Leggendo lo scoppiettante libro sull’infinito dello scrittore americano David Foster Fallace (Tuttom e di più) ci si imbatte in una bella versione del celeberrimo “tacchino induttivista” di Popper e di Russel, dove al posto del tacchino c’è il pollo.
“C’erano quattro polli in una stia di fildiferro e il più intelligente si chiamava Mr. Pollo. Tutte le mattine, quando il bracciante della fattoria arrivava nella stia con un certo sacco di iuta, Mr. Pollo iniziava ad agitarsi e a dare delle beccate di riscaldamento per terra, perché sapeva che era ora di mangiare. La cosa avveniva tutte le mattine intorno alla stessa ora t e Mr. Pollo aveva capito che t (uomo + sacco) = cibo, e così stava dando tutto fiducioso le sue beccate di riscaldamento anche in quell’ultima domenica mattina in cui il bracciante all’improvviso allungò una mano, prese Mr. Pollo, gli tirò il collo con un unico movimento elegante, lo ficcò nel sacco di iuta e se lo portò in cucina”.
“I ricordi di questo tipo” aggiunse lo scrittore americano “tendono a restare ben vividi nella memoria, se vi capita di averne. A maggior ragione perché, secondo il principio di induzione, Mr. Pollo sembrerebbe aver avuto ragione a non aspettarsi altro che la colazione da quella (n + 1) apparizione di uomo + sacco al momento t. La cosa inquietante e davvero fastidiosa è che Mr. Pollo non solo non sospettasse di nulla, ma sembri essere stato perfettamente giustificato nel suo non sospettare nulla”.
Morale (provvisoria): non tutte le nostre giustificazioni sono giustificate. Neppure la più banale, anzi fondamentale, senza la quale non potremmo più vivere: quella cioè che ci fa pensare che le regolarità che osserviamo nella vita di ogni giorno debbano ripetersi anche in futuro. E’ una fiducia di cui non possiamo fare a meno, altrimenti la vita quotidiana diventerebbe un incubo, ma che nello stesso tempo ci rende sorprendentemente simili a Mr. Pollo.
Armando Massarenti – da: “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” – Ed. Il Sole 24 Ore
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