domenica 18 novembre 2007

Tabella di antiche e nuove misure (Prizzi)

L'orologetto

Ve’ quest’argenteo ____ orologetto
____ ch’io tengo al petto?
Ei per man d’abile _____ umano ingegno,
_____ chiude un congegno,
Che d’ogni lugubre_____ oretta o lieta
­­­_____ giunge a la meta,
ei sa ripetere _____ ben quasi muto
_____ ogni minuto
e ti dilucida _____ de le diurne
_____ ore e notturne.
Ma, se combinasi _____ che il mero ordigno
_____ divien maligno:
mai più non mirasi _____ girar, sen muore,
_____ non segna l’ore,
però, se portasi _____ a un operaio
_____ ritorna gaio,
e come al solito _____ girar si vede:
_____ e va e riede.
Non è consimile _____ ma l’è più strana
_____ la prole umana,
se de la semplice _____ fragile vita
_____ ell’è sortita:
mai più non vedesi _____ più non si scorge
_____ non più risorge.

Giuseppe Vittorio Tirrito (Castronovo di Sicilia: 1903 - poesia inedita
 

Divieto di sosta ambo i lati (Burgio)

Un vecchio proverbio recita: "Amici e guardati!"


Intanto, al “Comando”, restarono ad operare i “personaggi fidati”. I canali che interessavano continuavano a rimanere, quindi, sotto controllo e non potevano sfuggire ad un’informativa capillare, poiché era stato predisposto tutto affinché passassero sotto vaglio i flussi di corrispondenza dell’intero comando, ma poiché il diavolo ci mette sempre la coda, accadde l’imprevisto (continua)

mercoledì 14 novembre 2007

Talvolta anche i santi traslocano (Adrano)

Scritti sempreverdi

«Buongiorno ingegne'. Bella giornata oggi, non è vero?» mi dice Salvatore mentre sto per uscire dal portone. «Non sembra proprio che stiamo a dicembre.»«Veramente bella, Salvato', quasi quasi mi levo pure il cappotto.»«E quello il Signore, come si dice, dove vede la neve, ovverosia il bisogno, spande il sole.»«Be', perlomeno quello.»«A proposito di bisogno ingegnè, adesso parlando parlando mi distraevo. Sapete che ora e'?»«Sono le nove e cinque.»«E allora devo andare a svegliare il baroncino De Filippis. Perche' non mi accompagnate un momento pure voi?»«A svegliare il baroncino De Filippis?»«Sì, ma non a casa sua. Andiamo dietro al palazzo e lo chiamiamo da sotto alla finestra, quello abita al primo piano. Voi dovete sapere che io ricevo dal baroncino De Filippis tremila lire al mese per svegliarlo tutte le mattine alle nove precise ad eccezione della domenica.»«Ma non capisco, non sarebbe più semplice per lui usare una sveglia?»«E no, ingegnere! La sveglia non sarebbe assolutamente adatta allo scopo.»«E perche'?»«E perche' adesso ve lo spiego» risponde Salvatore avviandosi verso il cortile del palazzo. «Voi dovete sapere che il baroncino studia all’Universita'. Sissignore fa Legge vuole che qualcuno lo chiami ogni mattina alle nove perché lui si deve mettere a studiare se no non si laurea.»«Ma io penso che uno alle nove potrebbe pure svegliarsi naturalmente da solo. Avesse detto le sei lo avrei potuto pure capire.»«Sì, avete ragione, pero' il baroncino e' purtroppo, come dire, un poco scafatiello (intraprendente), non so se avete capito: gli piacciono le donne» dice sorridendo con malizia Salvatore. «E cosi' va a finire che la notte si ritira alle due e qualche volta pure alle tre; e già perche' lui va a ballare alla Mela: e' veziuso (vizioso)!» «Parlando parlando siamo intanto giunti sotto la finestra dove evidentemente dorme il nostro viveur. A questo punto Salvatore, con voce bassissima, quasi un sussurro, finge di gridare:«Baroncino... Baroncino De Filippis... sono le nove... Avvocato... svegliatevi... Sono le nove.»«Ma Salvato', se non gridate un poco più forte quello non vi puo' sentire!»«E' logico ingegne' che non mi puo' sentire. Ma se io grido, il baroncino si sveglia veramente e poi se la prende con me.»«Ma allora che siete venuto a fare sotto la finestra?»«Ingegne', voi non avete capito proprio niente!» spiega pazientemente Salvatore. «Io, come vi ho detto prima, ricevo tremila lire al mese per venire tutte le mattine alle nove precise sotto alla finestra del baroncino e per fare un tentativo di sveglia, faccio il mio dovere e me ne vado. Il baroncino da parte sua, dando l’ordine di venirlo a svegliare ogni mattina alle nove, ha pure lui dimostrato, come dire, una certa buona volontà e si è messo a posto con la coscienza. Voi avete fatto da testimone. Insomma diciamo così che stiamo tutti a posto.»

Luciano De Crescenzo (Cosi' parlo' Bellavista - ed. Mondadori 1977)

lunedì 12 novembre 2007

Il vecchio e il nuovo (Caltagirone)

Il transfuga.


Negli ultimi tempi era stato molto attivo e particolarmente severo nei confronti di taluni soggetti vigilati, mai visto tanto livore. Aveva disposto affinché fossero effettuati approfondimenti per una serie d’interventi riguardanti talune problematiche ora attenzionate e di cui forse aveva appreso dettagli nel corso d’occasionali colloqui avuti durante gli incontri in salotti cittadini. Il Capocircoscrizione, che era avvezzo a frequentare l’alta borghesia e ambienti vicini alla Dogana, conosceva, infatti, molti gestori dei più distinti locali controllati e mostrava sempre interesse alle notizie che era d’uso apprendere nel corso degli incontri conviviali. Apprezzava i grandi vini ed in quel periodo mostrava un particolare “riguardo” verso i responsabili della Nuova Cantina (continua)

martedì 6 novembre 2007

Annunci a basso costo (Nicosia)

Scritti sempreverdi

E. «L'Egoismo un giorno inventò il Mercato, ovvero un meccanismo spietato nel quale l'uomo, per raggiungere la vetta, è costretto a salire sulle spalle degli altri. Chi vuol sopravvivere in questo tipo di società deve aguzzare l'ingegno e non avere scrupoli. Così facendo, diventerà ricco e, senza volerlo, finirà col far diventare ricca anche la "Polis". Pazienza se nella lotta cadranno i più deboli: il Mercato non è fatto per loro. Che si arrangino altrove!»
D. «E questa sarebbe la Destra. Detta così, non mi sembra un gran cosa!»
E. «E difatti non lo è. Dal polo opposto, però, si affaccia Eros, il Dio dell'Amore e della Solidarietà. Eros assiste i deboli e fa in modo che tutti abbiano il necessario per vivere. Sarà lo Stato, come una grande Mamma, a garantire uno stipendio in ogni famiglia. In un mondo siffatto l'uomo comune, in assenza d'incentivi, si adagia, diventa un parassita, e fa diventare povera anche la "Polis".»
D. «Oddio, nemmeno la Sinistra mi sembra che ne esca bene. A sentire te, nessuno dei due modelli risolve i problemi di una comunità.»
E. «Tutti e due insieme sì, però, sempre che siano opportunamente sorretti dal "Logos". Sarà il "Logos", infatti, ora moderando la Destra, ora incentivando la Sinistra, ad aggiustare il tiro.»
D. «A questo punto è d'obbligo una domanda: Eraclito è di Destra o di Sinistra?»
E. «Parlo, parlo, e tu non mi senti. Continui a essere qui e altrove. Il tuo problema, giovane amico, è quello di catalogarmi, e nella tua rozzezza non possiedi altri elementi di giudizio per orientarti, se non la suddivisione del mondo in Destra e Sinistra.»
D. «Ma perché: cosa ho detto di male?»
E. «Beh, se mi chiedi a quale partito io appartenga, vuol dire che non hai capito nulla di quello che ti ho detto. Appartenere a un partito equivale ad avere una fede, e io ho solo fede nel fatto di non avere una fede. La mia risposta, quindi, non può essere che questa: sono di Destra e di Sinistra contemporaneamente, giacché la Destra non esisterebbe senza la Sinistra e la Sinistra non avrebbe ragione d'essere senza la Destra. Così come le vedo io, la Sinistra crea la Destra nel medesimo tempo in cui la Destra crea la Sinistra, ma per ottenere la vera armonia è necessario che ci siano entrambe.»
D. «Ho capito: è come quando ci si fa la doccia.»
E. «Che cos'è la doccia?»
D. «E' un dispositivo idraulico per lavarsi: ha due manopole, una per l'acqua calda e una per l'acqua fredda. Manovrando, ora l'una ora l'altra, è possibile ottenere la giusta temperatura. Il problema piuttosto è un altro: chi deve manovrare le manopole?»
E. «Il Manovratore.»
D. «E non vorresti essere tu il Manovratore?»
E. «Io non sono il "Logos", e poi non ho stima dei politici. Li considero esseri inferiori: troppo sensibili alle lusinghe del Potere, del mordi e fuggi, del prendi adesso che domani è già tardi. Quale differenza con i filosofi, che hanno scelto di riferirsi alla morte!»
D. «Ma che cos'è il Potere?»
E. «E' uno di quei desideri, per il quale l'uomo è disposto a tutto, anche a pagare con l'anima. Quand'ero giovane, sono stato oplita, ho combattuto contro i Persiani. Ricordo che nella nostra falange c'era un certo Erasto che provava un vero e proprio godimento nel maltrattare i propri sottoposti. Non era un generale (comandava sì e no cinque uomini), eppure li faceva vivere in un clima di continuo terrore...»
D. «...noi uno così lo chiamiamo "caporale".»
E. «Ebbene, sai che ti dico? Che nella vita, o si è uomini o si è caporali!»
D. «Questo lo diceva anche Totò.»
E. «Un altro filosofo?»
D. «Beh, sì, in un certo senso...»
E. «Insomma, come esiste una libidine del sesso, così esiste una libidine del Potere, solo che quest'ultima è di gran lunga più forte. Ad Atene, molti anni fa, Solone, proprio per evitare che la voglia del Potere potesse impadronirsi dei politici, al posto delle elezioni introdusse il sorteggio. L'idea, a mio avviso, era giusta: che anche gli Dei si prendano le loro responsabilità nella scelta degli arconti!»
D. «Raccontami di Solone: come organizzò la Costituzione degli Ateniesi?»
E. «Divise i cittadini, in base al censo, in quattro classi distinte: i pentacosiomedimni, i cavalieri, gli zeugiti e i teti. Come a dire i ricchi, i quasi-ricchi, i quasi-poveri e i poveri. Ciascuna tribù era tenuta a proporre dieci nominativi, ed era tra questi ultimi che avveniva il sorteggio.»
E. «Si scrivevano i nomi dei candidati sulle fave e si facevano estrarre da un fanciullo bendato i nove uomini che avrebbero dovuto governare la "Polis".»
D. «E come andò a finire?»
E. «A essere sinceri, non benissimo: Solone, una volta consegnata la Costituzione, se ne andò in Egitto, e gli Ateniesi più ricchi ne approfittarono per cambiarla a proprio uso e consumo. I poveri furono subito estromessi dai sorteggi e le altre classi crearono tre gruppi di Potere...»
D. «Come dire, Destra, Centro e Sinistra?»
E. «Proprio così. La Destra era comandata da un certo Licurgo, un politico molto potente che aveva dalla sua gli uomini più facoltosi di Atene. Il Centro, invece, scelse come capo Megacle, e la Sinistra, cioè il partito dei quasi-poveri, Pisistrato.»
D. «Quindi alla fine comandò Licurgo?»
E. «No, perché nel frattempo Pisistrato si sposò con la figlia di Megacle e, una volta diventati parenti, i due si allearono e fecero fuori Licurgo.»
Luciano De Crescenzo (Tratto da: Panta Rei - Ed. Mondadori - Nov. 1994)

Senza intermediari (Isola delle Femmine)

Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica.


"Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale" ................ "Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso."

Benito Mussolini (Preludio al Machiavelli - Gerarchia dell'aprile 1924. vol. IV, pagg.109-110).

Myanmar: contemplazione e speranze.

venerdì 2 novembre 2007

Giacomo Leopardo e il problema cittadino: “LA FAVORITA”.

Il film Johnny Stecchino, felice performance dell’attore comico Roberto Benigni, individua nel traffico cittadino il principale problema di Palermo. In verità, anche se l’ironico paradosso cinematografico indica il “virus” più comune e tipico degli affollati agglomerati urbani, sono ben altre problematiche che inquinano l’inossidabile mondanità locale.
Nell’atavica ignavia di un contesto civico felicemente stigmatizzato dal romanziere Giuseppe Tomasi Di Lampedusa, si alimenta una pubblica amministrazione ove prevale l’arte del tirare a campare, la raccomandazione e un’arroganza che talvolta sfiora angherie da malaffare (continua)