sabato 6 ottobre 2007

Scritti sempreverdi

«Savè, quello che tu non ti vuoi mettere nelle cervella, è che oggi essere comunista non basta» dice Salvatore. «Non significa proprio niente!»
«Ma come? Ma se tu sei sempre stato comunista!»
«E oggi non lo sono più. Mi sono spostato a sinistra.»
«Più a sinistra dei comunisti?»
«Sissignore. Mio cugino Tonino che è metalmeccanico e lavora a Sesto San Giovanni, queste cose le sa. L’ultima volta che l’ho visto mi ha spiegato per filo e per segno che adesso i veri comunisti sono solo gli extraparlamentari.»
«Quelli a Sesto San Giovanni queste cose le sanno subito, noi invece a Napoli sappiamo sempre tutto in ritardo.»
«Insomma, Savè, fatti conto che l’attuale partito comuni sta italiano praticamente sarebbe il partito socialista di prima mentre l’attuale partito socialista non è altro che l’ex partito della democrazia cristiana.»
«Tu che dici? E l’attuale democrazia cristiana che è?»
«Diciamo che è come se fosse il partito monarchico di subito dopo la guerra.»
«Gesù Gesù! E quando è successo tutto questo casino?»
«In altre parole è successo che in Italia, mentre l’elettorato si spostava a sinistra, gli eletti si spostavano a destra. Così che alla fine tutto è rimasto tale e quale a prima.»
«E questo te l’ha detto sempre tuo cugino Tonino?»
«Sì, ma pure il professore è d’accordo. Non ti ricordi che l’altro giorno ci disse che il vero pericolo che stavamo correndo era quello della borghesia che si era messa a votare per i comunisti?»
«Salvatò, io ti volevo sempre chiedere una cosa: ma chi è questa borghesia di cui si sente sempre parlare? Ogni tanto io sento dire “il proletariato deve difendersi dalla borghesia!”, “viva i lavoratori abbasso i borghesi!”; Salvatò per favore, tu mò mi devi dire chi sono questi borghesi. Quelli che non lavorano? Io per esempio che non tengo un lavoro, che sono? Lavoratore o borghese?»
«Vedi Savè il borghese è in parole povere il benpensante, quello che è contento del sistema e pensa solo a difendersi quei quattro soldi che si è messo da parte. Anche il borghese lavora, però nonostante questo è la parte peggiore della società, perché non fa nessuno sforzo per cambiare le cose. Il borghese è quello che, quando c’è uno sciopero, vuole andare a lavorare lo stesso; è quello che, quando ci fu il referendum, non voleva il divorzio perché era una novità, hai capito Savè?»
«Sissignore ed il professore che ha detto? Che la borghesia si è messa a votare per il partito comunista? Non può essere che quello il professore voleva scherzare?»
«No, non voleva scherzare, e anzi qualcosa di vero nel suo ragionamento ci sta. Insomma il professore è come se dicesse: che cosa può volere un borghese? L’ordine e la disciplina? Ora siccome in tutti i paesi comunisti pare che quest’ordine e questa disciplina ci stanno, il comunismo al borghese può pure piacere. Ma qualcun altro dice: sì d’accordo ci sarà l’ordine, però quando verrà il comunismo non potrai più avere una tua idea politica. E che me ne fotte a me di avere una idea politica, ti risponde il borghese che pensa solo ai fatti suoi. Ma ti toglieranno le proprietà! A me? A me dice il borghese non mi possono togliere proprio niente. Le proprietà le toglieranno a Lauro, ad Agnelli, no a me che tengo solamente nu quartino. E così piano piano finisce che pure i borghesi votano per i comunisti, con la piccola differenza però che il comunismo che piace a loro non è quello che piace a noi.»
«E allora ci vorrebbero due partiti comunisti diversi.»
«Bravo Saverio. Lo vedi che sei arrivato a quello che ti stavo dicendo io. Due partiti comunisti diversi: uno per i borghesi ed uno per i veri comunisti come a me e a te.»
«E come si dovrebbe chiamare questo secondo partito comunista?»
«Lotta continua. Ed io mi ci sono già iscritto. E ora voglio che ti vieni a iscrivere pure tu.»
«A Lotta continua?»
«Proprio così.
»
«Salvatò ma dimmi una cosa, ma poi deve essere per forza "continua" questa lotta?
»

COSI' PARLO' BELLAVISTA (Luciano De Crescenzo) Ed. ottobre 1976

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