Da quando Piazzetta Cuccia si chiama Piazzetta Cuccia per ricordare Enrico, il banchiere di origine siciliana che al vertice di Mediobanca guidò la finanza italiana per più di mezzo secolo, non c’è più il salotto buono. Ha perso lo charme e, soprattutto, i silenzi del Grande Arbitro dell’industria e della finanza italiane. Nel ’92 il mondo della finanza fu rivoltato come un guanto, il banking ebbe il sopravvento sull’industria, gli istituti di credito del sud scomparvero e l’aristocrazia industriale rimase improvvisamente senza soldi. Enrico Cuccia cercò di pilotare con alterne fortune la transizione, ma il passaggio di testimone dalla finanza laica a quella cattolica fu guidata dal governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, e da Cesare Geronzi. Enrico Cuccia non perdette il suo carisma, ma il salotto buono perdette i suoi protagonisti più prestigiosi. Per frequentarlo un tempo occorreva avere bon ton, soldi e due cognomi. O essere riconosciuti per il titolo di studio, come l’Avvocato (continua)
di Salvatore Parlagreco (SiciliaInformazioni)
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