Il 1° marzo scorso il Consiglio dei ministri annunciava solennemente di avere approvato il testo del disegno di legge governativo per una legge anticorruzione. Doveva essere la risposta della maggioranza alle nuove Tangentopoli (l’ultima, quella intorno alla Protezione civile) esplose nei primi mesi dell’anno un po’ in tutta Italia e ai dati agghiaccianti forniti dalla Banca Mondiale e poi dalla Corte dei Conti, secondo cui le tangenti, con tutto l’indotto, impongono ai cittadini italiani una tassa occulta di 50-60 miliardi di euro all’anno. Cifra record in Europa, quasi il decuplo del costo della corruzione stimato dal centro studi Luigi Einaudi nel 1992, l’anno di Mani Pulite. Ma il testo, scritto dal ministro Angelino Alfano e dunque molto deludente, si è subito arenato in commissione al Senato e lì riposa in pace, nonostante i propositi di rilanciarlo più volte dichiarati dal Pdl all’esplodere di ogni nuovo scandalo, dal caso Scajola all’affaire P3. “Il Senato – giurava Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl, al Corriere della sera il 20 maggio – licenzierà il provvedimento verso metà giugno”. Ma non precisava di quale anno (continua)
Giustizia & impunità | di Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano 11 settembre 2010
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