Non ci voleva mettere la faccia. È racchiuso tutto qui il “giallo” della firma della manovra da parte del presidente del Consiglio: tentare in tutti i modi di far ricadere su qualcun altro – ovvero Tremonti, che ieri se l’è presa con i retroscenisti di Palazzo, augurandogli un “buon week end del 2 giugno” – la responsabilità di misure di correzione dei conti che lo stesso Gianni Letta ha descritto come “piene di sacrifici” e “lacrime e sangue”. E ci ha provato fino all’ultimo a tentare di sfuggire alle sue responsabilità. Si è persino presentato al Quirinale senza le carte, l’altra sera, proprio per avvalorare il fatto che lui non c’entrava nulla, che si era “occupato di tutto Tremonti” e che, dunque, lui non conosceva neppure bene alcuni dettagli del testo. Una bugia. “D’altra parte – avrebbe detto Berlusconi a Napolitano – io sono il presidente del Consiglio, ho delegato il ministro competente”.
Ecco, Napolitano è ormai avvezzo a sopportare queste piccinerie di Berlusconi, ma pare che l’altra sera la sua espressione si sia fatta particolarmente severa quando ha chiesto di vedere il testo della manovra e Berlusconi gli ha risposto “non ce l’ho”. C’è voluto un po’ prima che Napolitano capisse quali erano le vere intenzioni del premier, ovvero non firmare la manovra correttiva per non essere costretto a smentire, con i fatti, i suoi migliori slogan tipo “non metteremo le mani in tasca agli italiani” mentre la manovra ce le metterà eccome (continua)
Sara Nicoli (Da il Fatto Quotidiano del 30 maggio 2010)
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