mercoledì 20 agosto 2008

Storia di una contravvenzione

«Dottò abbiamo preso la multa!» mi dice con tono rassegnato il tassista.
«Che volete dire con “abbiamo preso la multa”? Che l’ho presa pure io?»
«Ebbè mi pare evidente.»
«Veramente non capisco. Allora secondo voi, vi sembra normale che chi guida commette l’infrazione e chi sta seduto dietro deve pagare la multa?»
«E no dottò, perdonatemi, ma adesso state sbagliando siamo giusti! Voi prima dite “Andate di fretta” e poi non ne volete pagare le conseguenze.»
«Ma quale fretta?! E che c’entra la fretta?!»
«E come che c’entra? Voi come mi avete detto quando siete, salito alla stazione? “Andate di fretta agli aliscafi per Capri”. Avete detto così, sì o no?»
«Sentite, a prescindere che io ho detto solo “Agli aliscafi per Capri, ma quando anche avessi aggiunto “di fretta”, fino a prova contraria il responsabile dell’automezzo siete solo voi»
«E già ma a me che me ne importava di passare con il rosso? Se l’ho fatto è per farvi un piacere e per farvi arrivare prima agli aliscafi. Vuoi vedere adesso che invece di guadagnare, quando lavoro, ci debbo pure rimettere?»
«Un’altra volta non passavate con il rosso.»
«Io veramente sono passato con il giallo, io! Voi non lo so. Comunque adesso sta venendo la guardia e così vediamo che dice.»
«Ma che deve dire, scusate? Che se il conducente passa con il rosso, viene ritirata la patente al passeggero?»
«Non lo so, adesso vediamo.»
Il vigile si avvicina con lentezza, saluta militarmente dice:
«Patente e libretto di circolazione.»
«Scusate signora guardia,» dice il mio tassista mentre tira fuori i documenti richiesti «adesso voi siete una persona che lavora, no? Tutto il giorno qua in mezzo, piove o non piove. Io pure lavoro, il signore invece va a Capri. Ora secondo voi, chi deve pagare la multa?»
«Mah!» dice ridendo la guardia. «Se il signore vuole contribuire spontaneamente, io non ci trovo niente da dire.»
«Ma che contribuire e contribuire! Io non tiro fuori una lira.»
«Veramente» dice uno dei tanti spettatori che attorniano il nostro taxi «il signore ha ragione. La multa la paga il conducente però il signore deve anche capire che dopo gli deve dare una mancia adeguata per risarcirlo del danno subito.»
«Quello è padre di figli!» aggiunge una vecchietta infilando la testa nel finestrino del taxi. «è uscito per vedere come si può abbuscare (guadagnare) una mille lire e adesso non se la può spendere tutta insieme per pagare la multa al signore che deve andare a Capri.»
«Signora guardia,» dice il mio tassista uscendo dal taxi per parlare meglio con il vigile «pensate che prima di affittare ho fatto tre ore di fila a piazza Garibaldi e che quando ho visto il signore io mi credevo che era straniero, che se sapevo che era napoletano e pure un poco tirato di mano, io non lo facevo nemmeno salire...»
«Sentite,» dico io guardando l’orologio «o mi accompagnate o me ne vado. Io qua perdo l’aliscafo.»
«Lo vedete che andate di fretta!» dice trionfante il tassista.
«E va bene» dice il vigile. «Per questa volta andate pure. Però ricordatevi che la prossima volta mi pagate questo e quello. Quando uno si va a divertire non deve andare mai di fretta, se no che divertimento è.»
Fu così che il mio taxi si avviò in mezzo ad una folla sorridente e soddisfatta.
«Meno male dottò che è finito tutto bene» mi dice il tassista all’arrivo. «Vi giuro però su quella cara immagine, che se la guardia vi faceva pagare la contravvenzione, a me mi sarebbe veramente dispiaciuto.»
«Quant’è?» chiedo laconicamente mentre scendo dal taxi
«Fate voi…»

Luciano De Crescenzo ("Così parlò Bellavista" - 1977 Arnoldo Mondadori Editore)

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