«Savè, quello che tu non ti vuoi mettere nelle cervella, è che oggi essere comunista non basta» dice Salvatore. «Non significa proprio niente!»
«Ma come? Ma se tu sei sempre stato comunista!»
«E oggi non lo sono più. Mi sono spostato a sinistra.»
«Più a sinistra dei comunisti?»
«Sissignore. Mio cugino Tonino che è metalmeccanico e lavora a Sesto San Giovanni, queste cose le sa. L’ultima volta che l’ho visto mi ha spiegato per filo e per segno che adesso i veri comunisti sono solo gli extraparlamentari.»
«Quelli a Sesto San Giovanni queste cose le sanno subito, noi invece a Napoli sappiamo sempre tutto in ritardo.»
«Insomma, Savè, fatti conto che l’attuale partito comuni sta italiano praticamente sarebbe il partito socialista di prima mentre l’attuale partito socialista non è altro che l’ex partito della democrazia cristiana.»
«Tu che dici? E l’attuale democrazia cristiana che è?»
«Diciamo che è come se fosse il partito monarchico di subito dopo la guerra.»
«Gesù Gesù! E quando è successo tutto questo casino?»
«In altre parole è successo che in Italia, mentre l’elettorato si spostava a sinistra, gli eletti si spostavano a destra. Così che alla fine tutto è rimasto tale e quale a prima.»
«E questo te l’ha detto sempre tuo cugino Tonino?»
«Sì, ma pure il professore è d’accordo. Non ti ricordi che l’altro giorno ci disse che il vero pericolo che stavamo correndo era quello della borghesia che si era messa a votare per i comunisti?»
«Salvatò, io ti volevo sempre chiedere una cosa: ma chi è questa borghesia di cui si sente sempre parlare? Ogni tanto io sento dire “il proletariato deve difendersi dalla borghesia!”, “viva i lavoratori abbasso i borghesi!”; Salvatò per favore, tu mò mi devi dire chi sono questi borghesi. Quelli che non lavorano? Io per esempio che non tengo un lavoro, che sono? Lavoratore o borghese?»
«Vedi Savè il borghese è in parole povere il benpensante, quello che è contento del sistema e pensa solo a difendersi quei quattro soldi che si è messo da parte. Anche il borghese lavora, però nonostante questo è la parte peggiore della società, perché non fa nessuno sforzo per cambiare le cose. Il borghese è quello che, quando c’è uno sciopero, vuole andare a lavorare lo stesso; è quello che, quando ci fu il referendum, non voleva il divorzio perché era una novità, hai capito Savè?»
«Sissignore ed il professore che ha detto? Che la borghesia si è messa a votare per il partito comunista? Non può essere che quello il professore voleva scherzare?»
«No, non voleva scherzare, e anzi qualcosa di vero nel suo ragionamento ci sta. Insomma il professore è come se dicesse: che cosa può volere un borghese? L’ordine e la disciplina? Ora siccome in tutti i paesi comunisti pare che quest’ordine e questa disciplina ci stanno, il comunismo al borghese può pure piacere. Ma qualcun altro dice: sì d’accordo ci sarà l’ordine, però quando verrà il comunismo non potrai più avere una tua idea politica. E che me ne fotte a me di avere una idea politica, ti risponde il borghese che pensa solo ai fatti suoi. Ma ti toglieranno le proprietà! A me? A me dice il borghese non mi possono togliere proprio niente. Le proprietà le toglieranno a Lauro, ad Agnelli, no a me che tengo solamente nu quartino. E così piano piano finisce che pure i borghesi votano per i comunisti, con la piccola differenza però che il comunismo che piace a loro non è quello che piace a noi.»
«E allora ci vorrebbero due partiti comunisti diversi.»
«Bravo Saverio. Lo vedi che sei arrivato a quello che ti stavo dicendo io. Due partiti comunisti diversi: uno per i borghesi ed uno per i veri comunisti come a me e a te.»
«E come si dovrebbe chiamare questo secondo partito comunista?»
«Lotta continua. Ed io mi ci sono già iscritto. E ora voglio che ti vieni a iscrivere pure tu.»
«A Lotta continua?»
«Proprio così.»
«Salvatò ma dimmi una cosa, ma poi deve essere per forza "continua" questa lotta?»
COSI' PARLO' BELLAVISTA (Luciano De Crescenzo) Ed. ottobre 1976
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