Nel pamphlet di Thomas Paine “Senso comune” (che uscì nel gennaio del 1776, vendette 200.000 copie e fu besteseller decisivo che convinse gli americani a emanciparsi dalla corona inglese) si trova la più cristallina definizione dello Stato minimo. Il governo è “un male necessario nella sua forma migliore”, “un male intollerabile” in quella peggiore. Paine però non avrebbe approvato tutte le affermazioni dei “miniarchi” di oggi, proprio a partire da una questione centrale: quella della tassazione. Per lui, sì, lo Stato doveva essere “minimo” e dunque costare poco e non taglieggiare i cittadini per finanziare funzioni che andassero al di là del mantenimento della libertà e della sicurezza. Una tassa però era ai suoi occhi del tutto giustificata, quella sull’eredità, e a partire delle stesse ragioni che egli addiceva contro la monarchia inglese. “Al male della monarchia abbiamo aggiunto quello della successione ereditaria; e mentre la prima rappresenta un modo per avvilire e degradare noi stessi, la seconda, che viene rivendicata come un diritto, è un insulto e una soperchieria nei confronti dei posteri”. Se prendiamo sul serio l’idea che gli uomini sono “tutti originariamente uguali”, non si può stabilire che certi titoli e onori possano essere trasmessi per via ereditaria. Questo valeva per l’istituto monarchico, che tanto spesso ha dato all’umanità un “asino travestito da leone”, ma vale anche per democrazie. L’eguaglianza delle opportunità, l’economia di mercato, l’idea di meritocrazia non possono che essere falsate e umiliate dalla presenza di coloro che ereditano senza alcun merito ingenti somme di denaro. Sono le stesse ragioni che hanno spinto Bill Gates a dichiararsi – in accordo con suo padre, dal quale non dipende per nulla la sua fortuna economica – contrario all’abolizione della tassa sull’eredità voluta da Bush. Buona parte del suo patrimonio inoltre andrà progressivamente a finanziare cause di pubblica utilità. E i suoi figli, da grandi, ne siamo certi, gliene saranno infinitamente grati.
Armando Massarenti – da: “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” – Ed. Il Sole 24 Ore
Nessun commento:
Posta un commento