Giuseppe Prezzolini nel 1921 scrisse un “Codice della vita italiana” che all’art. 1 recitava: “I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi”. Articolo 2: “Non c’è una definizione di fesso. Però se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, eccetera; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, eccetera; questi è un fesso”. L’individualismo esasperato, l’abitudine al piccolo inganno, il badare solo ai propri interessi, il servilismo sono alcuni dei difetti che Prezzolini attribuiva agli italiani. Ai furbi s’intende, che però non sono così astuti se finiscono per vivere di piccinerie. Alberto Sordi li ha immortalati nel nostro cinema. Se invece avesse dovuto ritrarli uno scienziato sociale, non avrebbe esitato a definirli dei free riders indefessi, battitori liberi che approfittano della buona fede degli altri per massimizzare il proprio vantaggio. Ma gli italiani, presi nel loro complesso, davvero non pensano ad altro che al proprio interesse? Economisti e teorici delle decisioni razionali ci spiegano che, dal punto di vista del mero calcolo degli interessi, votare non conviene. Il valore di un singolo voto è praticamente nullo, non sposta nessun equilibrio. Tanto vale lasciare perdere e andare al mare, comportandosi, appunto, da free rider, lasciando cioè che siano gli altri a fare il proprio dovere. Il fatto che invece, nei Paesi democratici, siano così tanti a recarsi alle urne, dimostra che anche altri fattori determinano il comportamento degli individui: il senso di identità e appartenenza, lo spirito civico, il desiderio di partecipare alla definizione del bene comune. E gli italiani non fanno eccezione. Anzi, spesso raggiungono eccessi di zelo del tutto eccentrici. Lo dimostra il seguente episodio. Due coniugi, sapendo che ‘altro avrebbe votato per il centro-destra e l’altro per il centro-sinistra, nel 2001 concordano di non andare a votare. Tanto il voto dell’uno avrebbe annullato quello dell’altro. Solo cinque anni più tardi, per puro caso, uno dei due ha scoperto che l’altro aveva votato di nascosto. Il codice di Prezzolini funziona, ma è soggetto a interpretazioni sorprendenti.
Armando Massarenti – da: “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” – Ed. Il Sole 24 Ore
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