venerdì 4 settembre 2009

Eduardo (DeFilippo, 1900-1984)


Quando è morto, gli hanno fatto un monumento di parole. Forse troppe, per uno che si faceva notare soprattutto per i lunghi silenzi e inventava strampalate figure chiuse in un tenace mutismo, che per esprimersi senza troppi discorsi ricorrevano ai botti. Eduardo aveva il pudore dei sentimenti e odiava gli sproloqui, i punti esclamativi, gli effettacci e i lustrini: le sue ultime recite sembravano sacre rappresentazioni. Ritrovo nei miei taccuini certi momenti dei nostri incontri; gli era più facile concedere un invito a pranzo che un'intervista. Ma le cose che diceva erano illuminanti. La prima impressione di una platea: Ero piccolo, sbigottito: uno splendore abbagliante. Mi trovai là da un momento all'altro: lo spettacolo è luce, è sorpresa. Non finirà mai. Fin quando ci sarà un filo d'erba sulla terra, ce ne sarà uno finto sul palcoscenico. Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male (continua)

Enzo Biagi (I Come Italiani - 1993 - Rizzoli)

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