Non è una partita a scacchi. La politica questo ci ha insegnato, che si deve giocare d’astuzia, intelligenza, prevedendo le mosse dell’avversario e vince il migliore, cioè il più lucido, attento, audace. C’è spregiudicatezza nelle partite a scacchi, ma non c’è livore. Quella che si gioca, invece, fra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi è una partita cattiva, molto cattiva. Uno dei due contendenti, Gianfranco Fini, è infinitamente più debole a dispetto del ruolo, presidente della Camera.
L’avversario gli ha preparato una trappola infernale, ma per farlo ha dovuto giocare d’azzardo e non è detto che l’azzardo lo premi. Andiamo ai fatti (continua)
Sicilia Informazioni (2 marzo 2011)
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