venerdì 21 agosto 2009

Nilde Iotti

L'ho vista sempre così: la camicetta, filo di perle coltivate, fazzolettino gualcito tra le mani che le serve, penso, per scaricare la tensione. è piacevole parlare con Nilde Iotti: forse perché ritrovo gli accenti delle mie parti; forse perché nella sua vicenda c'è qualcosa che appartiene alla mia generazione. E stata, per quasi venti anni, la compagna di Palmiro Togliatti: Ha dato - dice - un senso alla mia vita. Dal suo ricordo vien fuori un personaggio insospettabile: non aveva nessun attaccamento alle cose, tranne che i libri; gli piaceva passeggiare a lungo sulle colline; si era comperato un buon giradischi per ascoltare il prediletto Mozart; all'inizio del campionato di calcio, tagliava da un giornale il calendario delle partite e lo riponeva nel portafogli, e anche durante l'esilio voleva sapere che cosa aveva combinato la Juventus. A tavola era di gusti semplici; molti formaggi, e qualche volta la paella; dopo cena, spesso, rivedeva i componimenti di Marisa, la figlia adottiva: voleva che arricchisse lo scarso vocabolario dei bambini che nascono in campagna o in una famiglia operaia. Con Leonilde non parlavano mai di lavoro: le questioni del partito restavano fuori di casa. E' consuetudine figurarselo distante, gelido, calcolatore; invece era delicato, molto attento, affettuosissimo. Si sentiva solo, è vero: ma, spiegava, un politico non può avere amici. Hanno detto dei suoi legami con Stalin, della sua soggezione, anche nei giorni difficili; in realtà lo conosceva poco: si erano incontrati in tre o quattro occasioni. Lo ammirava come lottatore duro e tenace, ma capì le rivelazioni del Ventesimo Congresso e ne fu sconvolto. Anche le critiche lo ferivano (continua)

Enzo Biagi (Sogni perduti - Rizzoli)


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