Beppe Grillo è andato da Bruno Vespa con
un’apparente contraddizione. Come condottiero della protesta più
scatenata e più ostile a tutto il resto della politica italiana: “O noi o
loro”. Ma anche con la faccia del leader in grado di governare la
“rabbia buona” e per dimostrare “alla gente di una certa età che ha un
pregiudizio su di me” di non essere “né Hitler né Stalin”. È riuscito a
tenere insieme incazzatura e senso di responsabilità? (continua)
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