Sulla Resistenza si è giocato un voluto equivoco, né innocente né innocuo, che ha permesso agli italiani di autoconvincersi di aver riconquistato la libertà con le proprie mani e anche di far finta di aver vinto una guerra che avevano invece perduto e nel modo più ignominioso. Nell'ambito di quel grandioso e drammatico evento che fu la Seconda Guerra mondiale, la Resistenza italiana ebbe un ruolo del tutto marginale. Fu un riscatto morale per quelle poche decine di migliaia di uomini e di donne che vi presero parte, non un riscatto politico dell'intero popolo italiano che dopo la caduta del Regime, il 25 luglio del 1943, si mise alla finestra, in attesa di salire sul carro del vincitore. Gli italiani avevano aderito in massa al fascismo. Ne fanno fede, oltre alla Storia in sè, i libri di De Felice («gli anni del consenso»), il fatto che furono solo tredici i docenti universitari (i cui nomi sono dimenticatissimi) che si rifiutarono di giurare fedeltà al Regime, perdendo la cattedra (continua)
Massimo Fini - 01/05/2007
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