mercoledì 18 settembre 2013
"Il discorso di Berlusconi"
Craxi spiegò in Parlamento che se rubava lui, rubavano tutti. Nessuno si alzò in piedi per contestarlo. Silenzio assenso? C'è ora una larga attesa, figlia delle larghe intese, sul discorso che un pregiudicato, amico fraterno, non a caso, di Bottino,
farà alle Camere riunite. Di per sé è già un evento che Berlusconi si
faccia vedere in aula dato il suo assenteismo cronico emulato solo dal
suo avvocato parlamentare, il noto Ghedini (continua)
Andate e "pacificatevi" con tutti i deliquenti
La nuova parola d'ordine adesso è 'pacificazione
nazionale'. Ogni dieci anni i cittadini italiani sono perentoriamente
invitati a 'pacificarsi'. Con chi? Con i delinquenti. Negli '80 con i
terroristi assassini. E, di fatto, questo avvenne grazie a quelle leggi
sui 'pentiti' che la cosiddetta classe dirigente fu costretta a varare
per non aver saputo, o voluto, affrontare sul campo, 'manu militari', il
fenomeno terrorista, essendone anzi stata connivente in alcune sue
componenti, politiche e intellettuali, specialmente socialiste (continua)
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2013)
Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore da Craxi a Mills
Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale
non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo
“squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la
politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare
il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando
le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm
in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il
reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione
si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto. Forse Panebianco non
sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da
sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di
continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con
l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati
dalla vita politica (continua)
La campagna d'odio e i partigiani di Silvio
Fra le infinite sciocchezze che si sono dette dopo la
condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi per una colossale frode
fiscale (che non è una semplice evasione fiscale) la più grave e
pericolosa è quella di Michele Perini, Presidente di Fiera Milano e
berlusconiano doc: "Facciamo come in Egitto, segnamo le case dei
giudici, che tutti sappiano dove vivono". Che cos'è? Una nuova forma di
gogna? Una 'stella gialla' appiccicata sul petto come facevano i
fascisti con gli ebrei? Un invito a colpire? E dire che per anni i
berlusconiani ci hanno fracassato i santissimi affermando che nei
confronti del loro leader era in atto "una campagna d'odio". E questa
che cos'è? E se qualche sconsiderato dell'autoproclamatosi 'Esercito di
Silvio', che dice di poter contare su "500 reggimenti attivi" prendesse
sul serio le farneticazioni di Michele Perini e passasse all'azione? (continua)
Massimo Fini (Il Gazzettino, 9 agosto 2013)
Napolitano, un passo indietro
Napolitano ci ha provato. Lui voleva, vuole, lo status
quo, la stabilità politica. Ha creduto che un governo delle larghe
intese potesse impedire il crollo del Paese. Invece ha ottenuto
l'effetto contrario. E' stato un doppio azzardo voler rimanere per un
altro settennato e accettare un governo condizionato da Berlusconi
imputato in più processi che, fosse solo per la statistica, poteva
diventare un pregiudicato in breve tempo. Napolitano deve prendere atto
che in entrambi i casi queste sue decisioni si sono rivelate un rischio
maldestramente calcolato (continua)
Il marcio su Roma (Marco Travaglio)
"Il marcio su Roma", Marco Travaglio, dalle pagine del
Fatto Quotidiano, polemizza con il governo e il Quirinale, "complici"
con Berlusconi, condannato in via definitiva.
Ecco l'editoriale:
Si racconta che il leader della sinistra storica Agostino Depretis, inventore del trasformismo, noto per la diabolica arte del rimpasto, del galleggiamento e dell'equilibrismo, quando tirava aria di crisi di governo si presentasse in Parlamento pallido ed emaciato, intabarrato in abiti trasandati e lisi, la barba lunga e bianca, l'andatura claudicante per l'eterna gotta, quasi avesse un piede nella fossa. Si rivolgeva all'assemblea con voce malferma e tossicchiante, con intercalari del tipo: "Sono mezzo malato, e pure di malumore, abbiate un po' di pazienza". Dinanzi a quel cadavere ambulante, anche i più strenui oppositori si muovevano a compassione e lasciavano passare la fiducia. Tanto, pensavano tra sé e sé, dura poco (continua)
Si racconta che il leader della sinistra storica Agostino Depretis, inventore del trasformismo, noto per la diabolica arte del rimpasto, del galleggiamento e dell'equilibrismo, quando tirava aria di crisi di governo si presentasse in Parlamento pallido ed emaciato, intabarrato in abiti trasandati e lisi, la barba lunga e bianca, l'andatura claudicante per l'eterna gotta, quasi avesse un piede nella fossa. Si rivolgeva all'assemblea con voce malferma e tossicchiante, con intercalari del tipo: "Sono mezzo malato, e pure di malumore, abbiate un po' di pazienza". Dinanzi a quel cadavere ambulante, anche i più strenui oppositori si muovevano a compassione e lasciavano passare la fiducia. Tanto, pensavano tra sé e sé, dura poco (continua)
"L'Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti"
“L’Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di
vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i
manicomi”. Il professor Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, ex direttore del Dipartimento di psichiatria di Verona, membro della New York Academy of Sciences e presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association
ha messo idealmente sul lettino questo Paese che si dibatte tra crisi
economica e caos politico e si è fatto un’idea precisa del malessere del
suo popolo. Un’idea drammatica. Con una premessa: “Che io vedo gli
italiani da italiano, in questo momento particolare. Quindi, sia chiaro
che questa è una visione degli altri e nello stesso tempo di me. Come in
uno specchio” (continua)
Andrea Purgatori (L'Huffington Post, 06/08/2013)
Il ricatto del condannato
La tragicommedia del "Santo Martire della mala-giustizia italiana" è giunta infine al suo climax. Dopo la condanna definitiva
decisa dalla Cassazione per Silvio Berlusconi, si dispiegano con
geometrica potenza l'improvvisa drammatizzazione del suo ricatto
politico e la messinscena mediatica della Grande Banalizzazione dei suoi
processi penali. Il ricatto è ultimativo, e chiama in causa il
Quirinale: o mi date un salvacondotto,
o salta tutto. La banalizzazione è suggestiva, e chiama in causa le
coscienze: ho salvato il Paese dai comunisti, quindi sono innocente per
definizione (continua)
Massimo Giannini (La Repubblica, 3 agosto 2013)
Il pregiudicato costituente (Marco Travaglio)
Oddio, hanno condannato Berlusconi e nessuno sa cosa mettersi. Del
resto, chi l’avrebbe mai detto che il compare di Mangano, Gelli, Craxi,
Dell’Utri e Previti – per citare solo i migliori – già amnistiato per
falsa testimonianza, prescritto due volte per corruzione giudiziaria e
cinque per falso in bilancio e una per rivelazione di segreto, tuttora
imputato per corruzione di senatori e indagato per induzione alla falsa
testimonianza, nonché condannato in primo grado a 7 anni per concussione
e prostituzione minorile, avrebbe potuto un giorno o l’altro diventare
un pregiudicato? (continua)
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano del 02/07/2013)
Le conseguenze della verità
Il falso miracolo imprenditoriale che nella leggenda di comodo aveva
generato e continuamente rigenerava l'avventura politica di Silvio
Berlusconi ieri ha rivelato la sua natura fraudolenta, trascinando nella
rovina vent'anni di storia politica travagliata del nostro Paese. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna di Berlusconi
a quattro anni per frode fiscale, chiedendo alla Corte d'Appello di
rideterminare il calcolo della pena accessoria di interdizione dai
pubblici uffici, dopo che il Procuratore Generale aveva proposto di
ridurla. La condanna diventa dunque definitiva, il crimine è accertato, e
tutto il mondo oggi sa che Berlusconi ha frodato il fisco, la sua
azienda, gli altri azionisti e il mercato, per costruirsi una provvista
illecita di fondi neri all'estero da usare per alterare un altro
mercato, quello delicatissimo della politica (continua)
Ezio Mauro (La Repubblica, 2 agosto 2013)
Berlusconi fuorigioco: attenti a Napolitano!
Intervistato da Enrico Mentana il cittadino Luigi di Maio, vice presidente della Camera e faccia da bravo ragazzo del M5S, ieri pomeriggio dice una cosa sacrosanta: se i democratici
(nelle varie etichettature del loro partito susseguitesi in questi
vent’anni) avessero onorato seppure al minimo sindacale il compito
politico cui erano preposti, non saremmo giunti a questa ordalia finale
in Cassazione tra Silvio Berlusconi e la Giustizia italiana (continua)
Pierfranco Pellizzetti (Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2013)
Iscriviti a:
Post (Atom)