mercoledì 18 settembre 2013

Pierrot 365


"Il discorso di Berlusconi"


Craxi spiegò in Parlamento che se rubava lui, rubavano tutti. Nessuno si alzò in piedi per contestarlo. Silenzio assenso? C'è ora una larga attesa, figlia delle larghe intese, sul discorso che un pregiudicato, amico fraterno, non a caso, di Bottino, farà alle Camere riunite. Di per sé è già un evento che Berlusconi si faccia vedere in aula dato il suo assenteismo cronico emulato solo dal suo avvocato parlamentare, il noto Ghedini (continua)



Panoramica


Andate e "pacificatevi" con tutti i deliquenti


La nuova parola d'ordine adesso è 'pacificazione nazionale'. Ogni dieci anni i cittadini italiani sono perentoriamente invitati a 'pacificarsi'. Con chi? Con i delinquenti. Negli '80 con i terroristi assassini. E, di fatto, questo avvenne grazie a quelle leggi sui 'pentiti' che la cosiddetta classe dirigente fu costretta a varare per non aver saputo, o voluto, affrontare sul campo, 'manu militari', il fenomeno terrorista, essendone anzi stata connivente in alcune sue componenti, politiche e intellettuali, specialmente socialiste (continua)



Sant'Ignazio all'Olivella (PA)


Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore da Craxi a Mills


Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto. Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica (continua)



Vendemmia 2013


La campagna d'odio e i partigiani di Silvio


Fra le infinite sciocchezze che si sono dette dopo la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi per una colossale frode fiscale (che non è una semplice evasione fiscale) la più grave e pericolosa è quella di Michele Perini, Presidente di Fiera Milano e berlusconiano doc: "Facciamo come in Egitto, segnamo le case dei giudici, che tutti sappiano dove vivono". Che cos'è? Una nuova forma di gogna? Una 'stella gialla' appiccicata sul petto come facevano i fascisti con gli ebrei? Un invito a colpire? E dire che per anni i berlusconiani ci hanno fracassato i santissimi affermando che nei confronti del loro leader era in atto "una campagna d'odio". E questa che cos'è? E se qualche sconsiderato dell'autoproclamatosi 'Esercito di Silvio', che dice di poter contare su "500 reggimenti attivi" prendesse sul serio le farneticazioni di Michele Perini e passasse all'azione? (continua)




Sant'Ignazio all'Olivella (PA)


Napolitano, un passo indietro


Napolitano ci ha provato. Lui voleva, vuole, lo status quo, la stabilità politica. Ha creduto che un governo delle larghe intese potesse impedire il crollo del Paese. Invece ha ottenuto l'effetto contrario. E' stato un doppio azzardo voler rimanere per un altro settennato e accettare un governo condizionato da Berlusconi imputato in più processi che, fosse solo per la statistica, poteva diventare un pregiudicato in breve tempo. Napolitano deve prendere atto che in entrambi i casi queste sue decisioni si sono rivelate un rischio maldestramente calcolato (continua)


 

Capo Granitola


Il marcio su Roma (Marco Travaglio)


"Il marcio su Roma", Marco Travaglio, dalle pagine del Fatto Quotidiano, polemizza con il governo e il Quirinale, "complici" con Berlusconi, condannato in via definitiva. Ecco l'editoriale: 
Si racconta che il leader della sinistra storica Agostino Depretis, inventore del trasformismo, noto per la diabolica arte del rimpasto, del galleggiamento e dell'equilibrismo, quando tirava aria di crisi di governo si presentasse in Parlamento pallido ed emaciato, intabarrato in abiti trasandati e lisi, la barba lunga e bianca, l'andatura claudicante per l'eterna gotta, quasi avesse un piede nella fossa. Si rivolgeva all'assemblea con voce malferma e tossicchiante, con intercalari del tipo: "Sono mezzo malato, e pure di malumore, abbiate un po' di pazienza". Dinanzi a quel cadavere ambulante, anche i più strenui oppositori si muovevano a compassione e lasciavano passare la fiducia. Tanto, pensavano tra sé e sé, dura poco (continua)

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 6 agosto 2013)

Infiorescenza


"L'Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti"


“L’Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”. Il professor Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, ex direttore del Dipartimento di psichiatria di Verona, membro della New York Academy of Sciences e presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association ha messo idealmente sul lettino questo Paese che si dibatte tra crisi economica e caos politico e si è fatto un’idea precisa del malessere del suo popolo. Un’idea drammatica. Con una premessa: “Che io vedo gli italiani da italiano, in questo momento particolare. Quindi, sia chiaro che questa è una visione degli altri e nello stesso tempo di me. Come in uno specchio” (continua)

  Andrea Purgatori (L'Huffington Post,


Muro a secco


Il ricatto del condannato


La tragicommedia del "Santo Martire della mala-giustizia italiana" è giunta infine al suo climax. Dopo la condanna definitiva decisa dalla Cassazione per Silvio Berlusconi, si dispiegano con geometrica potenza l'improvvisa drammatizzazione del suo ricatto politico e la messinscena mediatica della Grande Banalizzazione dei suoi processi penali. Il ricatto è ultimativo, e chiama in causa il Quirinale: o mi date un salvacondotto, o salta tutto. La banalizzazione è suggestiva, e chiama in causa le coscienze: ho salvato il Paese dai comunisti, quindi sono innocente per definizione (continua)

 Massimo Giannini (La Repubblica, 3 agosto 2013


L'uccello col cappello


Il pregiudicato costituente (Marco Travaglio)


Oddio, hanno condannato Berlusconi e nessuno sa cosa mettersi. Del resto, chi l’avrebbe mai detto che il compare di Mangano, Gelli, Craxi, Dell’Utri e Previti – per citare solo i migliori – già amnistiato per falsa testimonianza, prescritto due volte per corruzione giudiziaria e cinque per falso in bilancio e una per rivelazione di segreto, tuttora imputato per corruzione di senatori e indagato per induzione alla falsa testimonianza, nonché condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, avrebbe potuto un giorno o l’altro diventare un pregiudicato? (continua)


 

Intarsio barocco


Le conseguenze della verità


Il falso miracolo imprenditoriale che nella leggenda di comodo aveva generato e continuamente rigenerava l'avventura politica di Silvio Berlusconi ieri ha rivelato la sua natura fraudolenta, trascinando nella rovina vent'anni di storia politica travagliata del nostro Paese. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna di Berlusconi a quattro anni per frode fiscale, chiedendo alla Corte d'Appello di rideterminare il calcolo della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici, dopo che il Procuratore Generale aveva proposto di ridurla. La condanna diventa dunque definitiva, il crimine è accertato, e tutto il mondo oggi sa che Berlusconi ha frodato il fisco, la sua azienda, gli altri azionisti e il mercato, per costruirsi una provvista illecita di fondi neri all'estero da usare per alterare un altro mercato, quello delicatissimo della politica (continua)



Minimalismo


Berlusconi fuorigioco: attenti a Napolitano!


Intervistato da Enrico Mentana il cittadino Luigi di Maio, vice presidente della Camera e faccia da bravo ragazzo del M5S, ieri pomeriggio dice una cosa sacrosanta: se i democratici (nelle varie etichettature del loro partito susseguitesi in questi vent’anni) avessero onorato seppure al minimo sindacale il compito politico cui erano preposti, non saremmo giunti a questa ordalia finale in Cassazione tra Silvio Berlusconi e la Giustizia italiana (continua)

Pierfranco Pellizzetti (Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2013