martedì 23 marzo 2010
Io vivo in un Call Center - Racconto - puntata n. 28
Lui cercava di placare il suo odore, un effluvio, quasi un archetipo, e trovava invece il lezzo di se e delle sue angustie, scandagliate una ad una nelle sue notti d'insonne, mal calmierate dalle tisane e dai bicchieri colmi d'acqua e anice. Allora contava le crepe del soffitto che gli parevano più profonde, d'ora in ora più estese, come una gramigna, un'astenia mal celata. Seduto sul suo letto cercava le solite lenzuola di Marsiglia ma esse non l'accudivano come un tempo, non ne acquietavano gli umori. Le tele stavano lì, con gli acrilici e gli acquerelli, piatti colmi di colore sul tavolo già saturo di oggetti, in un disordine di tazze e scodelle. Era troppo (continua)
Francesco Greco
lunedì 8 marzo 2010
La scia avvelenata di questo week-end: "La legge del più forte e il ritorno alle caverne"
La vera scia avvelenata che rischia di lasciarsi dietro questo cupo week end non saranno le elezioni illegali in un paio di regioni, e nemmeno la rabbia di quelle minoranze – Dio le benedica – che tra sabato e domenica sono andate in piazza a protestare. La vera scia avvelenata che si lascerà dietro questo cupo week end è un cocktail pauroso di assuefazione e rassegnazione, un cocktail che è stato inoculato a dosi crescenti nell’ultimo anno e che adesso è arrivato con una siringata da cavallo. L’assuefazione allo stupro delle regole del vivere civile è cresciuta giorno dopo giorno, nelle cento leggi ad personam, nelle mille ordinanze comunali oltre il limite del razzismo, nei centomila conflitti d’interessi, nella fabbricazione di falsi dossier contro i giornalisti avversari, nei titoli urlati di bile dei giornali del premier, nelle bugie ininterrotte dei tg di regime. Così come in tanti segnali più deboli ma non meno significativi, come il pedinamento a telecamere accese di un giudice che aveva osato dare torto all’azienda del premier o l’automobile data a fuoco di un ragazza che poteva rivelare qualcosa sulle sue notti col Capo. Un avvelenamento lento, che ha mitridatizzato il ventre della società facendole considerare normale, accettabile, ciò che è solo vergogna. La rassegnazione è il passo successivo: quando la violenza diventa così plateale e sfrontata da produrre l’idea che non possa essere più fermata (continua)
Alessandro Gilioli (Blog L'Espresso: Piovono Rane - Scritto lunedì, 8 marzo, 2010)
Sandro Pertini, cartoline dall’onestà
Ho conosciuto Sandro Pertini quando, negli anni ‘70, ci chiamavano “pretori d’assalto”. Lo incontrai per la prima volta quando era presidente della Camera. Pertini rappresentava, per noi giovani, la storia, il collegamento tra le sofferenze della guerra trascorsa e le conquiste di libertà, le speranze di progresso e di sviluppo della nostra democrazia. Nell’inverno del 1974, l’Italia era in piena crisi petrolifera. Le case, gli ospedali, le scuole erano prive di riscaldamento. Mancava il gasolio e la benzina. Ero pretore a Genova. In seguito a indagini, intercettazioni telefoniche e sequestri di documenti, accertai che i petrolieri pagavano tangenti pari al 5% dei guadagni loro concessi da leggi approvate dal Parlamento. I petrolieri erano i corruttori e ministri e parlamentari i corrotti. All’epoca l’organo inquirente dei ministri era la Commissione inquirente, formata da deputati e senatori e gli atti del processo dovevano essere consegnati al presidente della Camera.
Pertini mi ricevette, lesse in mia presenza alcuni documenti. Pianse dalla rabbia e l’indomani dichiarò: "La morale è una scienza morta se la politica non cospira con lei e non la fa regnare nella nazione. La democrazia si difende, si sostiene e si rafforza con una grande tensione morale; la corruzione è nemica della democrazia, la corruzione offende la coscienza del cittadino onesto, l’esempio deve essere dato dalla classe dirigente e in primo luogo da me che vi parlo. Si colpiscano i colpevoli di corruzione senza pietismi, senza solidarietà di amicizia o di partito. Questa solidarietà sarebbe vera complicità, la politica deve essere fatta con le mani pulite" (continua)
Mario Almerighi (da il Fatto Quotidiano del 7 marzo 2010)
Cala il consenso per il governo
Come in molti avevano previsto, le convulse vicende di questi giorni riguardo alla presentazione delle liste per le regionali, hanno finito con l'influire negativamente sul grado di popolarità del Governo. Facendolo ulteriormente calare — dopo la diminuzione già rilevata il mese scorso— di altri 4 punti. E assestando l’indice di consenso poco sotto il 39%, quando, a dicembre scorso, subito dopo l'aggressione al Cavaliere in Piazza del Duomo a Milano, esso aveva superato il 50%. Siamo giunti dunque ad uno dei livelli più bassi mai registrati per l'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Il calo più consistente di popolarità non si è manifestato tra gli elettori di centrosinistra (ove, ovviamente, i giudizi positivi sul Governo sono già molto bassi e non possono decrescere più di tanto), ma, specialmente nel cuore dei segmenti che tradizionalmente sostengono la coalizione del centrodestra (continua)
Renato Mannheimer (Corriere della Sera - 07 marzo 2010)
domenica 7 marzo 2010
Aforismi di Ennio Flaiano
Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni (continua)
Ennio Flaiano (http://aforismi.meglio.it/)
Ponzio pelato
Approvato il decreto salvaliste. La Beghelli nega ogni responsabilità.
L’articolo 1 del decreto: “Chiamiamo noi quando siamo pronti”.
Il decreto interpreta la legge. Del più forte.
Il Consiglio dei Ministri è durato 35 minuti. Poi la democrazia ha smesso di soffrire.
http://www.spinoza.it/2010/ponzio-pelato (6 marzo 2010)
Decreto legge 6 marzo 2010 recante interpretazione autentica di disposizioni del procedimento elettorale e relativa disciplina di attuazione.
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico (continua)
Giorgio Napolitano
L'abuso di potere
POICHE' «la sostanza deve prevalere sulla forma», secondo il nuovo comandamento costituzionale berlusconiano recitato dal presidente del Senato Schifani, il governo della Repubblica ha sanato ieri con una legge di comodo gli errori commessi dal Pdl, che avevano portato all´estromissione di Formigoni dalle elezioni in Lombardia e della lista berlusconiana a Roma. Questo gesto unilaterale compiuto dalla maggioranza a tutela di se stessa può sembrare una prova di forza. È invece la conferma di un´atrofia politica di base e di vertice, che somma un vizio finale alle colpe iniziali, rivelando il vero volto che nei sistemi democratici assume la forza quando è senza politica, e fuori dalle regole che la disciplinano e la governano: l´abuso di potere. Non c´è alcun dubbio che una competizione elettorale senza il principale partito è anomala, e il problema riguarda tutti i concorrenti (non solo gli esclusi), perché riguarda il sistema intero e il diritto dei cittadini di poter esercitare compiutamente la loro scelta, con tutte le parti in campo. Ma se il problema interpella tutti, le responsabilità di questa anomalia - che in forme diverse si è verificata a Roma e a Milano, con firme false e termini per la presentazione delle liste non rispettati - sono di qualcuno che ha un nome preciso: il Pdl. Non c´entra nulla il "comunismo", questa volta, e nemmeno c´entrano le "toghe rosse". È lo sfascio della destra che produce il suo disastro, perché quando la locomotiva della leadership non funziona più, e non produce politica, tutti i vagoni si arrestano, o deragliano senza guida (continua)
EZIO MAURO (La Repubblica - 6 marzo 2010)
mercoledì 3 marzo 2010
Il fantasma di un partito
La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe. Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio. Una corte, è stato autorevolmente detto. Ma a quel che è dato vedere pare piuttosto una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa – specie nel Mezzogiorno – che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma – gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità. E' per l'appunto tra queste fila che, a partire dalla primavera dell'anno scorso, si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure (continua)
Ernesto Galli della Loggia dal Corriere della Sera Media&Regime | antefattoblog
CONSUMA E MUORI
Il capitalismo ci riduce a bestie da soma, anche il tempo libero è regolato da logiche di mercato. Nemmeno l’impegno sociale ci può salvare. Noi non siamo solo stufi di pagare le tasse. Siamo stufi di lavorare. Di essere, nella stragrande maggioranza,degli “schiavi salariati”, per dirla con Nietzsche, costretti a produrre per consumare. Stufi di essere dei tubi digerenti, dei lavandini,dei water attraverso i quali deve passare il più velocemente possibile ciò che altrettanto velocemente produciamo. Adesso siamo arrivati addirittura all’estremo paradosso più nemmeno per consumare, ma dobbiamo consumare per produrre («Bisogna stimolare i consumi per aumentare la produzione», vero?). Dobbiamo cacare in continuazione, come scimmie, ingoiare la nostra merda e dire anche che ne siamo felici. Siamo la “variabile dipendente” del meccanismo economico, il “terminale uomo”. Anzi non siamo più nemmeno uomini, siamo stati degradati, appunto, a “consumatori”. Non c’è cosa più beffarda,concretamente e linguisticamente,del cosiddetto “tempo libero”. È anch’esso un tempo obbligato, da consumare per nutrire l’onnipotente meccanismo che ci sovrasta (continua)
Massimo Fini
Ad personam
Tre leggi ad personam all'anno - In realtà negli elenchi non si tiene mai conto di tutte: ci siamo dimenticati la prima, il Decreto Biondi, ci siamo dimenticati tutti quelli che gli ha fatto il centrosinistra e allora sono andato a spulciare e ho visto che, in realtà, le leggi ad personam nel senso di personam uguale Silvio Berlusconi sono state, in questi quindici anni, 36 solo quelle già approvate definitivamente e quindi le cinque che vi ho appena detto sono fuori, nel senso che quando saranno legge anche queste cinque si arriverà alla ragguardevole quota di 41.
41 in quindici anni vuole dire quasi tre all’anno, tenendo conto che Berlusconi, in questi quindici anni, ha governato soltanto per sette e mezzo otto, mentre gli altri erano gli anni del centrosinistra e conseguentemente, se dovessimo calcolare soltanto gli anni in cui lui aveva la maggioranza in Parlamento, dovremmo parlare addirittura di - sette per sei - sei all’anno, che sono una discreta media e in più ce ne sono alle undici che, o sono state tentate e non sono riuscite, oppure sono lì depositate in Parlamento pronte, come colpi in canna, a essere sparate (continua)
Marco Travaglio (Passaparola dell' 1 marzo 2010)
lunedì 1 marzo 2010
È l'onomastico del babbo ed egli è lontano. Scrivigli ciò che ti detta il cuore.
Caro papà, oggi è il tuo onomastico, e io ti scrivo ciò che mi detta il cuore.
Caro papà, tu eri disoccupato, perciò sei andato a Torino! perché eri disoccupato! Tu a Torino non ci volevi andare, mi ricordo; dicevi che quella gente non ci poteva vedere, che il clima era una schifezza, la lingua una schifezza, il mangiare una schifezza, che tutti i torinesi erano una schifezza. Tu non ci volevi andare a Torino, mi ricordo, ma ci sei dovuto andare per forza. Poi ci hai scritto che non tutti erano una schifezza lassù, che due o tre pure si salvavano! Meno male, papà, così ora stiamo più sereni.
Oggi è il tuo onomastico, e io ti scrivo ciò che mi detta il cuore.
Tu eri disoccupato, papà, perciò sei andato a Torino. Ti voglio raccontare qualcosa che è successo in questi giorni. Ieri stavo solo con nonna, quando hanno bussato alla porta (continua)
Marcello D'Orta (Io Speriamo Che Me La Cavo)
Quando si superano i limiti della decenza: "Costi della politica, 626 mila autoblu in Italia"
Sapete quante sono le auto blu in Italia? 626.760 secondo i calcoli fatti alcuni mesi fa. Può darsi però che siano cresciute nel frattempo. Per farvi un’idea, tenete conto che gli Stati Uniti d’America hanno appena 72.000 auto blu. Ve l’immaginate, l’America, grande e federale ne ha otto o nove volte di meno. E dietro gli States ci sono la Francia, il Regno Unito e così via. Il record italiano è irraggiungibile. La parte del leone la fa lo Stato con 172.204 auto blu. Seguono gli Enti pubblici (137.942), le regioni con 54.219, comuni (72.000), province (51.000) e così via. La Sicilia fa la sua parte, naturalmente. Ma i numeri del parco macchine non sono noti. Possiamo riferirvi che per quanto riguarda la Regione tutti gli assessori ed i direttori generali hanno l’auto blu. L’Assemblea regionale ha un parco macchine assai ampio. A tutti i membri del consiglio di presidenza viene assegnata una vettura con autista “ad personam”, i presidenti delle commissioni legislative ne hanno a disposizione una tutte le volte che la chiedono, i presidenti dei gruppi parlamentari ne hanno una e se la pagano con i contributi dell’Assembla. Ogni vettura ha un autista (continua)
Sicilia Informazioni (25 febbraio 2010)
Barabba, un ladro e un assassino, fu graziato al posto di Gesù...
Barabba fu un ladro e un assassino per modo di dire, egli rubò solo pochi spiccioli agli ebrei, in quanto la maggior parte del capitale se l'erano già presa i Romani e Ponzio Pilato. Barabba poi, uccidendo i soldati romani, aveva fatto un favore agli Ebrei, in quanto aveva tolti di mezzo parecchie dozzine di tiranni più ladri di lui. Gli Ebrei, perciò, il dieci per cento odiavano Barabba perché li rubava, e il novanta per cento lo adoravano perché gli faceva fuori i Romani: per questo lo liberarono! Se Barabba sarebbe stato un cammorrista, uno spacciatore o un maniaco sensuale, essi da sotto il palco di Ponzio Pilato gli avrebbero tirato le scorze di mellone, le uova fracite, le palle di riso, e avrebbero liberato a Gesù. Invece speravano che liberando Barabba, lui come scendeva dal palco strangolava subito un paio di Romani. Invece Barabba scese i gradini e si allontanò senza neanche dire grazie. E così impararono a liberarlo.
Marcello D'Orta (Dio Ci Ha Creato Gratis - Il Vangelo secondo i bambini di Arzano - 1992)
Grazie a tre leggi ad personam evita la galera. La condanna di Mills lo avrebbe coinvolto
Senza tre leggi ad personam, fatte apposta per lui e per Cesare Previti, ieri Silvio Berlusconi sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine e accompagnato a San Vittore per scontare la pena dopo la condanna definitiva per corruzione giudiziaria di David Mills. Stessa sorte sarebbe toccata, con le opportune procedure di estradizione, per il legale (si fa per dire) inglese. E’ questa – checché ne dicano i tg e i giornali di regime – la traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che l’altroieri ha confermato irrevocabilmente la colpevolezza di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi All Iberian e Guardia di finanza, e dichiarando il reato prescritto da un paio di mesi. Basta riavvolgere il nastro del processo per immaginarne l’esito finale e definitivo, al netto della legge ex Cirielli (2005), dell’indulto extra-large (2006) e del “lodo” Alfano (2008).
Nel 2004 la Procura di Milano scopre, da una lettera di Mills al suo commercialista, che il legale è stato ricompensato con 600 mila dollari da “Mr.B.” per le sue testimonianze reticenti. Il 26 novembre 2005 Mr.B. fa approvare in tutta fretta l’ex Cirielli, che taglia la prescrizione per gli incensurati (cioè anche per lui e per Mills): quella per la corruzione giudiziaria scende da 15 a 10 anni. E, siccome la tangente a Mills risale al 1999-2000, il reato si prescriverà non più nel 2014-2015, ma nel 2009-2010. Nell’ex Cirielli c’è anche una norma che tutti definiscono salva-Previti, ma è anche salva-Berlusconi: quella che consente agli ultrasettantenni di scontare la pena agli arresti domiciliari. Norma approvata quando Previti ha 71 anni e Berlusconi 69. Nel 2006 la Procura di Milano chiede e ottiene il rinvio a giudizio di Berlusconi e Mills.
L’Unione vince le elezioni e, come primo atto in materia di giustizia, pensa bene di varare l’indulto più ampio della storia d’Italia, con la scusa del sovraffollamento delle carceri.
Nessuno dei trenta provvedimenti di clemenza varati in 50 anni di storia repubblicana includeva la corruzione. Il buonsenso consiglierebbe di escluderla anche stavolta (continua)
Peter Gomez e Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano 27 febbraio 2010
Sentenza Mills: "La prova delle menzogne"
"David Mills è stato corrotto. È quel che conta anche se la manipolazione delle norme sulla prescrizione, che Berlusconi si è affatturato a partita in corso, lo salva dalla condanna e lo obbliga soltanto a risarcire il danno per il pregiudizio arrecato all'immagine dello Stato. Questa è la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione. Per comprenderla bisogna sapere che la corruzione è un reato "a concorso necessario": se Mills è corrotto, il presidente del Consiglio è il corruttore.
Per apprezzare la decisione, si deve ricordare che cosa ha detto, nel corso del tempo, Silvio Berlusconi di David Mills e di All Iberian, l'arcipelago di società off-shore creato dall'avvocato inglese. "Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conosco neppure l'esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario" (Ansa, 23 novembre 1999). "Non conosco David Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l'Italia" (Ansa, 20 giugno 2008). Bisogna cominciare dalle parole - e dagli impegni pubblici - del capo del governo per intendere il significato della sentenza della Cassazione (continua)
Postato da Antonio Di Pietro (Blog 26 fabbraio 2010)
Elsa Morante e la manipolazione della rete
Seppur la manipolazione è evidente .................. quanto appare verosimile ............
1) E-mail:
Circola da qualche settimana in rete questo scritto di Elsa Morante.
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano (continua)
georgiamada
Benito Mussolini Discorso alla Camera dei Deputati (3 Gennaio 1925)
Signori!
Il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi forse non potrà essere, a rigor di termini, classificato come un discorso parlamentare.
Può darsi che alla fine qualcuno di voi trovi che questo discorso si riallaccia, sia pure attraverso il varco del tempo trascorso, a quello che io pronunciai in questa stessa aula il 16 novembre.
Un discorso di siffatto genere può condurre, ma può anche non condurre ad un voto politico. Si sappia ad ogni modo che io non cerco questo voto politico. Non lo desidero: ne ho avuti troppi.
L'articolo 47 dello Statuto dice:
« La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del re e di tradurli dinanzi all'Alta corte di giustizia ».
Domando formalmente se in questa Camera, o fuori di questa Camera, c'è qualcuno che si voglia valere dell'articolo 47. [Vivissimi prolungati applausi. Moltissimi deputati sorgono in piedi. Grida di "Viva Mussolini!". Applausi anche dalle tribune].
Il mio discorso sarà quindi chiarissimo e tale da determinare una chiarificazione assoluta.
Voi intendete che dopo aver lungamente camminato insieme con dei compagni di viaggio, ai quali del resto andrebbe sempre la nostra gratitudine per quello che hanno fatto, è necessaria una sosta per vedere se la stessa strada con gli stessi compagni può essere ancora percorsa nell'avvenire.
Sono io, o signori, che levo in quest'aula l'accusa contro me stesso (continua)
Benito Mussolini
Passaparola: "Telefascismo"
Le liste pulite di Berlusconi - Per cui l’ha detto Di Pietro per secoli, Grillo per secoli, l’abbiamo detto noi nei nostri libri per secoli, adesso lo dice Berlusconi, mi dice che non lo dicono solo quelli del PD, anzi si apprestano a fare una legge per impedire la candidatura dei magistrati nel luogo dove stanno lavorando, che è proprio l’emergenza numero uno, siamo in Finlandia, in Danimarca, quindi c’è una politica talmente pulita che può preoccuparsi di dove deve eventualmente candidarsi un Magistrato, perché?
Perché Di Pietro ha candidato un Magistrato come capolista in Puglia, invece di preoccuparsi di quello che succede in Campania (continua)
Marco Travaglio (Passaparola del 22 febbraio 2010)
InDiCaTiVe
Gli INDICATIVE nascono a Palermo nel Marzo 2007. Si tratta di una band esclusivamente strumentale, formata da Betto (Moque,Oktane), Giancarlo (Bastardsinlove,Postoko,KaliYuga), Emanuele & Wolf (FilthySundayCircus).
Gli INDICATIVE, sfruttando anche le varie esperienze ed influenze musicali di ogni componente della band, cercano di creare atmosfere e sonorità coinvolgenti, senza porsi particolari limiti stilistici o di genere e spaziando così tra possibili soluzioni ed intuizioni. Tutto questo, ovviamente, con una visione del tutto....indicativa!
All'attivo il promo contentente 4 brani, registrato e mixato al "21esimoLivello", a Palermo, nel giugno 2007. Adesso (2009) in studio (al "21eimo Livello") per il mixaggio del primo album...e adesso il mastering (2010)
INDICATIVE born in Palermo (Sicily/Italy) in march 2007. It is an instrumental project, made by Betto (Moque,Oktane), Giancarlo (Bastardsinlove,Postoko,Kaliyuga), Emanuele & Wolf (FilthySundayCircus).
INDICATIVE, mixing the several experiences and influences of every member of the band, wants to make a sound and a feeling that hit inside, without boundaries about the style or the kind of music to play, free to be lead by intuition to different solutions. All is, obviously, indicative!
Out a four tracks promo, recorded and mixed at “21esimoLivello”, in Palermo, in june 2007. Now (2009) mixing the new album @ 21eismoLivello (Pa)...and now mastering (2010)
È il nostro Parlamento ma sembra la Chicago di Al Capone: tutti gli uomini mandati da Cosa Nostra per “fare il lavoro”.
Guardi il Parlamento e pensi al consiglio comunale di Chicago. Quello degli anni Venti, in cui Al Capone teneva il sindaco William “Big Bill” Hale Thompson jr e tutti gli altri a libro paga. E, almeno nei film, apostrofava i pochi poliziotti onesti urlando “Sei tutto chiacchiere e distintivo”. Il caso di Nicola Di Girolamo, il senatore Pdl che si faceva fotografare abbracciato ai boss e si metteva sull’attenti quando gli dicevano “tu sei uno schiavo e conti quanto un portiere”, è infatti tutt’altro che isolato. Tra i nominati a Montecitorio e Palazzo Madama, gli uomini (e le donne) risultati in rapporti con le cosche sono tanti. Troppi. Anche perché farsi votare dalla mafia non è reato. Frequentare i capi-bastone nemmeno. E così, mentre la Confidustria espelle non solo i collusi, ma persino chi paga il pizzo (persone che, codice alla mano, non commettono un reato, ma lo subiscono), i partiti imbarcano allegramente di tutto . Anche chi potrebbe aver fatto promesse che oggi non può, o non vuole, più rispettare.
Quale sia la situazione lo racconta bene la faccia di (continua)
Primo Piano | Peter Gomez (da Il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2010)