lunedì 28 novembre 2011

Kh contrapposti

Metinculi e Pianculi



Giacomo P. di Calatafini trasferitosi da Milano aveva una visione pragmatica della vita, era fortemente individualista e scarsamente propenso a gesti di generosità. Lui improntava il suo modo di essere nella convinzione che il genere umano sostanzialmente si dividesse in due categorie: i “pianculi” e i “metinculi”.
Le due specie, ben nette e fatali, prescindevano non solo da culture politiche e da credenze religiose ma anche da appartenenze di ceto o da qualsivoglia allocazione sociale.
In pratica per lui eravamo tutti dei predestinati: i “pianculi” era la massa di tutti coloro che, indipendentemente dalle loro intenzioni, erano destinati a prendersela sempre e comunque nel c…, i “metinculi”, che erano spesso facilmente riconoscibili nella classe dominante, erano tutti quelli che sistematicamente si comportavano in modo che solo gli altri la prendessero sempre nel c….
Seguendo questi suoi principi Giacomo P. di Calatafimi andò sempre per la sua strada, impermeabile a qualunque coinvolgimento emotivo. Lui comunque si mantenne sempre in un equilibrio “autarchico” sufficiente ad evitargli di ritrovarsi nella triste massa dell’umanità soccombente.
Penso che tuttora sia rimasto indenne o almeno, ad oggi, non mi risultano ravvedimenti e, men che meno, smentite.
sc

venerdì 25 novembre 2011

Una mia riflessione

Party e parti (lese)


Ci pensavo ieri mentre correvo (penso sempre quando corro, infatti mia moglie dice che dovrei correre ancora di più): questa storia delle ragazze di Arcore considerate dai giudici come “parti lese” è abbastanza ridicola.
Tralasciando le argomentazioni più trite – dalla partecipazione volontaria alle feste, alla remunerazione – mi è venuto in mente un collegamento ideale con l’ormai celebre passaggio parlamentare in cui si sanciva che Ruby era la nipote di Mubarak.
Due cazzate simili e opposte non si annullano a vicenda, ma possono fornire nuovi orizzonti.
Se è possibile che un’aula di deputati imponga alla nazione una ricostruzione cialtronesca, è legittimo che un’aula di giustizia suggerisca alla stessa nazione una ricostruzione grottesca. Tutto logico, idealmente conseguenziale.
Basta sterilizzare tutto con una risata.

lunedì 21 novembre 2011

Curiosità attonita

Ehi, sveglia!


A tutti gli anestetizzati che non hanno capito il bersaglio del pezzo satirico “Diventa tecnico anche tu” (il conformismo dei tromboni della grande stampa verso il nuovo governo, non il nuovo governo, né tantomeno Monti), che mi invitano a scrivere pezzi “seri” (mai scritto pezzo più serio di quello), che vorrebbero che noi sospendessimo sine die lo spirito critico perché la casa brucia e dunque non bisogna disturbare il manovratore (non lo faremo mai), segnalo che la mia posizione sul nuovo governo l’avevo illustrata sul Fatto Quotidiano il giorno prima, in un articolo intitolato “Melinda e Melinda“. Eccolo, buona lettura (continua)

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2011)

Palermo 21.11.2011: Piazza Verdi

Gelmini, scampoli di fine stagione


Attivati in tutta fretta 650 milioni di fondi. Vanno a Istituti di ricerca, ma anche a fondazioni in Calabria o Sicilia passati a fedelissimi alleati del Pdl. E poi il colpo finale al Cnr: la nomina a consigliere all'ultimo minuto del discusso rettore di una università napoletana. Ecco i lasciti di Mariastella Gelmini, che quando era in pieno governo premiava con l'eccellenza gli istituti dietro casa (in provincia di Brescia, sì) e nelle ultime ore da ministro dell'Istruzione uscente ha prodotto una sventaglia di finanziamenti pubblici agli amici. Amici di centrodestra, ma non solo (continua)

Corrado Zunino (La Repubblica - 21 novembre 2011)


Lo strappo

Fiat disdice gli accordi sindacali a partire dal primo gennaio 2012


Fiat Group Automobiles ha disdetto, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e "ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto" in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Lo si apprende da fonti sindacali. La decisione rappresenta un passo necessario per introdurre in tutti gli stabilimenti il nuovo contratto sul modello di quelli siglati a Pomigliano 1 e Mirafiori. In una lettera inviata oggi ai sindacati, il Lingotto comunica ''a far data dal primo gennaio del 2012 il recesso da tutti i contratti applicati dal gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti collettivi aziendali e territoriali vigenti''. L'obiettivo precisa l'azienda è quello di assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto alle precedenti normative. La disdetta, secondo l'azienda, è una conseguenza dell'entrata in vigore dell'accordo di primo livello che sarà operativo dal 1 gennaio 2012. Accordo che, a questo punto, verrà esteso a tutti gli stabilimenti (continua)

La Repubblica (21 novembre 2011)


Reale & Virtuale

Echi dalla palude


A fronte di un buco abissale di 14 miliardi, scegliere una stanza da 80 euro all'hotel «Pineta» (3 stelle, familiare, fiori di plastica) poteva essere vista come una scelta di superfluo francescanesimo. Chiamato a risanare Parmalat, però, Enrico Bondi non ebbe dubbi. E per anni, dopo esser arrivato al volante di una Punto, aver dismesso il jet da 45 milioni di dollari in leasing, appiedato i dirigenti facendosi consegnare le chiavi di tutte le auto blu in cortile, cancellato ogni spesa superflua citando Francesco Guicciardini (vale più un ducato in casa che uno speso male), ha mangiato alla mensa dei dipendenti e dormito lì, in quell'albergo pulito, accogliente ma di poche pretese. Aveva chiaro un punto: poteva farcela solo se tutti, lì, avessero creduto che faceva sul serio. Se tutti avessero capito che c'era una svolta vera. Radicale (continua)

(Corriere della Sera - 16 novembre 2011)



Sic transit gloria mundi

"Niente festa, siam cazzulli" di Marco Travaglio


Confessate, perdio, dite la verità: sabato sera avete goduto come ricci? Avete stappato uno
spumantino? Siete scesi in strada a fischiare, esultare, cantare l ’Alleluja di Händel? Avete suonato il clacson in segno di giubilo? Avete postato sui social network qualche battutaccia liberatoria, tipo “il nano è tratto”, “sic escort gloria bunga”, “Che fai, Ruby o party?”? Avete, Dio non voglia, gridato “ladro in galera” o, peggio ancora, lanciato una monetina verso la Berlusmobile funebre che trasportava la nota salma al Quirinale? Vergognatevi e arrossite. Dovevate chiedere l’autorizzazione preventiva a Ferruccio de Bortoli, che ve l’avrebbe senz’altro rifiutata visto che, in un videoeditoriale sul pompiere.it, avverte: “Non c’è nulla da festeggiare nella caduta di Berlusconi. Si chiude un periodo, fine” (continua)

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano del 14 novembre)

Occhiali d'interno

Terremo gli occhi aperti


La ricorderemo a lungo questa straordinaria notte italiana. La gente festosa che circonda il Quirinale e Palazzo Grazioli per l’annuncio atteso da troppo, troppo tempo. Gli orchestrali del gruppo di “resistenza musicale permanente” (professionisti del Teatro dell’Opera e dilettanti) che eseguono l’Alleluja sotto il balcone del capo dello Stato, protagonista dello strappo che ha costretto alla resa un premier sfiduciato e screditato nel mondo intero come mai era accaduto nella storia repubblicana (continua)

Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2011)


Cayman

E’ stato bello


Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Per un nuovo miracolo italiano. L’Italia come il Milan. Basta ladri di Stato. La rivoluzione liberale.
Il Polo delle Libertà. Il decreto Biondi. Vendo le mie tv. Golpe giudiziario. Giuro sulla testa dei miei figli. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Ribaltone. Scalfaro è comunista. Con Bossi mai più nemmeno un caffè. Mai detto che sono l’Unto del Signore. Dini è comunista. Il popolo è con me. Prodi utile idiota dei comunisti. Visco Dracula. Toghe rosse. D’Alema è comunista. L’amico Massimo. La Costituzione è comunista. La grande riforma della Costituzione (continua)

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2011)

domenica 13 novembre 2011

La finestra

Quei pozzi avvelenati dalla giustizia alla Rai


È la normalità, la tanto attesa normalità, che ha reso storica la lunga giornata di ieri anche se ci vorrebbe un governo Monti delle anime e dei sentimenti e dei valori per liberare l'Italia dal berlusconismo. Nessuno dunque si illuda che sia davvero scaduto il tempo. Certo, alla Camera lo hanno giubilato, gli hanno fatto un applauso da sipario: è così che si chiude e si dimentica, con l'applauso più forte e più fragoroso che è sempre il definitivo.

Poi Napolitano è riuscito a dare solennità anche all'addio di Berlusconi che sino all'altro ieri si era comportato da genio dell'impunità inventando le dimissioni a rate. Che lui nascondesse una fregatura sotto forma di sorpresa è stato il brivido di ieri, e difatti, inconsapevolmente, nessuno si è lasciato troppo andare e la festa, sino all'annuncio ufficiale delle dimissioni, più che sobria è stata cauta. Di sicuro Berlusconi non ha avuto il lieto fine. Entrato in scena cantando My Way ne è uscito con lo Zarathustra che premia "il folgorante destino di chi tramonta" (continua)

Francesco Merlo (La Repubblica - 13 novembre 2011)



Senza sole

Un cittadino al servizio del Paese di EUGENIO SCALFARI


Mentre scrivo queste mie riflessioni domenicali Giorgio Napolitano ha ricevuto la lettera di dimissioni del presidente del Consiglio, salito al Colle tra la folla che gli urla "buffone" e canta l'Inno di Mameli. E mentre oggi il nostro giornale è nelle edicole le consultazioni al Quirinale sono già cominciate e dureranno per l'intera giornata. Non sarà una giornata facile quella del Capo dello Stato. Le forze dell'opposizione - tutte senza alcuna eccezione - indicheranno Mario Monti e un esecutivo di soli tecnici per portare l'economia italiana fuori dal disastro che ne sta devastando la stabilità dei cosiddetti "fondamentali": al tempo stesso la competitività e la coesione sociale (continua)

Eugenio Scalfari (La Repubblica - 13 novembre 2011)


sabato 12 novembre 2011

Monumento

SuperMarioBros

Dunque, se manterrà la prima promessa in vita sua, B. si dimetterà oggi, dopo l’approvazione della legge di Stabilità. E domani Monti riceverà l’incarico di formare il governo, in tempo per la riapertura delle Borse, che festeggeranno l’avvento di Super Mario Bros con balocchi, profumi e maritozzi.
Del resto non sono stati gli italiani a cacciare il Cainano (tantomeno Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), ma la Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni. La prima Liberazione, nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento (continua)

Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2011)

venerdì 11 novembre 2011

Protezioni divine e ........... terrene

Belle parole cattivi pensieri


La speranza, naturalmente, è che Mario Monti ce la faccia. È vero, abbiamo scritto che avremmo preferito le elezioni anticipate al rischio di governi pasticcio, ma se un economista dal prestigio internazionale indiscusso (lasciamo stare gli inutili salamelecchi di chi già lo chiama “padre della patria”) deciderà di intraprendere una pericolosa traversata per salvare l’Italia dalla bancarotta finanziaria, politica e morale, non potremo che applaudirlo (continua)

Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano dell’11 novembre 2011)

Trapattoni e il gatto: ''No say is in the sac''

Altro che tagli, 150 milioni alla Legge Mancia


Passano gli anni, le crisi si sommano alle crisi, ma lei è sempre lì: l’eterna legge mancia, spuntata ieri persino nel disegno di legge Stabilità con cui Silvio Berlusconi saluta Palazzo Chigi, 150 milioni che i parlamentari potranno spendere sul territorio come gli detta l’uzzolo del momento (continua)

Marco Palombi (Il Fatto Quotidiano dell’11 novembre 2011)


giovedì 10 novembre 2011

Il gatto nero

La svolta del Quirinale


In piena bancarotta politica, e a un passo dalla bancarotta finanziaria, l'Italia trova finalmente una via d'uscita. Non solo dal suo mercoledì nero, ma soprattutto dal suo Ventennio berlusconiano. Grazie all'accelerazione impressa alla crisi dal presidente della Repubblica, il Paese evita quella che stava ormai diventando una suicida "via patriottica al default". Il Cavaliere impegnato a pasticciare sul maxi-emendamento e sulla sua "lettera d'intenti" alla Ue, con l'idea malcelata di trasformarla nel rivoluzionario "manifesto liberale" sul quale giocarsi la campagna elettorale, e di brandirla come una clava contro la solita sinistra "nemica" delle riforme volute dall'Europa. La cerchia ristretta dei suoi "lieutenant", chiusi nel bunker a imprecare contro il "direttorio franco-tedesco" come un tempo si malediva la "perfida Albione". I suoi corifei asserragliati in tv e nei giornali di famiglia, intenti a inveire contro gli "speculatori" come un tempo si vaneggiava della "congiura giudo-pluto-massonica". E nel frattempo i mercati all'opera, per celebrare il fallimento dell'Italia con un funerale di "rito greco". Fuga di massa da Bot e Btp, spread e premio di rischio alle stelle, insolvenza del debito sovrano. Roma come Atene, appunto. E Berlusconi come Nerone: insieme a me, bruci la città (continua)

Massimo Giannini (La Repubblica - 10 novembre 2011)


Melo Minnella: Mostra a Palazzo Sant'Elia (Palermo)

Melo Minnella: Mostra a Palazzo Sant'Elia (Palermo)


Un viaggio attraverso i decenni e i continenti, con l’unica bussola, preziosa, insostituibile, della macchina fotografica al collo, per rubare paesaggi, strade, volti e sguardi della gente del mondo.
E’ il viaggio di Melo Minnella, oltre mezzo secolo in giro a fotografare: il risultato è un grande, affascinante, emozionante atlante antropologico, racchiuso nelle 100 immagini esposte nell’ex Cavallerizza di Palazzo Sant’Elia (via Maqueda 81), in “I percorsi dell’immaginario” (continua)

http://www.dasud.com

Il grande osso

L’istituto di credito di Verdini bancomat milionario di Dell’Utri


Tutto ruota attorno ai soldi, ai giri di denaro, a bonifici, assegni e fidi concessi, secondo l’accusa, senza le dovute garanzie, per un’esposizione netta della banca di
Denis Verdini “di 63 milioni di cui 9,4 milioni verso persone fisiche”. Prima dell’inchiesta della magistratura che ha portato all’iscrizione di 55 persone nel registro degli indagati, tra cui lo stesso coordinatore del Pdl e il senatore Marcello Dell’Utri, a fare luce sui movimenti del Credito cooperativo fiorentino ci avevano pensato i commissari di Bankitalia (continua)

Sara Frangini (Il Fatto Quotidiano - 20 ottobre 2011)

Porta dei Greci (Palermo)

Molise: si contano ancora le schede


Peggio di un paese dell’Africa più profonda. In Molise si è votato il 16 e 17 ottobre scorso, ma il conteggio delle schede non è ancora finito. Ha vinto il centrodestra con Michele Iorio, ha perso il centrosinistra con Paolo Frattura, ma il sospetto di errori e brogli è fortissimo (continua)

Enrico Fierro (Il Fatto Quotidiano del 30 ottobre 2011)