domenica 21 dicembre 2008
Se fossi miliardario...
Se fossi miliardario non farei come Berlusconi, che si tiene tutto per sé e non dà niente a nessuno e fa solo i filmi sporchi. Lui ai poveri non li pensa. Lui è miliardario solo per sé e per la sua famiglia, ma per gli altri non lo è. Io se fossi ricco come lui farei il bene, per andare in Paradiso. Se io fossi miliardario li darei tutti ai poveri, ai ciechi, al Terzo Mondo, ai cani randaggi (continua)
Marcello D'Orta - IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO - Sessanta temi di bambini napoletaniFaust 2001
Un giorno un signore quarantenne, agile, elegante, ben vestito, capelli curatissimi, faccia tirata a lucido, costosissima valigetta griffata in mano, riuscì a farsi ricevere dal Cavaliere. A questi il visitatore fece subito buona impressione: a prima vista, pareva il tipico dirigente-manager del partito che aveva fondato, poteva essere un buon acquisto in vista della prossima campagna elettorale. «Desidera?», domandò il Cavaliere (continua)
Andrea Camilleri
Andrea Camilleri
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA LOGGIA MASSONICA P2
La trattazione che abbiamo condotto nel corso dei capitoli che precedono ci consente di procedere alla formulazione di alcune considerazioni di ordine conclusivo, specifiche sul problema della Loggia P2 e del suo inserimento nella vita del Paese. L'esame di queste situazioni ci consente in primo luogo di ribadire con fermezza il rilievo assoluto che la Loggia P 2 ha rivestito nelle vicende della vita nazionale, intrecciandosi ad essa secondo trame che, se non completamente conosciute, non è possibile ignorare o ridurre ad interpretazioni di basso profilo. Questa è stata peraltro la valutazione che l'opinione pubblica - alla quale sola, si spera, troppo affrettatamente si è inteso fare riferimento, in pur autorevole sede, quando sì è parlato di "improvvisati tribunali di opinione" - ha istintivamente fornito al momento della pubblicazione delle liste, con un generale movimento di allarme e di necessariamente generica riprovazione (continua)
(Legge 23 settembre 1981, n. 527)
(Legge 23 settembre 1981, n. 527)
venerdì 19 dicembre 2008
Vedere senza esser visti. Una superbia divina
Platone dice che “se uno, con la parte migliore del suo occhio (la pupilla) guarda la parte migliore dell’occhio dell’altro, vede se stesso”. Questo riconoscimento, reso possibile dal reciproco incontro degli sguardi, oggi è in qualche modo impedito dall’uso sempre più diffuso degli occhiali da sole, grazie ai quali, chi li porta può vedere senza essere visto (continua)
Umberto Galimberti ("La Repubblica" del 30 aprile 2006)
Umberto Galimberti ("La Repubblica" del 30 aprile 2006)
Il viaggio del Papa, le paure dell' India LE RAGIONI DEGLI ALTRI
Il viaggio del Papa, le paure dell' India LE RAGIONI DEGLI ALTRI Una delle principali ragioni dei conflitti e, al limite, delle guerre e' che chi si trova da una parte non capisce le ragioni di quelli che sono dall'altra. La situazione si aggrava quando chi, trovandosi a raccontare quei conflitti o quelle guerre, si schiera con gli uni o con gli altri, ne rinforza così i pregiudizi e con ciò contribuisce a rendere ancor più irriconciliabili le due posizioni (continua)
Tiziano Terzani, 8 novembre 1999
Tiziano Terzani, 8 novembre 1999
Bettino Caxi - Discorso alla Camera dei Deputati del 3 luglio 1992
Nella vita democratica di una Nazione non c’è nulla di peggio del vuoto politico. Da un mio vecchio compagno ed amico che aveva visto nella sua vita i drammi delle democrazie, io ho imparato ad avere orrore del vuoto politico. Nel vuoto tutto si logora, si disgrega e si decompone. In questo senso ho sempre pensato e penso che un minuto prima che una situazione degeneri, bisogna saper prendere una decisione, assumere una responsabilità, correre un rischio (continua)
Bettino Craxi, 3 luglio 1992
Bettino Craxi, 3 luglio 1992
mercoledì 17 dicembre 2008
Una destra gotica e guelfa
L'ultimo libro di Giulio Tremonti ('La paura e la speranza' editore Garzanti) è nelle librerie da pochi giorni ma è già diventato oggetto di pubbliche presentazioni e di private discussioni. L'autore stesso è molto attivo nel promuoverlo, al punto che i suoi detrattori non hanno mancato di far circolare la battuta di un ex ministro del Tesoro che tenta di riciclarsi come intellettuale in attesa di riprendere la carica perduta due anni fa se le urne elettorali saranno benevole con lui e con i suoi amici politici (continua)
Eugenio Scalfari (28 marzo 2008)
Eugenio Scalfari (28 marzo 2008)
Sull'Aristocrazia e sulla mediocrità quotidiana.
Vorrei essere un talebano, avere valori fortissimi che santificano il sacrificio della vita, propria e altrui. Vorrei essere, per lo stesso motivo, un kamikaze islamico. Vorrei essere un afgano, un iracheno, un ceceno che si batte per la libertà del proprio Paese dall’occupante, arrogante e stupido. Avrei voluto essere un bolscevico, un fascista, un nazista che credeva in quello che faceva. O un ebreo che, nel lager, lottava con tutte le sue forze interiori per rimanere un uomo (continua)
Massimo Fini ("Libero" 31/05/07)
Massimo Fini ("Libero" 31/05/07)
PERCHÈ NON RIESCO A CREDERE
Io non sono un uomo di fede, sono un uomo di ragione e diffido di tutte le fedi, però distinguo la religione dalla religiosità. Religiosità significa per me, semplicemente, avere il senso dei propri limiti, sapere che la ragione dell'uomo è un piccolo lumicino, che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiosità, all'immensità dell'universo. L'unica cosa di cui sono sicuro, sempre stando nei limiti della mia ragione - perché non lo ripeterò mai abbastanza: non sono un uomo di fede, avere la fede è qualcosa che appartiene a un mondo che non è il mio - è semmai che io vivo il senso del mistero, che evidentemente è comune tanto all'uomo di ragione che all'uomo di fede. Con la differenza che l'uomo di fede riempie questo mistero con rivelazioni e verità che vengono dall'alto, e di cui non riesco a convincermi (continua)
Norberto Bobbio ("La Repubblica" 30 aprile 2000)
Norberto Bobbio ("La Repubblica" 30 aprile 2000)
IN ATTESA DI PROSSIMI FUNERALI IMMANI (ELOGIO ALLA COMMEMORAZIONE DA VIVI)
Basta commemorare i morti! Commemoriamo i vivi! Appena morti si specializzano, si lavano, si innalzano, migliorano a vista di corteo o di omelia, e il ricordo fa’ il resto. La cara e bella e sconosciuta memoria comincia il suo lavoro, ma con la morte che gli punta l’arma alla tempia: lavora coatta, coartata, impura, impaurita. I ricordi privati o meglio privi, cominciano a diventare pubblici, comuni, e sbocciano cosi’ gli arrotondamenti per eccesso, le virtù indotte, le inesistenti curiosità se si e’ vivi, che diventano inestimabili bellezze se si e’ morti….Il rosa e’ rosso, ma il nero e’ grigio, o addirittura non esiste nemmeno più come colore (continua)
Alessandro Bergonzoni
Alessandro Bergonzoni
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