"In una democrazia liberale nessuno è al di sopra della legge, e dunque le sentenze si rispettano come si rispetta la presunzione d'innocenza degli imputati. In una democrazia liberale i giudici applicano la legge, non fanno politica e non fanno 'resistenza, resistenza, resistenza' a chi è stato scelto dagli elettori per governare. In una democrazia liberale la magistratura liberale non si giudica da sè e non si autoassolve in ogni sede disciplinare, penale e civile così come avviene oggi in Italia. In una democrazia liberale chi governa per volontà sovrana degli elettori è giudicato, quando è in carica e dirige gli affari di Stato, solo dai suoi pari, dagli eletti del popolo, perchè la consuetudine e le leggi di immunità e garanzia lo mettono al riparo dal rischio della persecuzione politica per via giudiziaria. Succede così nel mondo, ma non nel nostro Paese". "In Italia - prosegue Berlusconi - le correnti politicizzate della magistratura, giusto dieci anni fa, imposero a un Parlamento intimidito e condizionato, un cambiamento della Costituzione del 1948 che ha messo nelle loro mani il potere di decidere al posto degli elettori (continua)
(La Repubblica - 29 gennaio 2003)
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