giovedì 17 luglio 2008

I Giudei di Gerusalemme

“La sua guerra più dura fu contro i filistei. Questa è la guerra contro cui devono misurarsi tutti i figli della luce. Il filisteismo era la nota tipica dell’epoca e della comunità nella quale egli viveva. Nella loro tetra inaccessibilità alle idee, nella loro opaca rispettabilità, nella loro tediosa ortodossia, l’adorazione del volgare successo, la preoccupazione esclusiva del lato grossolanamente materialistico della vita e nella loro ridicola stima di se stessi e della propria importanza, i giudei di Gerusalemme al tempo di Cristo erano l’esatta controparte dei filistei britannici del nostro tempo. Cristo scherniva i “sepolcri imbiancati” della rispettabilità, e la frase rimase così fissata, per sempre. Considerava il successo mondano con il disprezzo più completo; non ci trovava assolutamente nulla. Egli considerava la ricchezza un impedimento per l’uomo. Non voleva saperne della vita sacrificata a un qualsivoglia sistema di pensiero o di morale. Fece notare che le convenzioni e le cerimonie erano fatte per l’uomo, non l’uomo per le convenzioni e le cerimonie. Prese il culto del sabato a modello delle cose che non si dovevano fare. Espose con implacabile e totale disprezzo i freddi atti filantropici, le ostentate opere di carità pubbliche, i tediosi formalismi tanto cari alla mentalità della classe media. Per noi ciò che viene chiamata ortodossia è semplicemente una facile, ottusa acquiescenza, ma per loro e nelle loro mani fu una tirannia terribile e paralizzante. Cristo la spazzò via. Mostrò che soltanto lo spirito contava. Si prese il sottile piacere di far notare loro che, sebbene stessero sempre a leggere la Legge e i Profeti, in realtà non avevano la minima idea di quello che volessero dire. Opponendosi alla loro consuetudine di frazionare ogni singola giornata in una routine fissa di doveri stabiliti, come frazionavano la menta e la ruta, egli predicò l’enorme importanza di vivere in modo completo in ogni momento.”
Tratto dalla lettera scritta da Oscar Wilde nel 1897 (De Profundis), durante la prigionia nel carcere di Reading.

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