martedì 22 gennaio 2008

La riforma elettorale

"La legge elettorale deve essere cambiata. Si trovi un meccanismo, non bisogna guardare lontano, che garantisca quattro obiettivi: contrasto della frammentazione, stabilità di legislatura, rappresentatività del pluralismo, scelta del governo da parte dei cittadini. La legge è urgente e necessaria. E' una condizione della vita democratica del Paese. Solo chi non è responsabile può pensare di trascinare l'Italia verso altre elezioni, che con questo sistema produrrebbero solo altra instabilità e altro caos. Cambiare, in un confronto parlamentare serio e aperto. E se il Parlamento non riesce a farlo sarà allora il referendum a spingere, sulla base dell'abrogazione, verso la definizione di un nuovo sistema. L'Italia ha bisogno di stabilità. Quella stabilità che è stata tanto più vicina, in quest'ultimo decennio, tanto più ci siamo incamminati lungo la strada del bipolarismo, iniziata con la riforma in senso maggioritario del vecchio sistema elettorale proporzionale. Quello, sarebbe bene ricordarlo sempre, delle crisi di governo pressoché continue e degli esecutivi non scelti dai cittadini con il loro voto, ma formati dopo lunghe e a volte non troppo chiare trattative che duravano settimane, se non mesi. La possibilità della scelta: questo è il principio da affermare e da far vivere. Questa è la chiave da consegnare all'Italia. Agli italiani, che devono poter scegliere in modo lineare, pieno e consapevole chi dovrà governarli per cinque anni. A chi governa, che deve avere gli strumenti necessari per guidare il Paese, per attuare il programma con il quale è stato eletto, per decidere. Questa è la forza della democrazia, di una "democrazia che decide". Delega e responsabilità. Equilibrio tra potere di decisione e potere di controllo. Con lo scettro affidato a coloro ai quali spetta in democrazia: i cittadini, il popolo che vota e che dopo cinque anni approverà o boccerà l'operato di chi li ha governati."

Walter Veltroni (dal discorso del 27 giugno 2007 al Lingotto di Torino sul Partito Democratico)

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