giovedì 28 maggio 2009

Positano 2009

NERONE: Atto unico del 1917

ETTORE PETROLINI (Roma, 1886-1936) è stato un grande attore comico teatrale e cinematografico. Il suo personaggio di romano cinico e sbruffone è tuttora attuale (non a caso un attore moderno come Gigi Proietti riprende spesso i suoi personaggi, le sue scenette e le sue battute che mantengono inalterata la loro carica comica). Sul palcoscenico Petrolini era un vulcano di battute, doppi sensi, sfottò (prese in giro), parole storpiate e freddure, spesso inventate al momento in un rapporto molto diretto, a tu per tu, col pubblico che affollava i teatri (ad esempio, l'Ambra Jovinelli all'Esquilino). Un vero e proprio gran giocoliere delle parole. La tradizione vuole che non abbia rinunciato alla battuta sarcastica nemmeno sul letto di morte: vedendo entrare il sacerdote con l'olio santo avrebbe mormorato: "Adesso sì che sono fritto". Quella che segue è una scena tratta da uno dei suoi pezzi teatrali più famosi, Nerone. Il testo è stato ripreso in un film del 1930, Nerone, girato dallo stesso Petrolini con la regia di Alessandro Blasetti; il film era una satira non tanto velata di Mussolini e del regime fascista (continua)

http://www.scudit.net/mdnerone.htm

Villarosa 2009

Alessandro Bergonzoni - Inedito

Non entro nel merito della missione “militare” o di “pace”,di “guerra” o di pace libera tutti o libera alcuni,o di uno due tre tutti giù per terra…..Non entro nel merito delle possibilità che si avevano di spiegare meglio a tutti e prima il tipo di altezza o di bassezza(?) del rischio della suddetta missione; lascio tutto questo all’onestà, alla curiosità intellettuale e storica, all’intelligenza spero non di parte dei cittadini comuni, dei soldati, dei politici dei giornalisti, ma quello che mi interessa e’ altro: dopo i funerali spettacolari, i servizi iper televisivi, il giornalismo da tinello alle spalle dei parenti dei carabinieri di Nassirya, vedo che ancora si riesce a commemorare, forse anche giustamente, la ricorrenza di un mese dalla morte di quegli uomini, ma solo quella dei “nostri diciannove”, e si dimentica o quasi, quella per esempio dei sei bambini caduti in una adiacente guerra sotto il fuoco cosidetto “collaterale”, figli solo di una “disgrazia” involontaria (9 morti a Ghazni e 6 a Gardez in Afghanistan) A questo punto, premesso ciò che ho detto sopra sul concetto di giustezza di questa guerra e dei suoi mobili moventi, chiedo se qualcuno di noi riesce a sfilare almeno simbolicamente davanti a quelle macerie di tomba o a passare accanto a quelle famiglie che hanno sempre un dolore scomposto per quei cadutini a quanto pare non nostri e non ancora eroi! (continua)

ALESSANDRO BERGONZONI

Amalfi 2009

Racconta brevemente il film che ti è piaciuto di più

Il film brevemente che mi è piaciuto di più l'ho visto proprio ieri, e si chiamava «Odissea». Ora io ve lo racconto. C'era una volta Ulisse, che aveva incendiato la città di Troia. Lui aveva usato lo stratagemma del cavallo legnoso, e così uccise tutti. Allora la guerra era finì, e lui doveva ritornarsene a casa. Casa sua si chiamava «A Itaca». Allora si mise in viaggio, e viaggiava, viaggiava, viaggiava sempre. Ora lui, d'ora in poi, passò tanti di quei guai, ma tanti di quei guai, che furono mille guai! Il primo guaio che passò fu Polifemo. Era una grotta grandissima, con un pettine grandissimo, un asciugacapelli grandissimo, un pezzo di formaggio grandissimo, un letto grandissimo (continua)

Marcello D'Orta (IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO - Sessanta temi di bambini napoletani - 1990)

Positano 2009

IL PRESIDENTE E I DISOCCUPATI

IL PRESIDENTE del Consiglio Silvio Berlusconi ha ricevuto ieri nella Sala Imperiale di Arcore una delegazione di disoccupati. Il presidente non si è però presentato all'appuntamento. È stato trovato solo a tarda sera dentro a un camino, dove si era nascosto da tre giorni per timore di dover incontrare l'ambasciatore del Ruanda. «Temevo mi volesse fare delle domande insipide di geografia» ha spiegato il presidente, che ha poi voluto sapere uno per uno i nomi dei disoccupati e ha comunicato al ministro del Lavoro Garcia Colmenares che acconsentiva all'incontro solo se esistevano le condizioni per un dibattito corretto e democratico: lui doveva essere solo sul palco e i disoccupati almeno a trecento metri senza microfono. Alle proteste del leader dei disoccupati Demattè, Berlusconi ha risposto scappando sul tetto. Alle ventuno, però, Berlusconi ha partecipato a un dibattito pubblico nella sua tavernetta di Arcore, sul tema «Quale giustizia» (continua)

Stefano Benni (tratto da Il Manifesto di martedì 15 marzo 1994)

Sorrento 2009

FANTOZZI SUL TRENO DEI RICCHI

Fantozzi e Fracchia furono inviati in missione speciale a Roma per conto della loro società. Portavano all'amministratore delegato un libro giallo che questi aveva dimenticato sulla sua scrivania. Con un tragico accelerato arrivarono a Milano e di qui dovevano raggiungere al più presto Roma. Non trovarono posto sui treni normali, ma solo sul famoso “Settebello”, il treno dei VIP. Attesero nella sala d'aspetto della stazione per quasi sei ore (continua)

Paolo Villaggio (Fantozzi)

Buche dall'interno

QUELL’EDITORE LIBERALE CHE VOLEVA PRENDERE MONTANELLI A CALCI

“Adesso basta. A questi gli taglio i fondi... Vado al Giornale e batto i pugni sul tavolo. E se Indro fa le bizze. lo prendo a calci in culo”. E davvero un peccato che il nostro immenso Montanelli se ne sia andato prima di sentire, al processo contro Dell’Utri di Palermo, la registrazione delle telefonate intercettate il 27 agosto 1983 nelle quali Berlusconi parlava di lui. Si sarebbe fatto una risata. Per carità, le conversazioni non contengono una parola che sembri avere un rilievo giudiziario. Di più: recuperarle da un altro fascicolo processuale e farle sentire in aula è stata forse da parte dei giudici, provocati dall’insistenza con cui i difensori martellavano sull’assoluta «impermeabilità» dei giornali e delle tivù berlusconiane alle interferenze d’un editore profondamente liberale, una rasoiata. L’immagine che ne esce dell’ex Sua Emittenza destinata a diventare premier, però, è dispettosamente indimenticabile (continua)

SETTE - n. 15 - 10 aprile 2003

Triste fine dei palloni gonfiati

Cherie Blair e la bandana di Berlusconi "Tony disse: non voglio foto con lui..."

La moglie dell'ex primo ministro ospite da Fabio Fazio ricorda la famosa passeggiata in Sardegna dell'estate 2004. "Mio marito aveva paura di essere massacrato dalla stampa"

"Quella sera in Sardegna Tony mi ha detto 'qualsiasi cosa succeda non far sì che mi facciano delle foto vicino a Silvio con la bandana. Stai tu in mezzo, perchè sennò la stampa britannica ci uccide'". Lo ha raccontato Cherie Blair, moglie dell'ex premier ricordando la famosa passeggiata a Porto Rotondo - era l'agosto del 2004 - con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in bandana (continua)

Aquiloni

Discorso del Presidente del Consiglio on. Alcide De Gasperi alla Conferenza di Pace di Parigi, il 10 agosto 1946

Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l'essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali? Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire (continua)

http://www.democraticicristiani.it/documenti/degasperi3.html

Via D'Amelio 2009

C'era una volta un "Centro" intitolato a Paolo Borsellino

Alla vedova di Paolo Borsellino non sono piaciute le parole di padre Giuseppe Bucaro dopo l' archiviazione della sua inchiesta per riciclaggio. Non è piaciuto soprattutto il silenzio della Chiesa siciliana sull' intera vicenda. «Restando ferma la mia convinzione che un uomo, per lo più sacerdote, responsabile in passato di un' istituzione intitolata alla memoria di mio marito, non dovesse essere anche solo sfiorato da un' inchiesta giudiziaria - scrive la signora Agnese in una lettera aperta - oggi, alla luce di quanto dichiarato dal signor Giuseppe Bucaro, non ho alcun dubbio sulla mia decisione di averlo allontanato oltre che dalla presidenza dell' ex centro Borsellino anche e soprattutto dalla nostra vita». è un duro atto d' accusa quello di Agnese Piraino Leto, che riprende tutte le perplessità della Procura: la richiesta di archiviazione, sollecitata dagli stessi pubblici ministeri, parla infatti di «ambiguità» dell' intera vicenda che doveva portare al centro Borsellino una maxi donazione da 12 milioni di euro, grazie ai buoni uffici del professore Giuseppe Lapis (di recente condannato con il figlio di Vito Ciancimino). «La riscontrata archiviazione - aggiunge la vedova Borsellino - non esclude che il signor Bucaro, come presidente del centro Borsellino e come sacerdote, potesse permettersi il lusso di sbagliare, anche in buona fede, fino a essere coinvolto in una così grave inchiesta giudiziaria» (continua)

Fonte "La Repubblica"