sabato 26 aprile 2008

Elezioni Politiche 2008

Bella ciao.

Una mattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
Oh partigiano, portami via
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
E se io muoio lassù in montagna
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.
Seppellire sulla montagna,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: " Che bel fior ".
È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.

Per i credenti (Castellammare)

sabato 12 aprile 2008

Elezioni politiche 2008: "E' più prudente andare a votare"

Molti amici e conoscenti mi hanno, più o meno, manifestato la loro intenzione di non andare a votare, convinti, con ciò, di esprimere un segnale forte e “sicuro”.
Meditate un po’ perché secondo il mio parere è meglio andare al seggio – anche per procedere all’annullamento della scheda e perché no anche personalizzandola – che rimanere passivamente a casa istigando così a delinquere più facilmente.

“Un mattino a Fantasilandia un giornale riportò la notizia che, per inquinare il voto elettorale, un emissario di un potente gruppo mafioso si era adoperato per far risultare votate - anche attraverso il coinvolgimento di organi istituzionali ed addetti ai seggi - circa 50 mila schede di voto mai spedite ai legittimi destinatari; schede che, quantomeno, andavano restituite intatte al Ministero: alchimia sublime e geniale di una criminalità che non finiva di stupire.
Era l’ennesima riprova della fervida fantasia che impregnava quella terra d’immortali “Eletti”.
Ad ogni tornata elettorale si proponevano dei “Capipopolo” che, con geniale creatività, attivavano nuove ed imprevedibili iniziative, inventandosi sempre qualcosa per far sognare quella terra di bengodi.
Si narra di come in un comprensorio di Fantasilandia, durante una campagna elettorale, un “guitto” fece distribuire ai suoi elettori – poveri cristi facilmente ricattabili - solo scarpe destre; ad avvenuto completamento dello spoglio fu definita la consegna della scarpa sinistra.
Si racconta pure di più fiduciosi “mistici”, già in grado di controllare – attraverso la combinazione dei voti di preferenza - l’andamento del voto per singola sezione, che erano addivenuti a regalie di altri beni materiali (adeguandosi ai tempi). Prima pacchi di pasta o altri beni alimentari di prima necessità, poi buoni benzina, poi ancora buoni spesa o telefonini o altri beni di consumo e …… chi più ne ha più ne metta.
Intanto voci ipotizzavano ulteriori evoluzioni; immaginando possibili nuovi scenari ed un sempre maggiore affinamento delle tecniche criminali.
Ad esempio, che si sarebbe potuto procedere ad una stampa parallela di schede elettorali da fornire – opportunamente prevotate – a potenziali elettori intenzionati a monetizzare il proprio voto. Sarebbe stato sufficiente che, all’uscita del seggio, l'elettore avesse restituito "intonsa" la scheda elettorale legalmente ritirata al seggio (quella preparata sarebbe risultata, quindi e con certezza, inserita nell’urna).
Magari, una prova generale (confezionando, per esempio, trentamila schede) si poteva effettuare in occasione di una malleabile tornata amministrativa.
Oppure, che ricorrendo ad abili prestigiatori, si sarebbe potuto procedere alla sostituzione integrale delle stesse buste contenenti i verbali e le schede votate, da consegnare a Tribunali e Comuni.
Ancora, che sarebbe bastato intervenire per "utilizzare meglio" le schede bianche altrimenti sprecate ovvero manovrare nei programmi che governano e gestiscono il flusso informatico dei voti.
A Fantasilandia, comunque, i media sono "discreti" e tutti i candidati promettono “tutto e subito”. Ciascun leader ha pronte le soluzioni per le problematiche del momento e certifica pure la sua "buona fede” sottoscrivendo con la massima disinvoltura lapidari contratti o arzigogolati programmi.”

Elezioni politiche 2008: "u rizzagghiu"

giovedì 10 aprile 2008

Antonio Di Pietro (Wikipedia)

Antonio Di Pietro (Montenero di Bisaccia, 2 ottobre 1950) è un politico e ex magistrato italiano.

Come magistrato ha fatto parte del pool di Mani Pulite; nel 1996 è entrato in politica, e nel 1998 ha fondato il movimento Italia dei Valori. Attualmente è Ministro delle Infrastrutture nel Governo Prodi II. Dopo aver conseguito un diploma di perito elettronico, a 21 anni emigra in Baviera (Germania); la sua giornata si suddivide fra un lavoro da operaio in una fabbrica metalmeccanica e un altro, il pomeriggio, in una segheria. Tornato in Italia, nel 1973, inizia gli studi all'Università di Milano presso la facoltà di giurisprudenza, mentre lavora come impiegato civile dell'Aeronautica Militare. Nel 1978 termina gli studi universitari laureandosi in giurisprudenza (con voto 108/110); l'anno successivo, attraverso un pubblico concorso, assume le funzioni di segretario comunale in alcuni comuni del Comasco. Nel 1980 vince un concorso della Polizia di Stato per Commissario e viene assunto alla Scuola Superiore di Polizia. Successivamente viene inviato al IV distretto come responsabile della Polizia Giudiziaria. Nel 1981, sempre alternando lavoro e studio, vince un nuovo concorso, questa volta in Magistratura: è assegnato, con funzione di Sostituto Procuratore, alla Procura della Repubblica di Bergamo.

Il periodo in magistratura

Nel 1985 passa alla Procura della Repubblica di Milano, dove si occupa soprattutto di reati contro la pubblica amministrazione. Si fa notare per la sua padronanza degli strumenti informatici, che gli consente una notevole velocizzazione delle indagini e un efficiente collegamento dei dati processuali. In questo modo, all'epoca di Tangentopoli, può svolgere una notevolissima mole di lavoro. Nel 1989 il Ministero di Grazia e Giustizia lo nomina consulente per l'informazione e membro di alcune Commissioni ministeriali per la riorganizzazione informatizzata dei servizi della pubblica amministrazione. Quale pubblico ministero di punta del cosiddetto Pool di Mani Pulite, composto anche da altri magistrati come Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Ilda Boccassini e Armando Spataro, coordinati da Francesco Saverio Borrelli, ha messo sotto inchiesta per corruzione centinaia di politici locali e nazionali, tra cui alcune figure politiche di primo piano, tra cui il segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi. Subito dopo le elezioni del 27 marzo 1994, Silvio Berlusconi gli chiede di abbandonare la magistratura e di entrare a far parte del suo governo come Ministro dell'Interno. Di Pietro, pur dichiarandosi lusingato di fronte a numerosi giornalisti, non accetta e preferisce continuare il suo lavoro di magistrato. Berlusconi ha poi smentito di aver offerto un Ministero a Di Pietro.Dopo questi anni di protagonismo, sono partite contro di lui diverse indagini giudiziarie, tutte risolte in assoluzioni o archiviazioni. Nel 1995 viene indagato dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone, ipotizzando reati di concussione e abuso d'ufficio, ma il giudice per le indagini preliminari archivia il procedimento. Il 6 dicembre del 1994, poco prima che si riuscisse a tenere alla Procura di Milano l'interrogatorio dell'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, indagato per corruzione, si dimetterà clamorosamente dalla magistratura. La spiegazione resa all'epoca fu quella di voler evitare "di essere tirato per la giacca", ma sul dettaglio si susseguirono nel tempo dallo stesso interessato varie versioni: Di Pietro prima addusse l'esigenza che i veleni sul suo conto - dal "poker d'assi" di Rino Formica al dossier de "Il Sabato", dall'inchiesta del GICO sull'autosalone di via Salomone alle indagini bresciane attivate dalle denunce degli inquisiti - non danneggiassero l'immagine della Procura di Milano. Successivamente lamentò come ragione scatenante la fuga di notizie sul mandato di cattura a Berlusconi, reso noto durante la conferenza di Napoli sul crimine transnazionale mentre Di Pietro si trovava a Parigi per rogatorie internazionali. La reazione a tali ricostruzioni oscillanti fu un gelido "con Di Pietro non siamo passati mai oltre il lei", pronunciato dal suo ex superiore Francesco Saverio Borrelli sulla sedia del testimone al processo di Brescia.

La carriera politica

La prima chiamata in politica

Nel 1994, quando il Governo Berlusconi I era in formazione, Berlusconi propose a Di Pietro il ministero dell'Interno; Di Pietro rifiutò in quanto intendeva proseguire il suo lavoro in Magistratura. Tuttavia, durante la campagna elettorale per le Politiche del 2006, l'ex premier ha rinnegato di aver mai fatto tale offerta (venendo però smentito da Casini), mostrando anche di dubitare che il leader dell'IdV si sia mai laureato; a seguito delle prove dell'effettivo conseguimento del titolo di studio presentate in risposta al Cavaliere, questi ha comunque messo in discussione, durante una puntata di Matrix, il livello di istruzione dell'attuale Ministro.

Ministro dei Lavori pubblici

Nel 1996 chiamato da Romano Prodi accetta di divenire ministro nel suo Governo sostenuto dalla coalizione dell'Ulivo, appena insediatosi dopo la vittoria nelle elezioni politiche di aprile. L'incarico affidatogli è il Ministero dei Lavori pubblici, ma decide di presentare le sue dimissioni dopo sei mesi, il giorno dopo in cui gli viene notificata da Brescia una nuova indagine nei suoi confronti (avviso di garanzia). Prodi respinge le dimissioni, ma Di Pietro non vuole tornare sui suoi passi. Verrà poi assolto dai 27 capi di accusa in tutti e dieci i processi perché il fatto non sussiste.

Elezione al Senato ed al Parlamento Europeo

A fine 1997 si tengono le elezioni suppletive e Di Pietro accetta la candidatura per un seggio al senato offerta dall'Ulivo al collegio uninominale del Mugello in Toscana, dove nella precedente votazione la coalizione aveva vinto con il 66,5% dei consensi. Gli avversari, Giuliano Ferrara per la coalizione di Silvio Berlusconi, Sandro Curzi per Rifondazione comunista, che nel 1996 non si era presentata da sola, e il candidato della Lega Nord, vengono battuti da Di Pietro, che ottiene il 67,8% dei voti. Diventa così senatore e, come indipendente, aderisce al gruppo misto.Dopo alcuni mesi, nel marzo 1998, fonda un suo movimento, Italia dei Valori, che vede l'adesione anche di altri parlamentari, e insieme a loro forma un sottogruppo. Dopo la caduta del Governo Prodi I dell'ottobre del 1998, si verificano dei cambiamenti nell'assetto dei partititi alleati. Di Pietro è un sostenitore di Romano Prodi, lo considera come unico punto di riferimento, aderisce al progetto dei Democratici, che intende portare avanti l'idea unitaria formale dei partiti che sono a fondamento dell'Ulivo. Così nel febbraio 1999 viene deciso lo scioglimento del giovane movimento, per farlo confluire, insieme ad altre formazioni politiche, in quello di Prodi. Di Pietro viene scelto per svolgere l'importante ruolo di responsabile organizzativo.I Democratici debuttano alle elezioni europee dello stesso anno, ottenendo il 7,7% dei voti e sette seggi, e Di Pietro viene eletto eurodeputato con funzioni di Presidente di Delegazione del Parlamento europeo dapprima per le relazioni con il Sud America, poi per l’Asia centrale ed infine per il Sudafrica.

Italia dei Valori

In seguito a ripetuti dissidi con la linea portata avanti da Arturo Parisi, leader del partito, con il culmine nello strappo avvenuto quando Di Pietro sceglie di non votare la fiducia al nuovo governo Amato, il 27 aprile 2000 si separa dai Democratici. Rifonda quindi Italia dei Valori come partito autonomo nel settembre 2000, sempre con l'obiettivo di portare avanti le proprie battaglie politiche, mettendo sempre in primo piano temi come la valorizzazione e l'affermazione della legalità e la necessità di trasparenza amministrativa e a livello politico. Pur d'accordo nel contrastare la coalizione guidata da Silvio Berlusconi, per le elezioni politiche del 2001 Di Pietro non riesce a trovare un accordo e si presenta quindi da solo alla competizione elettorale. Tuttavia non risulterà eletto, non riuscendo a spuntarla nel collegio uninominale in Molise e non superando, con la sua lista al proporzionale, la soglia del 4%, seppur di poco (3,9%).

Il 'tentato' Nuovo Ulivo

Alla vigilia delle elezioni europee del 2004, Di Pietro aderisce all'appello di Prodi di presentarsi sotto un unico simbolo nel nome dell'Ulivo. Ma non tutti sono d'accordo con l'ingresso di Di Pietro (il fronte dell'opposizione è guidato dai socialisti dello SDI). E così nasce una nuova intesa elettorale con Achille Occhetto: insieme presentano la Lista Società Civile, Di Pietro-Occhetto, Italia dei Valori. Nel suo simbolo, la lista inserisce la dicitura "Per il Nuovo Ulivo", con un piccolo ramoscello d'ulivo, per sottolineare la chiara intenzione di partecipare alla rinascita e al rafforzamento della coalizione. Prodi, in un primo momento, plaude all'idea, ma poi Di Pietro e Occhetto (a campagna elettorale già avviata) sono costretti ad eliminare quel frammento del loro simbolo perché - dicono dalla coalizione - si potrebbe generare confusione fra gli elettori che potrebbero confonderlo con il "vero" Ulivo. La lista, comunque, corre regolarmente alle elezioni, ma il progetto è un fallimento: raccoglie soltanto il 2,1%. Occhetto abbandona immediatamente l'alleanza, cedendo il seggio di parlamentare europeo in favore del giornalista Giulietto Chiesa (come aveva anticipato prima delle elezioni) e conservando quindi il suo seggio al Senato. Di Pietro viene rieletto al Parlamento europeo nella circoscrizione sud, dopo aver ricevuto in tutta Italia quasi 200 mila preferenze. Iscritto al gruppo parlamentare dell'Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa; membro della Conferenza dei presidenti di delegazione; della Commissione giuridica; della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni; della Delegazione per le relazioni con il Sudafrica.

L'ingresso nell'Unione e le primarie

Intanto, nasce la nuova coalizione di centrosinistra, chiamata L'Unione, che si apre ai contributi di Italia dei Valori e di Rifondazione Comunista. Il nuovo schieramento debutta alle elezioni regionali dell'aprile 2005: IdV ne è parte integrante in tutte le 14 regioni chiamate al voto, ma il partito conferma il suo trend negativo, raggranellando soltanto l'1,8% dei voti. Prodi, in vista delle elezioni politiche del 2006, lancia l'idea delle consultazioni primarie per la scelta del candidato premier. Il progetto va in porto, le primarie si organizzano e Di Pietro presenta subito la sua candidatura. Le primarie si svolgono il 16 ottobre 2005 con sette candidati: Di Pietro è arrivato quarto, raccogliendo 142.143 voti (il 3,3% dei consensi), alle spalle di Romano Prodi, che ha ricevuto l'investitura di candidato premier della coalizione, di Fausto Bertinotti e Clemente Mastella.

Ministro delle Infrastrutture

Il 17 maggio 2006, dopo le elezioni politiche che attestano la vittoria del centrosinistra (Italia dei Valori si attesta al 2,3% alla Camera e al 2,9% al Senato), Di Pietro viene nominato Ministro delle Infrastrutture nel nuovo Governo Prodi. Lascia l'incarico di europarlamentare per accettare quello di deputato nazionale.

La protesta sull'indulto

A luglio del 2006 scoppia una polemica all'interno della coalizione di governo che vede protagonista Di Pietro e il suo partito, contrari all'approvazione di una parte del provvedimento di indulto sostenuto, invece, in maniera trasversale da esponenti e partiti di entrambi gli schieramenti, esclusa la Lega Nord Padania, il Partito dei Comunisti Italiani (astenutosi perchè contrario all'inserimento del voto di scambio tra i reati condonati) e gran parte di Alleanza Nazionale. Si riteneva che tale indulto avrebbe avuto effetti su circa 12 mila carcerati, in seguito rivelatisi più di 20 mila. Di Pietro manifesta davanti a Palazzo Madama prima dell'approvazione del provvedimento al Senato, insieme alla Lega Nord, anch'essa contraria. La richiesta avanzata da Di Pietro, ma non accolta, è quella di escludere dall'indulto i reati finanziari, societari e di corruzione, anche in risposta ai recenti scandali come Bancopoli. Al contrario della Lega Nord, Di Pietro si è dichiarato a malincuore favorevole all'indulto come mezzo per svuotare le carceri per gli altri reati ma solo dopo un cambiamento della riforma Castelli "prima la riforma e poi l'indulto", secondo il programma dell'Ulivo. Di Pietro pubblica sul suo sito web personale i nomi dei deputati che hanno votato a favore dell'indulto. Afferma Di Pietro: « È sconcertante, davvero sconcertante, vedere l'Unione rinnegare nei fatti, con questo indulto, il programma che ha presentato ai cittadini e per cui è stata eletta. Il cittadino conta meno di zero, non può scegliere i suoi rappresentanti (con riferimento alla legge elettorale senza preferenze, ndr) e neppure vedere rispettato il programma di governo. A cosa serve l'istituzione parlamentare oggi? Quanto è lontana dagli elettori? È una domanda che noi politici dobbiamo farci e alla quale è necessario dare presto delle risposte. »

Di Pietro e Internet

La sua propensione all'uso dei mezzi informatici l'ha spinto a partire dall'autunno 2006 ad utilizzare le potenzialità comunicative del sito YouTube: ogni settimana, al termine della riunione del Consiglio dei Ministri, Di Pietro riferisce agli utenti i fatti oggetto della discussione le decisioni adottate all'interno del Consiglio dei Ministri stesso, spiegando le motivazioni e le possibili conseguenze dell'attività governativa. Il 28 febbraio 2007 ha annunciato sul suo blog di aver aperto uno spazio per l'Italia dei Valori nella comunità virtuale Second life. Per primo in Italia ha acquistato un'isola e piantato la bandiera del suo partito. Attualmente l'area è stata strutturata con nuove costruzioni. Il 26 marzo 2007 è nato il gruppo IDV AGORA' fondato dall'avatar Silvestro Dagostino. Attualmente sull'isola di Never land è l'unico gruppo spontaneo esistente e consta di 350 iscritti alla data del 16 agosto 2007. In Europa Segolene Royal è stata la prima candidata ad un partito politico ad andare su Second Life.

(tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

martedì 8 aprile 2008

Graffiti & ..... (Palermo)

Silvio Berlusconi (Wikipedia)

Silvio Berlusconi (Wikipedia)

« L'Italia è il Paese che amo. […] Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare » (Silvio Berlusconi, discorso sulla "discesa in campo" - 26 gennaio 1994

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, presidente del Consiglio dei ministri in carica per la quarta volta dal maggio 2008. Spesso viene anche chiamato Il Cavaliere in ragione dell'onorificenza di cavaliere del Lavoro conferitagli nel 1977. Ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1978 ha fondato la società finanziaria Fininvest (dal 1993 Mediaset, società di produzione multimediale). Nel gennaio del 1994 ha partecipato, assieme a Marcello Dell'Utri, alla fondazione del movimento politico Forza Italia (confluito nel 2009 nel Popolo della Libertà). Da uomo politico siede alla Camera dei Deputati dal 1994, anno della sua prima elezione. Ha tenuto quattro mandati da presidente del Consiglio: il primo nella XII legislatura (1994), due consecutivi nella XIV2001-2005 e 2005-2006); infine, l'attuale, nella XVI (2008). Dal 20 gennaio 2009, è leader senior del G8. Secondo la stima elaborata dalla rivista americana Forbes, nel 2009 Silvio Berlusconi è il secondo uomo più ricco d'Italia e il 70° più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 6,5 miliardi di dollari USA. (

Note biografiche. È il primogenito di una famiglia della piccola borghesia milanese. Il padre Luigi (Saronno, 27 marzo 1908 - Milano, 1989, a lui è dedicato il Trofeo Luigi Berlusconi) era impiegato alla Banca Rasini, dove lavorò fino a diventarne Procuratore Generale. La stessa banca diventerà famosa negli anni Ottanta per le dichiarazioni di Michele Sindona che la legarono alla Mafia siciliana per il riciclaggio dei soldi al Nord. Dall'unione matrimoniale di Luigi con Rosa Bossi (Milano, 25 gennaio 1911 - 3 febbraio 2008) (detta Rosella, in passato segretaria impiegata al gruppo Pirelli), oltre a Silvio nascono: Maria Antonietta Berlusconi (1943 - Milano, 26 febbraio 2009); Paolo Berlusconi (Milano, 6 dicembre 1949), anch'egli imprenditore. Nel 1954 Berlusconi consegue la maturità classica al liceo salesiano Sant'Ambrogio di Milano. Si iscrive quindi alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università Statale, dove si laurea in legge nel 1961 con lode, presentando una tesi sul contratto di pubblicità per inserzione - relatore il professor Remo Franceschelli - che gli vale una borsa di studio. Dopo la laurea non svolge il servizio militare. All'inizio degli anni sessanta conosce Carla Elvira Lucia Dall'Oglio (La Spezia, 12 settembre 1940), che sposerà nel 1965 e dalla quale avrà due figli: Maria Elvira (Milano, 10 agosto 1966), detta Marina, presidente della Fininvest e del gruppo Arnoldo Mondadori Editore; Pier Silvio (Milano, 28 aprile 1969), vicepresidente di Mediaset. Nel 1985 divorzia da Carla Dall'Oglio ed ufficializza il legame con l'attrice Veronica Lario, nome d'arte di Miriam Bartolini (Bologna, 19 luglio 1956), che sposa nel 1990. Dal legame con Veronica nascono tre figli: Barbara, (Arlesheim, Svizzera, 30 luglio 1984) (nata quindi durante il precedente matrimonio), laureata in filosofia, entrata dal settembre 2003 nel Consiglio di Amministrazione della Fininvest, diventata mamma (di Alessandro) il 30 ottobre2007; Eleonora (Arlesheim, Svizzera, 7 maggio 1986), fondatrice insieme a Barbara ed altri sette amici dell'associazione di beneficenza Milano Young Onlus; Luigi (18 ottobre 1988), quinto ed ultimo figlio. Il 2 maggio del 2009 Veronica Lario affida ad un avvocato l'incarico di presentare richiesta di separazione e divorzio dal marito dichiarando "Ora sono più tranquilla. Sono convinta che a questo punto non sia dignitoso che io mi fermi qui. La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta". La frase fa riferimento alla frequentazione del marito con una minorenne napoletana, Noemi Letizia, ed alla partecipazione alla sua festa di diciottesimo compleanno, alla quale Berlusconi ha donata alla giovane una costosa collana d'oro giallo e bianco con pendente di brillanti. Veronica Lario gli rimprovera tra le altre cose di non essere mai stato presente ai compleanni dei figli. La questione è stata ampiamente trattata dalla stampa estera (per esempio dai quotidiani britannici The Times e Financial Times. Il quotidiano la Repubblica ha rivolto a Berlusconi 10 domande sulle ambiguità del suo atteggiamento riguardo alla vicenda "Letizia". Berlusconi non ha mai ritenuto opportuno rispondere a queste domande ma ha dichiarato di essere pronto a dimettersi qualora venisse dimostrato che ha mentito su questa vicenda.

...... Il "berlusconismo" ………

...... I finanziamenti di origine ignota

Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottiene una fideiussione dalla Banca Rasini. Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegna 10 milioni di lire che anni dopo sosterrà fossero suoi risparmi guadagnati con la sua attività di intrattenitore e venditore di elettrodomestici. In realtà, quei 10 milioni provengono dalle tasche di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini[senza fonte]. Riguardo invece all'origine di alcuni finanziamenti, provenienti da conti svizzeri alla Fininvest negli anni 1975-1978, dalla fondazione all'articolazione in 22 holding, (i quali ammontavano a 93,9 miliardi lire dell'epoca) Berlusconi, interrogato in sede giudiziaria dal P.M. Antonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere, per questo, anche a causa delle leggi svizzere sul segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati inerenti al flusso di capitali transitato all'epoca e in piena disponibilità della Fininvest. Al tempo in cui Luigi Berlusconi era procuratore generale della Banca Rasini questa entrò in rapporti d'affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figuravano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus, responsabile dello IOR (Istituto per le Opere Religiose) di fatto la banca dello Stato della Città del Vaticano, che sono poi divenuti famosi alla cronaca giudiziaria. Secondo Sindona e altri collaboratori di giustizia la banca Rasini era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa (il che spiegherebbe la grossa presenza di finanziatori svizzeri nei primi anni di attività di Berlusconi). Nel 1999 Francesco Giuffrida, vicedirettore della Banca d'Italia a Palermo, durante il processo Dell'Utri, sostenne, in una consulenza da lui eseguita per conto della Procura di Palermo riguardante la ricostruzione degli apporti finanziari intervenuti alle origini del gruppo Fininvest tra gli anni 1975-1984, che non era possibile identificare la provenienza di alcuni fondi Fininvest del valore di 113 miliardi di lire dell'epoca in contanti e assegni circolari (corrispondenti a circa trecento milioni di euro odierni). La questione riguardava i sospetti di presunti contributi di capitali mafiosi all'origine della Fininvest. Querelato per diffamazione da Mediaset, nel 2007 Giuffrida giunse a un accordo transattivo ( con i legali di questa. Con l'accordo il consulente della Procura ha riconosciuto i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni fornite durante il processo (definite incomplete e parziali a causa della scadenza dei termini di indagine che non gli avevano permesso di approfondire a sufficienza l'origine di otto transizioni dubbie) e la dichiarazione conseguente che tutte le "operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest". I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque emesso una dichiarazione, riportata dall'ANSA, in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento ("una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali"), nè la versione definitiva leggermente corretta ("non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute"). La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo solo basata su "una parziale documentazione", ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva "trovato smentita dal consulente della difesa Dell’Utri", in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano "potenzialmente non trasparenti" e non aveva "fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest". Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset ed il prof. Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi. Berlusconi, essendo iscritto alla loggia massonica Propaganda 2 di Licio GelliP2, aveva accesso a finanziamenti altrimenti inottenibili: la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica infatti, affermò, nella relazione di maggioranza di tale Commissione firmata da Tina Anselmi, che alcuni operatori appartenenti alla Loggia (tra cui Genghini, Fabbri e Berlusconi), trovarono appoggi e finanziamenti presso le banche ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2 al di là di ogni merito creditizio.

……….. Procedimenti giudiziari a carico di Berlusconi

In alcuni dei procedimenti giudiziari a cui Silvio Berlusconi è stato sottoposto sono state pronunciate, all'esito del giudizio di primo grado o di appello, sentenze che ne hanno riconosciuto la colpevolezza per reati quali corruzione giudiziaria, falsa testimonianza, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio. In altri procedimenti Silvio Berlusconi è stato invece assolto nel merito, oppure le indagini sono state archiviate. I processi nei quali era stata emessa sentenza di colpevolezza, in primo o secondo grado di giudizio, non si sono tuttavia conclusi con una sentenza di condanna, a seguito di amnistie, del riconoscimento di circostanze attenuanti (che, influendo sulla determinazione della pena, hanno comportato il sopravvenire della prescrizione) e di nuove norme, approvate definitivamente in Parlamento dalla maggioranza parlamentare di centro-destra, che hanno modificato le pene e la struttura di taluni reati a lui contestati, come nel caso del reato di falso in bilancio. Tali norme hanno imposto una valutazione di non rilevanza penale di alcuni fatti a lui contestati, mentre la relativa riduzione delle pene previste per le nuove fattispecie di reato ha fatto sì che i termini di prescrizione maturassero prima che fosse possibile per l'autorità giudiziaria arrivare alla pronuncia di una sentenza definitiva. I parlamentari Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, eletti nelle liste di Forza Italia e avvocati difensori di Berlusconi in molti dei procedimenti penali a suo carico, erano in quel periodo, durante la XIV Legislatura, anche presidenti della Commissione Giustizia al Senato e alla Camera. Su tutti questi procedimenti giudiziari, dei quali alcuni sono ancora in corso, c'è acceso dibattito. Berlusconi ed i suoi sostenitori affermano che questi processi sono basati su teoremi senza alcun riscontro di prove, e costituiscono una persecuzione giudiziaria orchestrata delle toghe rosse, ovvero da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra (iscritti a Magistratura democratica), che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica. Essi affermano inoltre che Berlusconi è uscito a testa alta da tutti i processi, pienamente scagionato da ogni accusa. I critici di Berlusconi, sostengono invece che i processi siano iniziati prima della discesa in campo, asserendo che se non fosse entrato in politica sarebbe finito in bancarotta o in galera, e che, grazie alle cosiddette "leggi ad personam" varate dal suo governo, avrebbe evitato di essere condannato. Essi inoltre sottolineano che, sebbene sia vero che Berlusconi non abbia mai scontato alcuna condanna per i processi che lo riguardano, questo non ne prova l'innocenza, non essendo stato pienamente assolto in tutte le occasioni. Riguardo all'accusa sulle "toghe rosse", essi sostengono che Berlusconi, rispetto ad altri imputati, abbia giovato del vedersi riconoscere dai giudici le attenuanti generiche Di seguito viene fornito uno schema delle sentenze:

Tipo di sentenza


Procedimento

Sentenze di non doversi procedere

Reati estinti per prescrizione

  • Lodo Mondadori, corruzione giudiziaria (attenuanti generiche, sentenza definitiva)
  • All Iberian 1, 23 miliardi di lire in tangenti a Bettino Craxi (sentenza definitiva)
  • Caso Lentini, falso in bilancio (sentenza definitiva)

Reati estinti per intervenuta amnistia

  • Falsa testimonianza P2 (amnistia applicata in fase istruttoria)
  • Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio (amnistia applicata in seguito al condono fiscale del 1992)

Sentenze di assoluzione

Assoluzioni per variazioni della Legge (il fatto non costituisce più reato)

  • All Iberian 2, falso in bilancio (stralciato in base alla nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)
  • Sme-Ariosto 2, falso in bilancio (stralciato in base alla nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)

Altre assoluzioni

  • Sme-Ariosto 1, imputazione su vendita Iri, corruzione giudiziaria (sentenza di I grado)
  • Tangenti alla guardia di finanza (assolto per non aver commesso il fatto, sentenza definitiva)
  • Medusa cinematografica, falso in bilancio (assolto in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essersene accorto, sentenza definitiva)
  • Sme-Ariosto 1, corruzione in atti giudiziari per due versamenti a Renato Squillante (assoluzione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste, sentenza definitiva)
  • Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale, e uno dei due falsi in bilancio (sentenza definitiva)
  • Diritti televisivi, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita (il fatto non sussiste, sentenza definitiva)

Procedimenti archiviati

  • Bilanci Fininvest, falso in bilancio e appropriazione indebita (archiviato a causa della nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)
  • Consolidato Fininvest, falso in bilancio (archiviato in base alla nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)
  • Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest (archiviato per insufficienza di prove)
  • Traffico di droga
  • Tangenti fiscali Pay-tv
  • Stragi 1992-1993, concorso in strage
  • Concorso esterno in associazione mafiosa assieme a Marcello Dell'Utri, riciclaggio di denaro sporco

Procedimenti in corso (sospesi in conseguenza del Lodo Alfano)

  • Tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria (rinviato a giudizio)
  • Corruzione nei confronti di senatori per far cadere il governo Prodi (atti trasferiti da Napoli a Roma per incompetenza territoriale)


Dibattito. Su molti dei procedimenti giudiziari contro Berlusconi, alcuni dei quali ancora in corso, c'è acceso dibattito tra i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Berlusconi ed i suoi sostenitori affermano che tutti i processi relativi alla sua attività imprenditoriale sono cominciati dopo la sua discesa in campo, ed esclusivamente a scopo persecutorio nei suoi confronti. Sostengono che tali processi, che ritengono basati su mere illazioni (spesso definite, singolarmente, "teoremi") prive di riscontro probatorio, siano stati istruiti nell'ambito di una persecuzione giudiziaria orchestrata delle "toghe rosse", ossia da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra (iscritti a Magistratura democratica), che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica. A questo proposito Fedele Confalonieri dichiarò che se Berlusconi non fosse entrato in politica sarebbe stato condannato o costretto al fallimento. Essi affermano inoltre che Berlusconi è uscito a testa alta da tutti i processi, pienamente scagionato da ogni accusa. I critici di Berlusconi, sostengono invece che i processi siano iniziati prima della discesa in campo, asserendo che se non fosse entrato in politica sarebbe finito in bancarotta e probabilmente in galera, e che, grazie alle cosiddette leggi ad personam, varate dal suo governo, avrebbe evitato di essere condannato. Essi inoltre sottolineano che, sebbene Berlusconi non abbia mai subìto alcuna condanna definitiva, la maggior parte delle pronunce di proscioglimento non sono di natura assolutoria, ma bensì per sopravvenuta prescrizione: affermano quindi che, se avesse voluto che fosse riconosciuta la propria innocenza anche in tali processi, avrebbe potuto rinunciare espressamente alla prescrizione. Riguardo alle accuse di parzialità dei giudici, infine, essi osservano che Berlusconi, rispetto ad altri imputati, abbia al contrario giovato del vedersi riconoscere dai giudici le attenuanti generiche.

Tratto da Wikipedia