Richard Feynman, si dice, era un genio. Non solo perché la teoria che nel 1965 gli valse il Nobel, l’elettrodinamica quantistica (QED, cioè “la strana teoria della luce e della materia” che spiega l’interazione tra elettroni e radiazioni elettromagnetiche), è la più potente e onnicomprensiva: rende conto di tutti i fenomeni elettrici e magnetici, abbracciando tutto ciò con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni, a eccezione della gravità.
La genialità di Feynman nasce dal suo particolare stile di vita e di pensiero – che è tutt’uno con la sua straordinaria creatività scientifica e la sua, spesso commovente, carica umana. Insomma, l’ideale per i giovani d’oggi a caccia di esempi da seguire. Per Feynman l’impresa scientifica era divertimento puro, da esercitarsi nella massima libertà e contro ogni autorità. Conoscere il mondo era per lui la più alta forma di poesia.
“Ho un amico artista” ha raccontato una volta, “e non sempre sono d’accordo con le sue opinioni. Magari prende in mano un fiore e dice: “Guarda com’è bello!” E sono d’accordo. Poi aggiunge: “Io, in quanto artista, riesco a vedere com’è bello un fiore. Voialtri scienziati lo fate a pezzi e diventa noioso”. E io penso che sragioni. Molte domande affascinanti nascono dal sapere scientifico: questo può soltanto accrescere il senso di meraviglia, di mistero, di rispetto che si prova davanti a un fiore. Accrescere soltanto. Non capisco come e che cosa potrebbe diminuire”.
Feynman, come molti fisici, non amava la filosofia: amava l’arte, la musica, la poesia. Ma in alcuni suoi versi (molto leopardiani) e, oserei dire, in tutta la sua opera, troviamo profondità filosofiche che invano cercheremmo altrove:
“Fuori dalla culla,
sulla terra asciutta,
qualcosa si alza:
atomi con una coscienza,
materia con curiosità.
In piedi davanti al mare,
stupito del mio stupore: io,
un universo di atomi,
un atomo nell’universo.”
Armando Massarenti – da: “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” – Ed. Il Sole 24 Ore
Nessun commento:
Posta un commento