
Afghanistan, dove spendiamo circa 800 milioni l'anno (ma probabilmente
sono molti di più perchè dubito che vengano registrati quelli che diamo
ai Talebani perchè non ci attacchino). Con un miliardo non si risana
un'economia, pero' qualche problemino potrebbe essere risolto, poniamo
quello degli esodati. Ma se una guerra è giusta non se ne puo' fare una
questione contabile (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 13 Aprile 2013)
sabato 13 aprile 2013
La grazia ipocrita allo 007 Usa colpevole di sequestro
Il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha graziato d'ufficio,
cioè sua sponte, senza che vi fosse una richiesta dell'interessato e
nemmeno delle autorità statunitensi, Joseph Romano, nel 2003 capo della
base militare Nato di Aviano, condannato il 19 settembre 2012 dalla
Cassazione, e quindi in via definitiva, a 7 anni di reclusione per il
rapimento, a Milano nel febbraio 2003, dell'Imam radicale Abu Omar, di
null'altro colpevole che di essere tale (continua)
La Banda degli Stolti: inciucio sulla giustizia e denari ai partiti
Come volevasi dimostrare: i 10 supposti saggi di Giorgio Napolitano si sono smascherati da soli. E quello che c’è sotto non è bello da vedere.
Dovevano partorire un elenco di 4 o 5 cose
da fare subito per fronteggiare la crisi economica e politica. Un breve
documento attorno al quale mettere in piedi un governo di scopo che,
una volta approvata la nuova legge elettorale, riportasse il paese alle elezioni. Invece, dai loro 10 giorni di lavoro, sono saltate fuori 130 pagine in cui di chiaro ci sono solo due passaggi.
Quelli in cui i prescelti dal futuro ex Presidente della seconda
nazione più corrotta d’Europa indicano, con dovizia di particolari, i
provvedimenti con cui (continua)
Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano - 12 aprile 2013)
Antonio Di Pietro dimenticato eppure è stato eroe popolare
L'Idv
si è sciolta e scompare dalla scena politica insieme al suo Fondatore
Antonio Di Pietro, che probabilmente tornerà a fare il contadino a
Montenero di Bisaccia. Di Pietro è stato, per un certo periodo, l'uomo
più amato d'Italia dalla gente e da sempre il più odiato dai politici
perché, insieme a uno straordinario pool di magistrati milanesi, aveva
osato scoperchiare le pratiche mafiose dei partiti (la tangente non è
diversa dal 'pizzo', un ricatto sotto minaccia). La forza di Di Pietro
Pm era quella di dire da buon contadino, pane al pane, vino al vino, di
essere tornato a chiamare ladri i ladri e non 'i costi della politica' (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2013)
Quirinale, si fa presto a dire Bonino
Molti italiani vorrebbero vedere Emma Bonino al Quirinale.
Perché è donna, perché è competente, perché è onesta e mai sfiorata da
scandali, perché ha condotto battaglie spesso solitarie per i diritti
civili e umani e politici in tutto il mondo, forse anche perché è
sopravvissuta a Pannella e perfino a Capezzone. Insomma, un sacco di
ottimi motivi, tutti veri e condivisibili. Ma della sua biografia, in questo paese dalla memoria corta, sfuggono alcuni passaggi politici
che potrebbero indurre qualcuno, magari troppo giovane o troppo vecchio
per ricordarli, a cambiare idea (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 6 Aprile 2013)
La favola del re Trentatrè
C'era una volta un re che si chiamava Trentatrè.
Un
giorno, pensando che un re deve essere giusto con tutti, chiamò
Sberleffo, il buffone di corte: "Io voglio essere un re giusto, così
sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re".
Enzo che si porta via la mia Milano
Di
Enzo Jannacci non ne nasceranno più. Per la semplice ragione che la
Milano che cantava è scomparsa da tempo e, per la verità, non esisteva
già più, se non in qualche anfratto, anche ai tempi in cui,
nostalgicamente, la celebrava. Una volta gli dissi che in 'Ti te sè no' ,
del 1964, peraltro bellissima, il verso «Che bel ch'el ga de vèss èss
sciuri, cunt la radio noeuva e, nell'armadio, la torta per i fieu»,
suonava bizzarro perchè nel dopo boom non solo la radio ma la Tv ce
l'avevano tutti. Enzo, che era un tipo un po' puntuto, se ne risenti'.
Ma in realtà Jannacci cantava una Milano da dopoguerra (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2013)
Quando il corpo fu creato .....
Quando il Corpo fu creato, tutte le sue parti inoltrarono domanda onde poter essere poste a capo di esso.
-
Disse il Cervello: "Io trasmetto disposizioni e messaggi a tutte le
parti del corpo, le controllo, le dirigo. E' giusto che io venga eletto
CAPO".
-
Disse lo Stomaco: "Io traduco in energia, insieme all'intestino, tutti
gli elementi di cui il corpo ha bisogno, lo nutro e lo preservo da morte
causata da inedia. E' quindi giusto che io venga eletto CAPO" (continua)
.
Evviva la noia culla della fantasia
Teresa
Belton, una scienziata inglese esperta di problemi dell'infanzia,
dell'adolescenza e dell'apprendimento, sostiene, in uno studio, che la
noia è «la linfa segreta della creatività». E' vero in due sensi solo
apparentemente contradditori. La noia ti spinge a uscirne e nello stesso
tempo ti aiuta. Non è un caso se alcuni genietti della Tv (Carlo
Freccero, Antonio Ricci, Fabio Fazio, Aldo Grasso, Tatti Sanguinetti),
il più moderno dei mezzi di comunicazione prima dell'avvento di Internet
e del web, siano originari di Savona (o dintorni), una delle città più
torpide d'Italia, dove non accade mai nulla (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2013)
Autoscacco a 5 Stelle
Fino a ieri mattina, checché se ne dicesse, il movimento 5 Stelle non aveva sbagliato una mossa. A parte le trascurabili defezioni sulla presidenza del Senato,
aveva mantenuto compatti i suoi variopinti ed eterogenei gruppi
parlamentari, sfuggendo a tutte le trappole che i partiti e i
giornalisti al seguito avevano seminato sul suo cammino (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 30 Marzo 2013)
Napolitano sceglie dieci saggi per riformare il Paese, ma vince la vecchia politica - Nuovo governo, i saggi dell’inciucio e la salvezza di Berlusconi
Altro che dieci “saggi”. Quelli che ha tirato fuori
Napolitano dal cilindro per scrivere la road map di riforme essenziali
per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti, se
possibile. Eppure, sorprendentemente, saranno loro a dover costituire il
“tesoro” di idee e provvedimenti su cui il prossimo Presidente della
Repubblica si dovrà basare per formare (forse) un nuovo governo. C’è di
che restare senza parole (continua)
Sara Nicoli (Il Fatto Quotidiano - 30 marzo 2013)
Marco Travaglio difende Battiato
Oggi sono Boldrini e Grasso a strillare come vergini violate contro Franco Battiato
che ha avuto l'ardire di dichiarare: "Mi rallegro quando un essere non è
così servo dei padroni, come queste troie in giro per il Parlamento che
farebbero qualunque cosa, invece di aprirsi un casino". Apriti cielo!
Proteste unanimi da destra, centro e sinistra, mobilitazione generale,
emergenza nazionale, manca soltanto la dichiarazione dello stato
d'assedio con coprifuoco, cavalli di frisia e sacchi di sabbia alle
finestre (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano - 28 marzo 2013)
Thailandia, un milione e 700 mila tablet per gli studenti di ogni ordine e grado
Surapol Navamavadhana, consulente governativo che è tra i
responsabili del progetto chiamato ‘one laptop per child’, cioè un computer
portatile per ogni bambino, ha spiegato che a giorni, in aprile, nove
produttori di tablet di diversi paesi, compresi tra gli altri Cina, India,
Germania, si riuniranno su invito dell’esecutivo thai per unirsi in un
capitolato per la fornitura, secondo le caratteristiche che Bangkok chiederà
per i computer per tutta l’infanzia (continua)
Andrea Tarquini (La
Repubblica - 23 marzo 2013)
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