sabato 29 maggio 2010

C’è una nuova categoria di impuniti: i delinquenti amici dei parlamentari.


Nel giugno del 2003 i nostri legislatori, sprezzanti di ogni senso del ridicolo, emanarono una legge che imponeva ai magistrati che volessero intercettare uno dei loro di dirglielo prima: così avrebbero potuto valutare e, se del caso, autorizzare l’intercettazione. Naturalmente non una sola autorizzazione è stata concessa; e, per una volta, non tanto perché i cani non mangiano i loro simili; ma perché un magistrato così deficiente da mettere sotto controllo il telefono di una persona che è stata avvertita che sarà intercettata non c’è mai stato. La legge non era solo assolutamente cretina; era anche inaccettabile sotto il profilo della lotta alla criminalità, considerato che i non intercettabili ope legis costituivano una categoria ad alto indice di delinquenza e che impedire indagini, processi e condanne nei loro confronti certamente non rendeva un buon servizio al paese. Dopo qualche entusiasmo passeggero, i nostri ebbero un brusco risveglio. Gli abituali partners di malaffare gli telefonavano spesso (continua)

Bruno Tinti (da il Fatto Quotidiano del 28 maggio 2010)

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