Io credo che la dittatura vera e propria, la dittatura "propriamente detta" per usare un ironico sberleffo di Mino Maccari ("i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti") sia meglio della dittatura mascherata da democrazia che è quella che stiamo vivendo soprattutto da quando Berlusconi è "sceso in campo" ma anche da prima, diciamo dalla metà degli anni Settanta, quando la partitocrazia consociata a difesa dei propri privilegi, intrallazzi, clientelismi, ruberie, formava un unico blocco di potere. La dittatura vera e propria è meno subdola. Perlomeno ha il vantaggio di rendere le cose chiare. Da una parte ci sono gli oppressori, dall’altra gli oppressi che, se pensiamo al fascismo, vengono emarginati, mandati al confino, costretti all’esilio. La dittatura sotto le vesti della democrazia è invece una cosa melmosa, molle, melliflua, confusa dove gli oppressori possono mascherarsi da vittime (si pensi alla manifestazione del governo in piazza San Giovanni) e gli oppressi passare per oppressori.
È facilissimo cambiare le carte in tavola. Tutti possono dirsi vittime di qualcuno o qualcosa (continua)
Massimo Fini (Da il Fatto Quotidiano del 25 marzo 2010)
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