venerdì 28 febbraio 2014

Come rispondere a insulti e provocazioni


Alle medie andavo a judo, come tutti quanti. Un cliché per un undicenne. Ero convinto che con un corso di arti marziali sarei riuscito a superare i limiti del mio fisico tutt'altro che imponente, addirittura speravo di arrivare a incutere un reverenziale timore nei miei coetanei, come con naturalezza riuscivano a fare gli amici meglio equipaggiati in peso e muscolatura. Rimasi piuttosto deluso quando alla prima lezione - in uno scantinato che puzzava di muffa - il maestro ci spiegò che la parola judo si poteva tradurre come "via della gentilezza", e che avremmo imparato a usare la forza dell'avversario per sottometterlo. Delusione, dicevo: volevo diventare forte, io, dell'avversario me ne fregavo (continua)

 

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