Una mattina dell'estate scorsa, alle ore 4, non potevo dormire e decisi di fare la consueta passeggiata quotidiana a quell'ora, attorno a Piazza di Spagna.
Ritorno a casa da Via Condotti, quando due ragazzi (venticinquenni, ho saputo dopo) mi vengono lentamente incontro e, con aria spavalda, uno rivolto a me, che sostengo in maniera decisa il loro sguardo dice: "Noi ci conosciamo, ma dove ci siamo incontrati?"
Rispondo "di botto": "Certamente a Rebibbia!" (si tratta del carcere romano dove sono stato "ospite" per circa sei mesi).
I ragazzi si guardano attoniti tra loro e ll'unisono esclamano: "Impossibile! Noi siamo stati solo a "Regina Coeli" (per chi non lo sapesse altro carcere romano).
Il ghiaccio, come si usa dire, si era rotto e i ragazzi mi "circondano", manifestando grande cortesia ed attenzione.
Uno di loro (sempre lo stesso, il "capo" presumo), osserva: "Ma Lei, data la sua personalità (con capisco da che cosa abbiano derivato la "personalità", tranne il fatto che ero vestito con giacca e cravatta e camicia, come al solito) e la sua età, non può essere stato "dentro" che per associazione mafiosa".
Colpito da tanta perspicacia rispondo: "E' proprio così" (continua)
Massimo Ciancimino - Francesco La Licata (Don Vito - Serie Bianca Feltrinelli)
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